La strategia “zero-casi” perseguita dal governo centrale fin dall’esplosione dell’epidemia di Covid-19 nel Natale 2019 a Wuhan (lockdown e quarantene rigidi, tracciamento e tamponi di massa, blocco degli spostamenti tra città) sembra aver funzionato anche contro la variante Delta. Per la prima volta dal mese scorso, lunedì 23 agosto la Cina non ha registrato nessun caso sintomatico. Le autorità stanno revocando le restrizioni imposte nei due principali focolai di Nanchino e Yangzhou (nella provincia del Jiangsu).

Le voci critiche dell’approccio che continua a considerare il virus una grave minaccia sanitaria e per la stabilità sociale ora puntano sulle Olimpiadi invernali di Pechino (4-20 febbraio 2022) per un rilassamento delle politiche fin qui seguite.

FILE - In this Feb. 5, 2021, file photo, attendees wearing face masks to protect against the spread of the coronavirus look at an exhibit at a visitors center at the Winter Olympic venues in Yanqing on the outskirts of Beijing. The IOC says the Olympics are only about the sports; no politics allowed. But reporters from other countries who puncture the PR skin to explore other aspects of life in China — as they have in Japan during the Tokyo Olympics — could draw more than criticism. (AP Photo/Mark Schiefelbein, File)

Perché è importante

  • «La Cina non può rimanere isolata dal resto del mondo mentre ospita le Olimpiadi invernali, ha sostenuto Zeng Guang, epidemiologo del gruppo di esperti consultato dalle autorità per l’organizzazione dei Giochi. Sarebbe impossibile chiedere agli atleti di sottoporsi a 14 giorni di quarantena in albergo e poi a una ulteriore settimana di osservazione sanitaria». Le Olimpiadi (l’organizzazione di quelle del 2008 a Pechino fu affidata a Xi Jinping) rappresentano un’occasione di promozione del soft power di un paese, e quello della Cina, finora, è uscito piuttosto malconcio dal coronavirus.

Il contesto

  • Zeng ha rivelato che il governo cinese ha spedito a Tokyo una squadra di funzionari per studiare la “bolla” predisposta dalle autorità giapponesi durante le Olimpiadi estive appena terminate (tamponi continui agli atleti, tenuti separati dalla cittadinanza, ma non isolati in quarantena) e raggiungere un accordo con il Comitato internazionale olimpico sulle misure da attuare durante Pechino 2022. Nulla però lascia immaginare che Pechino, in caso di nuovi focolai, sia disposta a cambiare l’approccio fin qui seguito, né che la Cina riaprirà presto le sue frontiere. Al contrario la “vittoria” sulla variante Delta verrà utilizzata dalla propaganda per contrapporre i “successi” del socialismo cinese al “caos” delle democrazie liberali.
    Le dosi di vaccino somministrate sono oltre 1,9 miliardi. Zhong Nanshan – l’epidemiologo più ascoltato dal governo – ritiene che entro la fine del 2021 si possa raggiungere la “immunità di gregge” con l’80 per cento della popolazione vaccinata, mentre si spera nella commercializzazione di vaccini cinesi con tecnologia mRNA.

“Benessere comune” è il nuovo slogan di Xi

Il 17 agosto scorso si è svolta la X riunione della Commissione centrale per gli affari economici e finanziari, il massimo organismo decisionale del Partito comunista cinese in materia di economia. La leadership ha lanciato la parola d’ordine “benessere comune”. Lo stato «deve regolare in modo ragionevole i redditi eccessivi e incoraggiare gli individui e le imprese con reddito elevato a restituire di più alla società», si legge nel resoconto dell’agenzia Xinhua.

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Perché è importante

  • La pubblicazione dei nuovi orientamenti è stata preceduta nelle scorse settimane dai provvedimenti anti-monopolio contro alcune delle maggiori compagnie hi-tech, e dalle misure che hanno azzerato il ricchissimo mercato della formazione scolastica e universitaria privata. Il tentativo della leadership cinese è quello di ridurre gli squilibri sociali che rappresentano una minaccia per la legittimità del Pcc a governare come partito unico. Tra le misure in arrivo sono attese l’aumento della tassazione per i redditi più elevati e per le grandi compagnie e il miglioramento dei servizi sociali per le fasce più deboli della popolazione.

Il contesto

  • In Cina si è sviluppata la middle class più numerosa del pianeta (340 milioni di persone con un reddito annuo tra 15mila e 75mila dollari), ma – come ricordato dal premier Li Keqiang – ci sono anche 600 milioni di persone che vivono con un reddito disponibile di mille yuan al mese (circa 130 euro). Xi Jinping punta sull’allargamento del ceto medio, che rappresenta la sua constituency virtuale. Secondo il Global wealth report 2021 di Credit Suisse, il Covid ha accentuato gli squilibri sociali anche in Cina, dove nel 2020 l’1 per cento più facoltoso possedeva il 30,6 per cento della ricchezza nazionale. Già nel decennio Hu Jintao-Wen Jiabao (2002-2012) la leadership di Pechino aveva segnalato, con la teoria della cosiddetta “visione scientifica dello sviluppo”, l’urgenza di ridurre le disuguaglianze prodotte da oltre tre decenni di crescita impetuosa e incontrollata.

YUAN di Lorenzo Riccardi

Investire nella provincia dello Henan

La provincia dello Henan è uno dei più grandi centri industriali della Cina centrale ed è considerata uno hub strategico della nuova via della Seta. La provincia è nota per essere ricca di risorse naturali e materie prime e il suo capoluogo Zhengzhou costituisce uno snodo strategico nella rete dei trasporti del paese. Con i suoi 96,4 milioni di abitanti la provincia dello Henan è la terza più popolosa della Cina e copre una superficie di 167mila km.

In termini di Prodotto interno lordo (Pil), è tra le prime cinque province, con 847 miliardi di dollari nel 2020 e 779 miliardi di dollari nel 2019 con un Pil pro capite di circa 8mila dollari e una crescita di +7 per cento nel 2019 e +1,3 per cento nel 2020.

I principali centri economici sono Zhengzhou, Luoyang, Nanyang, Xuchang, Zhoukou, e Kaifeng, che hanno sviluppato in particolare i settori dei macchinari industriali, il tessile, le energie rinnovabili, l’automotive, la logistica, i servizi finanziari, il medicale e sanitario.

La Henan Pilot Free Trade zone è stata creata nel 2017 per agevolare la compravendita di beni e gli investimenti nell’ambito della Belt and Road Initiative e i collegamenti tra Europa e Asia.

La centrale solare spaziale sarà civile o militare?

Nella Base di sperimentazione della stazione spaziale di energia solare di Bishan (nei pressi della megalopoli di Chongqing) gli scienziati cinesi stanno mettendo a punto un progetto per spedire sulla terra un potentissimo raggio solare da un satellite orbitante. Finora sono riusciti a proiettare energia da un pallone a 300 metri dal suolo, mentre al completamento della struttura di Bishan saranno in grado di farlo attraverso un dirigibile che raccoglierebbe l’energia nella stratosfera.

Il centro di Bishan dovrebbe essere completato entro la fine dell’anno e, entro il 2030, la Cina avrà nello spazio una stazione per energia solare da 1 megawatt che, entro il 2049, potrà raggiungere la potenza di 1 gigawatt, l’equivalente del più potente reattore atomico attualmente in funzione. A rivelarlo a China Science Daily è stato il professor Zhong Yuanchang, membro del progetto e docente alla Scuola di microelettronica e ingegneria delle comunicazioni dell’Università di Chongqing.

Perché è importante

  • Il progetto – che era stato sospeso per l’opposizione che aveva incontrato – è stato riavviato dopo che Pechino ha annunciato che raggiungerà la neutralità carbonica entro il 2060. Oltre che per alimentare centrali solari, il fascio di luce dallo spazio potrà avere applicazioni militari, come, ad esempio, colpire missili e aerei ipersonici o causare blackout in intere metropoli.

Il contesto

  • Già negli anni Sessanta, scienziati e ingegneri iniziarono a immaginare una stazione solare spaziale che, da un’altitudine di almeno 36mila chilometri, potesse evitare l’ombra della terra e vedere il sole 24 ore su 24. Anche la dispersione di energia nell’atmosfera (lungo il tragitto dallo spazio alla terra) potrebbe essere ridotta a circa il 2 per cento inviandola sotto forma di microonde ad alta frequenza. Il centro di sperimentazione di Bishan si estende su due ettari ed è circondato da un’area di sicurezza cinque volte più ampia, nella quale non è permesso l’accesso ai residenti, che hanno manifestato la loro preoccupazione per una sperimentazione che presenta evidenti pericoli.

Questa settimana vi consigliamo tre approfondimenti culturali:

- The Enduring Influence of Afghanistan on Chinese Art;

America Was Eager for Chinese Immigrants. What Happened?;

China’s 15th FIRST Film Festival Highlights Women’s voices.

Weilai vi invita a seguire il futuro della Cina su Domani e vi dà appuntamento alla prossima newsletter.

A presto!

Michelangelo Cocco @classcharacters

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