I leader del gruppo Brics, acronimo ideato dall’economista britannico Jim O’Neil per indicare alcuni dei paesi in via di sviluppo, hanno invitato Arabia Saudita, Iran, Etiopia, Egitto, Argentina ed Emirati Arabi Uniti ad unirsi a loro dal 2024, in una mossa a sorpresa volta ad aumentare il peso di un blocco che si è impegnato a difendere il “Sud globale” per rafforzare il ruolo di alternativa ai forum occidentali come il G7.

I Brics crescono con l’ingresso di tre potenze petrolifere (Arabia Saudita, Eau e Iran), due potenze regionali africane densamente popolate, come Egitto ed Etiopia, un fortissimo produttore sudamericano di derrate alimentari come l’Argentina.

L’espansione (più di un raddoppio) potrebbe anche aprire la strada a decine di paesi interessati a entrare nel club dei Brics – attualmente composto da Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa – in un momento in cui il gioco si fa sempre più duro tra i regimi autoritari di Pechino e Mosca da un lato e le democrazie liberali occidentali dall’altro.

Una vittoria per Xi

L'allargamento dei Brics è una grande vittoria politica del presidente cinese Xi Jinping che ha avuto ragione sulle resistenze dell’India di Modi che avrebbe preferito rinviare perché teme che Pechino possa usare il nuovo ampliamento per espandere la sua egemonia. Il gruppo con altri sei paesi «rappresenta un nuovo capitolo nella collaborazione dei paesi emergenti e in via di sviluppo», ha detto nel corso della conferenza stampa finale del 15/mo summit dei Brics, a Johannesburg il presidente Xi Jinping.

«Questa espansione del numero dei membri è storica», ha aggiunto Xi, secondo cui «dimostra l'impegno dei paesi Brics a cooperare in unità con tutti i Paesi in via di sviluppo». «L'espansione è anche un nuovo punto di partenza per la cooperazione dei Brics», ha concluso Xi, che si è molto speso per consolidare il gruppo allo scopo di bilanciare il peso di iniziative occidentali e creare un forum alternativo a gruppi come il G7, di cui l’Italia, dopo il Giappone, avrà la presidenza di turno il prossimo anno. Toccherà proprio a Roma coordinare una strategia per rispondere alla sfida posta dai Super-Brics allargati a 11.

Pretoria soddisfatta

«Il paese ospitante è molto soddisfatto dei risultati ottenuti. Abbiamo raggiunto un consenso sulla prima fase di questo processo di espansione, ma seguiranno altre fasi», ha detto il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa leggendo il comunicato finale del summit.

Il presidente ha detto che nel summit «abbiamo condiviso la nostra visione del Brics come paladino dei bisogni e delle preoccupazioni dei popoli del Sud Globale» su «crescita economica benefica, sviluppo sostenibile e riforma del sistema multilaterale». «Ribadiamo il nostro impegno per un multilateralismo inclusivo», ha aggiunto Ramaphosa, il cui paese non ha mai condannato l’invasione russa dell’Ucraina e ha partecipato a manovre militari congiunte con Russia e Cina.

Anche Mosca, dopo l’abbattimento dell’aereo con a bordo il capo della Wagner, Evgenij Prigozhin, non ha voluto mancare alle celebrazioni. I paesi del cosiddetto "miliardo d'oro", cioè quelli appartenenti al sistema occidentale, cercano di imporre le loro regole in contrasto con il sistema della legge internazionale «per preservare il mondo unipolare», ha detto il presidente russo Vladimir Putin intervenendo in videoconferenza alla giornata conclusiva del vertice dei Brics.

Secondo Putin il loro è «colonialismo in una nuova confezione», dimenticando di dire che la Russia è forse l’ultimo paese che cerca di riconquistare un impero coloniale perduto.

Anche l’Iran degli ayatollah esulta per l’ingresso nel gruppo e per gli effetti che potrebbe avere sulle sanzioni occidentali.

L’esultanza di Lula

Con i nuovi ingressi i Brics «rappresenteranno il 36 per cento del Pil mondiale e il 47 per cento della popolazione dell'intero pianeta», ha annunciato nella conferenza stampa finale del summit, il presidente brasiliano Lula da Silva. «A questa prima fase se ne aggiungerà un'altra di ulteriore ampliamento», ha aggiunto Lula che nei giorni scorsi aveva parlato di ridurre il peso del dollaro negli scambi economici tra membri dei Brics.

Una proposta forse velleitaria senza una banca centrale comune anche se va ricordato che le riserve mondiali in dollari sono scese proprio a causa della Russia che ha sostituito dollari con l’oro dal 1999 al 2022 dal 70 al 59 per cento di quelle totali secondo l’FMI. Un tema di discussione per banchieri centrali riuniti a Jackson Hole dal 24 al 26 agosto la cui riunione è intitolata quest’anno, guarda caso, "Cambiamenti strutturali nell'economia globale".

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