L’allarme aereo è suonato nella capitale ucraina Kiev poco dopo l’arrivo di una delegazione diplomatica di leader politici africani, guidata dal presidente sudafricano Cyril Ramaphosa. La missione ha lo scopo di facilitare colloqui tra Russia e Ucraina e iniziare un percorso che porti a un cessate il fuoco, un compito estremamente difficile e nei confronti del quale non c’è molto ottimismo.

L’allarme aereo è scattato intorno alle 10.40, quando i radar hanno avvistato diversi missili diretti verso la capitale e altre regioni ucraine. Dopo pochi minuti, nel centro della capitale si sono sentiti gli scoppi dell’antiaerea e il cielo si è riempito degli sbuffi delle esplosioni. Per il momento non sembra che i missili abbiano inflitto danni alla città.

La delegazione diplomatica è composta anche dal presidente del Senegal, Macky Sall, quello dello Zambia, Hakainde Hichilema e dal presidente delle Comore e attuale presidente di turno dell’Unione africana, Azali Assoumani. Li accompagnano rappresentati dell’Egitto, della Repubblica del Congo e dell’Uganda. Dopo aver incontrato Zelensky, la delegazione si recherà a San Pietroburgo per incontrare domani il presidente russo Vladimir Putin.

Anche se la missione ha obiettivi ambiziosi, nei giorni precedenti i tecnici che si sono occupati di preparare il terreno hanno cercato di raffreddare le aspettative. Ottenere l’inizio di un qualche tipo di dialogo tra Russia e Ucraina è ritenuto un obiettivo importante dai diplomatici africani. Negoziare uno scambio di prigionieri e un ampliamento dell’accordo che consente all’Ucraina di esportare il suo grano sono altri due risultati che la missione ritiene di avere alla propria portata.

Il clima, però, non è dei migliori. Tra gli ucraini non sono pochi a ritenere troppo vicino alla Russia l’atteggiamento di diversi leader africani. In un articolo pubblicato oggi dal Kyiv Post, il deputato ucraino e presidente della commissione ester, Oleksandr Merezhko, ha messo in dubbio che la delegazione sia composta da leader veramente «neutrali». In un commento pubblicato all’articolo, il quotidiano definisce la missione «destinata a fallire».

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