Il cacciatorpediniere italiano Caio Duilio ha abbattuto ieri due droni nel Mar Rosso, «in attuazione del principio di autodifesa», ha detto il ministero della Difesa. La nave ha agito nell’ambito della missione Ue Aspides per tutelare la libertà di navigazione nel mar Rosso dagli attacchi degli Houthi, il gruppo ribelle filoiraniano.

Poche ore dopo l’operazione italiana, un portavoce degli Houthi ha detto che «l’abbattimento di nostri droni da parte della marina militare italiana costituisce una nuova conferma che l’Italia si è voluta schierare a fianco dei nostri nemici e a difesa di Israele». Il funzionario ha però precisato che, al momento, l’Italia non costituisce un obiettivo diretto per il gruppo yemenita.

L’avvertimento del funzionario Houthi si inserisce in una realtà di crescente inquietudine per gli attacchi quotidiani contro le navi nelle acque al largo dello Yemen.

Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha posto l’accento sulla necessità di affiancare l’approccio militare a quello diplomatico, «per far cessare questi attacchi che poi non incidono, come vorrebbero nelle dichiarazioni degli Houthi, sulla guerra a Gaza, ma soltanto sull’economia italiana o dell’Europa».

L’accesso ad al Aqsa

Intanto, in Israele sale la tensione dopo l’inizio del Ramadan. Il Cogat, l’unità israeliana che si occupa di gestire gli affari civili nei territori palestinesi occupati, ha annunciato una stretta alle misure di sicurezza per i musulmani che vorranno recarsi in preghiera alla moschea di al Aqsa durante il mese sacro.

Solamente gli uomini di età superiore ai 55 anni, le donne di età superiore ai 50 anni e i bambini fino a 10 anni potranno accedere alla moschea per prendere parte alla preghiera del venerdì.

Non viene fatto riferimento agli altri giorni della settimana, ma viene specificato che per entrare nella Città vecchia tutti i fedeli avranno bisogno di un permesso rilasciato dal Cogat. Potrebbero comunque esserci cambiamenti in base a nuove valutazioni. Infine, è stato espressamente vietato l’ingresso a Gerusalemme agli abitanti di Gaza.

Le limitazioni appaiono in contrasto con quanto detto i giorni precedenti dal premier Benjamin Netanyahu riguardo alla libertà di culto.

L’annuncio del Cogat è stato oggetto di critica da parte del ministro degli Esteri giordano, Ayman Safadi. Secondo le parole del ministro, Israele sta spingendo la situazione verso una «esplosione».

Ue e Unrwa

La commissione Ue si è espressa a favore di una tregua umanitaria immediata, prima che la guerra arrivi a «incendiare» l’intera regione.

Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, alla plenaria dell’Eurocamera di ieri ha sottolineato l’importanza della protezione dei civili a Gaza, che «deve essere garantita in ogni momento, in linea con il diritto internazionale». Fondamentale diventa quindi assicurare la distribuzione di aiuti umanitari, possibile anche attraverso il lavoro con le agenzie ancora presenti sul posto. Tra queste, dice von der Leyen, c’è l’Unrwa.

La presidente ha quindi ricordato le gravi accuse emerse a gennaio, riguardo alcuni membri dello staff che avrebbero preso parte agli attacchi del 7 ottobre, e ha affermato che, alla luce dell’indagine interna condotta dalle Nazioni Unite, ha deciso di procedere con il finanziamento di 50 milioni a sostegno dell’Unrwa.

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