Gli eventi degli ultimi giorni in Russia hanno un riverbero molto importante anche in Africa. Come è noto, il gruppo mercenario Wagner è presente ormai da molti anni nel continente e ha messo solide radici in una serie di paesi dove si occupa di bloccare l’avanzata jihadista, sostiene governi golpisti o fazioni in guerra (come nel caso recente delle Rapid Support Forces in Sudan ndr) e, nel contempo, si assicura quote significative di risorse di cui quegli stessi paesi sono ricchissimi.

Una sua uscita di scena potrebbe innescare notevoli sconvolgimenti negli equilibri generali di vaste aree così come provocare conseguenze pesanti nelle casse delle milizie russe che dovrebbero fare a meno dei proventi derivanti dalle riserve africane.

Mali e Repubblica Centraficana

I due paesi più preoccupati sono Mali e Repubblica Centraficana. Nel primo, dopo i due colpi di stato del 2020 e del 2021, il gruppo Wagner ha gradualmente sostituito le truppe francesi e occidentali presenti sul suolo a partire dal 2014 e uscite all’inizio dello scorso anno a seguito di un clamoroso insuccesso nella lotta allo jihadismo che, addirittura, aveva aumentato la propria presenza. Bamako ha sempre sostenuto di avere un’alleanza militare con Mosca e negato che le forze russe presenti sul suo territorio siano mercenari Wagner accusati di crimini di guerra e abusi di ogni tipo. Ma il radicamento di migliaia di miliziani di Prigozhin è ormai acclarato da tempo.
«La presenza di Wagner in Mali – spiega l'analista politico maliano Bassirou Doumbia ripreso da Reuters – è sponsorizzata dal Cremlino e se Wagner è in contrasto con il Cremlino, il Mali ne subirà le conseguenze».
«Le esatte conseguenze per il Mali – gli fa eco Yvan Guichaoua, docente senior presso la Scuola di studi internazionali di Bruxelles, sempre riportato da Reuters – dipendono da fattori in gran parte sconosciuti, come l'autonomia organizzativa dei Wagner e la loro catena di comando e, naturalmente, l'eventuale escalation tra il presidente russo Putin e i Wagner».

La lotta per il potere in Russia potrebbe avere conseguenze significative anche nella Repubblica Centrafricana, il paese trampolino di lancio di Wagner nel continente, dove il gruppo sfrutta il legname e una tra le maggiori miniere d'oro d’Africa. Il contributo militare dei mercenari della Wagner è a sostegno del governo che fatica da oltre un decennio a contenere le diverse insurrezioni ribelli.

Nel paese, coinvolto in uno dei peggiori conflitti del continente dal 2012 contenuto con difficoltà da un fragile accordo di pace raggiunto nel 2019, le milizie prezzolate russe sono in azione dal 2018. Secondo un gruppo di esperti indipendenti Onu, si sono rese protagoniste di gravissimi crimini contro i civili in gran parte perpetrati a seguito delle contestatissime elezioni del dicembre 2020.  
Portavoce dei governi del Mali e della Repubblica Centrafricana si sono per il momento rifiutati di commentare i disordini e il modo in cui potrebbero influenzare le loro strategie di sicurezza contro i gruppi armati.

Libia e Mozambico

L’eventuale ridimensionamento delle operazioni africane della Wagner, se non addirittura una sua uscita di scena, alza l’allarme anche in altri paesi in cui la presenza è forte e significativa per gli equilibri politici e strategici. Di sicuro, per citarne solo alcuni, in Libia e Mozambico, altro paese dove Wagner è andata in soccorso nella lotta contro il jihadismo che infiamma la zona di Cabo Delgado, ricca di petrolio, gas, rubini e grafite, da anni; il Sudan dove la milizia russa rifornisce di armi e uomini il generale Mohamed Hamdan Dagalo, capo delle Rapid Support Forces, in cambio di controllo delle miniere d’oro.

Ma oltre che sulle sorti politiche e geopolitiche dei singoli paesi africani, una sospensione delle operazioni Wagner in Africa potrebbe avere un impatto sulle finanze del gruppo. Lo scorso ottobre Washington ha accusato i mercenari di sfruttare le risorse naturali in Centrafrica (straricca di oro, uranio e ferro ndr), Mali. Mozambico, Sudan e altrove, per finanziare i combattimenti in Ucraina.

Difficile immaginare  nell’immediato ripercussioni di questo strana rivolta di Wagner nei confronti di Mosca in Africa. È probabile, però, che i miliziani di Prigozhin possano ricevere meno risorse per le loro attività lì e che una parte delle migliaia di effettivi dislocati in Africa possano cominciare ad agitarsi. Nel caso, resteranno fedeli al loro capo? Cercheranno altri fonti di guadagno?

Come riporta il New York Times, mentre la maggior parte della retorica del “cuoco di Putin” si è fin qui rivolta alla conduzione della guerra in Ucraina, sabato scorso, per la prima volta, ha dato l’impressione di mettere pubblicamente in discussione la strategia in Africa.

In una registrazione audio apparentemente riferita all'apparato statale russo, Prigozhin ha detto: «Quando abbiamo combattuto in Africa, ci hanno detto “abbiamo bisogno dell'Africa”, e poi l'hanno abbandonata, perché hanno saccheggiato tutti i soldi che ci avrebbero dovuto aiutare».

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