«Gli incidenti nei laboratori, seppure rari, accadono». Inizia così, con un incipit che potrebbe appartenere a un romanzo, il breve paragrafo che il rapporto sull’origine del virus di Sars Cov-2 pubblicato dall’Organizzazione mondiale della sanità dedica all’ipotesi ritenuta «altamente improbabile» della “fuga” del virus da un laboratorio. Comincia così e, citando eventuali negligenze o lacune di sicurezza, finisce ipotizzando un accidente comune da trasloco: «Il virus che condivide il 96,2 per cento del patrimonio genetico col Sars Cov-2 è stato rintracciato nei tamponi anali dei pipistrelli che sono stati sequenziati all’istituto di virologia di Wuhan e il laboratorio del Centro di controllo delle malattie cittadino ha traslocato il due dicembre 2019 vicino al mercato di Huanan. Questi traslochi possono disturbare le operazioni di qualsiasi laboratorio».

Solo pochi giorni fa l’ex direttore del Center for disease control americano, Robert Redfield, ha dichiarato alla Cnn di essere convinto che il viurs venisse dai laboratori cinesi, seppure sottolineando che non intendeva dire fosse stato creato intenzionalmente. La sua dichiarazione ha riaperto il dibattito a pochi giorni dalla pubblicazione dello studio Oms. Ma la buona notizia è che con la fine dell’amministrazione guidata da Donald Trump che aveva accusato la Cina e l’Oms apertamente, minacciando di tagliarle i fondi, il grado di politicizzazione della discussione è calato e il tasso di complottismo anche.

Il rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità è stato pubblicato martedì e analizza tutte le ipotesi sull’origine del virus, anche le meno probabili.

L’Oms ha affidato il report a diciassette scienziati di diversi paesi e diciassette scienziati cinesi. Tecnicamente, infatti, si tratta del risultato di una missione paese e della parte cinese di uno studio globale sull’origine del virus. Una classificazione che garantisce a Pechino che ulteriori ricerche si possano realizzare anche fuori dai suoi confini. La ricerca prende in considerazione quattro ipotesi all’origine del virus e le classifica da molto probabile a estremamente improbabile.

Quattro ipotesi

L’ipotesi che è giudicata più plausibile, classificata tra il probabile e il molto probabile, è che il virus Sars Cov-2 sia stato trasmesso all’uomo dopo essere passato da un primo organismo animale a un altro animale “ospite”, come si era verificato nel caso di epidemie causate da virus simili, come la Sars del 2003 e la Bers.

La seconda ipotesi per probabilità, classificata tra il possibile e il probabile, è che il salto sia stato direttamente da animale a uomo.

La terza, classificata come «possibile», è che il virus si sia conservato anzi sia stato favorito dalla catena del freddo del congelamento alimentare: una tesi che ha permesso alla Cina di non escludere la possibilità di una origine straniera del virus che l’ex presidente Trump chiamava propagandisticamente «il virus cinese». Questa terza ipotesi era stata fatta all'inizio indicando la possibile origine del virus nel pesce importato a Wuhan, l’Oms l’ha ritenuta possibile solo nel caso si tratti di carne congelata di animali selvatici, ma ha aperto anche ad altre indagini all’estero: «Se ci sono collegamenti credibili a prodotti di altri paesi o regioni con prove per la circolazione» del virus prima della fine del 2019, anche tali percorsi dovrebbero essere seguiti», si legge nel rapporto.

Infine, c’è la tesi considerata altamente improbabile dall’Oms dell’orgine di laboratorio che viene ricondotta, appunto, a un eventuale incidente, dopo che alcuni incidenti si erano verificati negli anni passati nei laboratori cinesi.Al di là delle versioni complottiste circolanti, l’ipotesi che il virus Sars Cov- 2 non avesse una origine naturale è stata sostenuta anche da diversi scienziati sulla base del fatto che la differenza tra il corredo genetico del virus più simile al Sars Cov- 2 corrisponde a un salto evolutivo non facile da spiegare.

Questa ipotesi ha trovato terreno fertile per la mancanza di trasparenza del sistema cinese che non ha accettato facilmente nemmeno la missione Oms, ma anche perché scienziati come Shi Zhengli, tra i maggiori esperti di coronavirus, hanno fatto esperimenti rendendo il virus più adattabile all’uomo, solo che li hanno fatti negli Stati Uniti, in North Carolina.

Nel marzo del 2020, alcuni centri di ricerca americani, tra cui il californiano Scripps Research Institute, in collaborazione con le università di Sidney e di Edimburgo, ha realizzato uno degli studi più importanti della ricerca sulla Covid 19 che scarta la possibilità che il genoma del virus sia frutto di un esperimento di laboratorio proprio a causa dell’ampia gamma di mutazioni che lo differenziano dai virus che conosciamo già.

La verità, dunque, è che il passaggio evolutivo finora resta inspiegato. Come ammette la stessa organizzazione mondiale della sanità per ognuna delle ipotesi prese in esame servirebbero nuovi studi. In particolare anche per quella più probabile cioè il passaggio da animale ad animale a uomo.

Seppure secondo l’Oms per realizzare il rapporto siano stati analizzati più di 80 mila campioni di selvaggina e animali di allevamento , al momento dello scoppio dell’epidemia sono stati studiati molto più i mercati che gli allevamenti di animali selvatici che fanno parte della filiera di approvvigionamento di quei mercati.

La conclusione più ragionevole che si può trarre dalla lettura del rapporto dell’Oms è che probabilmente sarà molto difficile accertare l’origine del virus comunemente noto come coronavirus che finora ha provocato 2,8 milioni di morti a livello globale.

 

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