Secondo fonti dell’intelligence consultate dal Washington Post, il Cremlino era stato avvertito che il centro commerciale Crocus di Mosca, dove lo scorso 22 marzo un commando dell’Isis ha ucciso oltre 140 persone , era un potenziale bersaglio per i terroristi. I servizi americani provano così a smentire la tesi, diffusa dal Cremlino, secondo cui gli avvertimenti ricevuti prima dell’attacco erano troppo generici e imprecisi per giustificare nuove misure di sicurezza. 

Il portavoce del presidente russo, Dimitri Peskov, non ha immediatamente risposto alle accuse, sostenendo che questo tipo di comunicazioni «non è di nostra competenza», poiché si svolgerebbero a livello di agenzie di intelligence.

Secondo la versione del Washington Post, successivamente confermata da altre fonti consultate dal New York Times, i servizi segreti americani avrebbero avvertito i loro omologhi russi di un possibile attacco al centro commerciale e di un secondo diretto a una sinagoga di Mosca. Nel mese di marzo, le forze di sicurezza russe hanno annunciato di aver sventato l’attacco al luogo di culto ebraio, ma successivamente, dicono le fonti dei due quotidiani, avrebbero abbassato il livello di guardia.

Nel frattempo, il Cremlino è tornato a ripetere le sue accuse all’Ucraina e ai suoi alleati di aver pianificato l’attacco. «Tutte le prove portano all’intelligence di Kiev, che come sa chiunque è completamente controllata dagli Stati Uniti», ha detto Nikolai Patrushev, presidente del consiglio di Sicurezza della Federazione russa e braccio destro del presidente Putin.

Mobilitazione (parziale)

Nel frattempo, al di là del confine, l’Ucraina compie un passo in avanti sulla strada di una nuova mobilitazione militare. La sera di martedì, il presidente Volodymyr Zelensky ha firmato la legge che abbassa l’età minima per essere richiamati a servire nell’esercito da 27 a 25 anni. Zelensky ha anche firmato la legge che istituisce un registro elettronico dei maschi in età militare e una che abolisce la categoria dei “parzialmente abili” al servizio militare, cioè militari rimasti feriti in combattimenti e che potevano essere impiegati solo in seconda linea. Da ora in poi si potrà essere soltanto abili o inabili al servizio.

Le leggi firmate da Zelensky, però, sono giudicate da molti tardive e insufficienti di fronte a forze armate sempre più bisognose di nuove reclute. La legge sull’abbassamento dell’età per consentire il richiamo, ad esempio, attendeva da oltre dieci mesi la firma del presidente. Intanto, in parlamento rimane bloccato un altro pacchetto di norme sulla mobilitazione, una legge che conta un totale di 72 pagine.

I difensori del presidente ricordano che ogni decisione sul reclutamento di nuovi soldati deve essere valutata con cautela. La piramide demografica ucraina è schiacciata verso il basso: in altre parole ci sono pochissimi giovani e per questo il governo sta provando fino all’ultimo ad evitare di mandare in trincea la coorte d’età che rappresenta il futuro del paese.

L’opposizione, però, accusa il presidente di mirare soprattutto proteggere il suo livello di gradimento. Le nuove norme sulla mobilitazione sono ritenute universalmente impopolari e la fiducia nel presidente ha già subito un calo significativo negli ultimi mesi, dicono i sondaggi.

Dal canto suo, Zelensky prova a rassicurare la popolazione e ha ripetuto ancora una volta che il paese non ha bisogno dei 500mila soldati che le forze armate hanno chiesto più volte in passato, un modo per dire che alla firma della nuova legge non seguirà una brutale campagna di reclutamento strada per strada.

Allo stesso tempo, Zelensky ha anche annunciato che la Russia si prepara a reclutare 300mila nuovi soldati con cui intende lanciare una nuova offensiva estiva. Come fare a difendersi da questo nuovo esercito senza ricorrere a propria volta a una massiccia mobilitazione è un problema che Kiev non sembra ancora aver risolto.

Il fronte

Ma la situazione al fronte richiede di prendere rapidamente nuove decisioni, o almeno così sostengono gli alleati e gli stessi militari ucraini. Alcuni alti ufficiali hanno detto al sito Politico che le linee di difesa non sono mai state così a rischio di collasso come nelle ultime settimane.

Uno dei problemi più urgenti è quello che da mesi sta causando difficoltà alle forze armate di Kiev: la mancanza di munizioni di artiglieria. «Gli ucraini sono a corto di proiettili, non di coraggio», ha ricordato il segretario della Nato Jens Stoltenberg.

Qualcosa si sta muovendo in risposta a questo problema, con gli sforzi europei guidati dalla Repubblica Ceca nell’acquisto di nuove munizioni. La situazione potrebbe migliorare ulteriormente se il pacchetto di aiuti americano fermo al Congresso sarà finalmente sbloccato.

Il problema dei soldati, invece, impiegherà tempo ad essere risolto, anche nella migliore delle ipotesi. Mobilitare nuove truppe oggi significa poterle impiegarle al fronte tra mesi, quando avranno completato il loro addestramento.

Secondo gli alti ufficiali intervistati da Politico, la classe politica ucraina sta perdendo tempo prezioso e criticano il nuovo comandante in capo delle forze armate, Oleksandr Syrsky, che pochi giorni fa ha fatto eco a Zelensky, ripetendo che l’esercito non ha bisogno di 500mila nuovi soldati, ma di un numero molto inferiori. Che, però, non ha specificato.

© Riproduzione riservata