Mentre Gaza City subisce un altro bombardamento, sale a 22 morti, tra i quali 18 minori, il bilancio del raid israeliano a Rafah nella notte tra sabato e domenica, a 10 le vittime nel campo profughi di Nur al-Shams, in Cisgiordania, e a 210 il numero dei corpi trovati in una fossa comune a Khan Younis, segno che l’Idf non sembra rispettare le richieste americane di preservare le vite dei civili.

Così gli Usa lanciano un nuovo monito a Tel Aviv a non attaccare Rafah e deflagra la polemica sulla possibilità, confermata da funzionari del Dipartimento di Stato americano, che gli Stati Uniti sanzionino il battaglione Netzah Yehuda dell’esercito israeliano, accusato di gravi violazioni dei diritti umani in Cisgiordania. E la decisione potrebbe non essere isolata.

Le sanzioni verrebbero imposte in base alla normativa Leahy del 1997, e proibirebbero il trasferimento di aiuti militari americani al battaglione (giusto sabato sera la Camera Usa ha approvato un pacchetto da 26 miliardi di aiuti a Israele).

Battaglione sotto accusa

Ma chi sono i soldati del battaglione Netzah Yehuda? Il portavoce dell’Ifd, contrammiraglio Daniel Hagari, li ha così definiti: «Partecipano alla guerra nella Striscia di Gaza, con coraggio e professionalità, mantenendo i valori e lo spirito dell’Idf e i principi del diritto internazionale. Negli ultimi anni, le truppe del battaglione sono state al centro delle attività operative, per mantenere la sicurezza dei cittadini di Israele, oltre ad essere un battaglione leader nell’integrazione delle truppe ultraortodosse nell’Idf».

Dunque un battaglione con forte presenza di truppe ultraortodosse, una delle quattro “tribù” sociali in cui è diviso il paese secondo la famosa definizione di Reuven Rivlin del Likud che nel 2015, ha ricordato Lucio Caracciolo di Limes, fotografava la partizione della società israeliana in ebrei laici, religiosi, ultraortodossi più gli arabi.

Pronta la reazione del governo di Tel Aviv. «Le sanzioni non devono essere imposte alle forze di difesa israeliane», ha detto il premier Benjamin Netanyahu, «in un momento in cui i nostri soldati combattono i mostri del terrore, l'intenzione di sanzioni a un'unità dell'Idf è il massimo dell'assurdità e un basso livello morale».

Anche il ministro del gabinetto di guerra, e leader centrista, Benny Gantz, ha attaccato l’intenzione Usa di imporre sanzioni. Più critica la posizione del leader dell'opposizione israeliana Yair Lapid che ha definito un «errore» i piani Usa di sanzionare un battaglione israeliano per presunte violazioni dei diritti umani in Cisgiordania.

Allo stesso tempo, però, ha attaccato il governo e i ministri di estrema destra. «Il mondo capisce e sa che il ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir non vuole che la polizia applichi la legge in Cisgiordania e il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, non è contrario al terrorismo ebraico e alle rivolte estreme dei coloni», ha affermato Lapid. «Il risultato è un danno allo status di Israele come nazione di diritto», ha proseguito il leader dell’opposizione. Polemiche che segnalano un grave scollamento interno a Israele.

Katz critica Erdogan

Il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, ha criticato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan per aver incontrato a Istanbul il leader dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh. Durante l’incontro sarebbe stato discusso il trasferimento del quartier generale del movimento islamista dal Qatar a Istanbul.

Uniti contro gli aiuti Usa

Hamas e l’Anp hanno condannato l’approvazione, da parte della Camera dei rappresentanti americana, di 26 miliardi di dollari in nuovi aiuti militari a Israele. Secondo Netanyahu si tratta di fondi che «difendono la civiltà occidentale» nonché «un forte messaggio ai nostri nemici».

Evitiamo il panico

Infine l’Italia. «Non credo che ci sia un’ipotesi di attacco all’Occidente» da parte dell’Iran «che pure commette errori gravi. Dare droni alla Russia, dare droni e armi a Hezbollah non va bene. Dobbiamo evitare di creare il panico», così il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha commentato la foto postata su X dal suo collega israeliano Israel Katz con missili lanciati sul Colosseo. «Ci sono anche altri obiettivi europei – ha detto il ministro riferendosi al secondo post con la torre Eiffel – Più che preoccuparsi bisogna occuparsi». L'impegno è per la de-escalation, ha detto non escludendo un colloquio con il ministro iraniano «nei prossimi giorni».

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