La risposta repubblicana al discorso sullo Stato dell’Unione del presidente Joe Biden di fronte al Congresso non ha raccolto gli apprezzamenti sperati. Affidato alla senatrice Katie Britt dell’Alabama è stato pesantemente criticato dagli analisti non soltanto per i contenuti ma per alcuni dettagli ambientali, tra cui l’ambientazione casalinga.

Meme a parte, l’appello di Britt sul crimine «in crescita» e al bisogno di «assicurare un futuro radioso ai nostri figli». Tutti messaggi che nell’ottica repubblicana dovrebbero riportare al voto chi per anni ha rappresentato uno dei pilastri della rivoluzione conservatrice, quelle che la storica Lisa McGirr chiama «guerriere suburbane».

Questo segmento dell’elettorato femminile bianco ha avuto un ruolo fondamentale nella diffusione delle idee base del repubblicanesimo: meno tasse, attenzione ai valori religiosi e un’ostilità dura alle politiche sociali promosse dalle amministrazioni di matrice democratica. Le loro discendenti, oggi, si sono distaccate da quel mondo.

Pro Biden

Un recente sondaggio di Quinnipiac stabilisce che l’elettorato femminile preferisce Biden a Trump con un distacco tra i due di circa 20 punti percentuali, così come la decisione della Corte Suprema Dobbs v. Jackson, che ha cancellato la protezione federale del diritto all’aborto, è osteggiata dal 60 per cento delle donne.

Anche per questo il presidente Biden, nel suo discorso ha ricordato “la forza elettorale” della metà del paese, su cui confida per battere Donald Trump. Gli alleati dell’ex presidente riconosco però che l’impresa è difficile e non basterà una singolo discorso, per quanto viralizzato, a compiere il miracolo, dato che nelle ultime due elezioni, le presidenziali 2020 e quelle di metà mandato del 2022, sono state perse dal partito repubblicano proprio per le ragioni sopraccitate.

Ci sono altri episodi recenti che forse potrebbero contribuire a questa strategia: è il caso dell’intervista della deputata del South Carolina Nancy Mace al programma della rete Abc This Week.

La deputata, che a inizio 2021 aveva affermato che Trump non meritava più di occupare cariche pubbliche per il suo ruolo avuto durante l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio di quell’anno, oggi invece ha affermato che «i miei elettori ormai stanno guardando avanti e non ci pensano».

Il conduttore George Stephanopoulos ha alluso alla difesa dell’ex presidente facendo riferimento alla sua condanna in sede civile per aver abusato sessualmente la scrittrice E. Jean Carroll. Un riferimento a cui Mace ha controbattuto dicendo che il giornalista avrebbe cercato di “colpevolizzarla” per aver subito uno stupro quando era adolescente.

Gli uomini di Trump

Nonostante questi tentativi però, gli iperconservatori vicini a Trump continuano a macinare vittorie alle primarie locali. Un esempio su tutti: in North Carolina l’attuale vicegovernatore Mark Robinson, noto per i suoi commenti misogini che comprendono anche elogi all’epoca politica quando le donne ancora non potevano votare, ha vinto le primarie e sfidare l’attuale procuratore generale dello stato, il dem Josh Stein.

Già nel 2022 alcuni candidati inadeguati si erano giocati malissimo dei seggi che erano alla portata, ma questo non importa. Nel 2024, più ancora che nel 2020 o nel 2016, conta la fedeltà a Donald Trump, anche su coerenza ed eleggibilità. E allora strategie come quella legata al senso di maternità emanato da Katie Britt possono avere effetti limitati.

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