Ci vorranno anni per vedere quali saranno gli effetti della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo che, dando ragione al gruppo svizzero delle Anziane per il clima, ha stabilito che la mancata mitigazione delle emissioni di gas serra rappresenta una violazione dei diritti umani, a partire da quello a una vita privata e familiare sicura.

La Svizzera avrà margine per decidere come applicare la sentenza e come cambiare le sue policy energetiche ed ecologiche, nel frattempo i tribunali nazionali e internazionali dovranno inserirla nella loro giurisprudenza. Avrà effetti anche sulle due cause italiane, quella contro lo stato (arrivata al primo grado con una sconfitta) e quella contro Eni. Questi saranno gli effetti a medio e lungo termine di questa sentenza storica. Però c’è un’immagine dalla quale possiamo partire per comprenderne meglio il significato politico, e sono proprio loro, le 2.500 KlimaSeniorinnen, le anziane signore svizzere che hanno dedicato energie, risorse e anni della loro vita a questa battaglia. La più giovane ha 64 anni, un terzo di loro ne ha più di 75, sono l’esatto posto di come immaginiamo debba essere la lotta ai cambiamenti climatici, e questo perché eravamo noi ad avere un’immaginazione politica troppo ristretta, e loro sono arrivate fino a Strasburgo per allargarla.

A marzo il movimento Fridays for Future ha compiuto cinque anni, in questo ciclo di scioperi e proteste ci eravamo abituati a percepire la lotta per il clima come una questione generazionale, abbiamo trattato il riscaldamento globale come il tema dei giovani e del loro futuro.

Con la loro calma determinazione, con la serietà con cui studiano i dossier e l’allegria con cui ne parlano ai media, le signore per il clima hanno fatto la storia sfondando questo recinto generazionale.

Le KlimaSeniorinnen ci hanno ricordato che il clima non è un problema giovanile, il dramma di cui si presenterà il conto quando i ragazzi di oggi saranno adulti, ma la sfida di ogni generazione. E ci hanno ricordato che questa crisi è il nostro presente, non soltanto il nostro futuro. Nel dossier che i loro legali avevano presentato alla Corte europea erano inclusi i rischi per la salute che le ondate di calore nel continente che si riscalda più velocemente al mondo comportano per persone della loro età. Battersi per far condannare il proprio paese non è stato solo un gesto di generosità intergenerazionale, quello delle KlimaSeniorinnen è un istinto di sopravvivenza che si attiva a ogni età, per un’emergenza che negli ultimi dodici mesi è andata fuori controllo.

Nell’estate del 2022, la più calda nella storia di questo continente, sono morte di caldo oltre 61mila persone, in gran parte anziane. Se la curva di aumento delle temperature non cala, le morti premature per le ondate di calore in Europa saranno 68mila nel 2030, 94mila nel 2040. Abbiamo parlato a lungo dell’eco-ansia dei giovani, è giunto il momento di parlare, in termini politici, dell’eco-ansia degli anziani. Potrebbe essere la novità politica dei prossimi anni, a partire dalle europee e dalle presidenziali americane.

L’attivista Bill McKibben, negli Stati Uniti, ha fondato il movimento Third Act, “terzo atto”, un’organizzazione che mobilita per il clima gli anziani, che sono quelli che hanno i patrimoni più grandi, che tendono a votare di più, e che, in paesi invecchiati come l’Italia, sono anche demograficamente più numerosi. Le signore per il clima hanno spinto la Corte a pronunciarsi con una sentenza storica sui diritti umani, ma ci hanno anche ricordato che non possiamo pensare di fare la lotta ai cambiamenti climatici senza gli over 65, che sono loro la prossima frontiera per l’attivismo, e probabilmente anche i movimenti giovanili dovrebbero segnarsi questo appunto.

Non avevano l’aspetto di persone rivoluzionarie, ma hanno gettato le basi per una rivoluzione: l’atto per il clima di maggior impatto per il clima nel 2024 lo hanno portato a termine 2.500 tranquille signore dei cantoni svizzeri.
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