Ambiente

lo studio

Deep sea mining, così la corsa ai metalli critici minaccia gli ecosistemi abissali

Lo sfruttamento industriale dei fondali oceanici è già iniziato, seppur in forma sperimentale, e i primi dati mostrano impatti immediati: dopo il passaggio di un veicolo per l’estrazione mineraria nella Clarion-Clipperton Zone tra Hawaii e Messico, l’abbondanza di animali che vivono nei sedimenti dei fondali è diminuita del 37% e la ricchezza di specie del 32%. Ma la politica continua a seguire solo le logiche di interesse industriale

affrontare la crisi climatica

Dieci anni dall’accordo di Parigi sul clima, è stato tutto inutile?

In questa epoca i bilanci tendono a essere polarizzati, o bianco o nero, ma l’intesa raggiunta alla Cop21, il 12 dicembre 2015, deve essere valutato su una scala di grigi: ha fatto tanto, ma non ha ancora fatto abbastanza. Ha convinto mercati e cittadini (Greta Thunberg aveva dodici anni quando è stato firmato), ma non è riuscito a tenere insieme la politica

Una pianta cruciale nella lotta ai cambiamenti climatici

La mappatura delle coste italiane dell’Ispra mostra le ferite sulla posidonia

Francesco Rende, direttore tecnico della mappatura high-tech più ambiziosa dell’istituto, spiega perché capire lo stato degli habitat marini, e in particolare della pianta endemica del Mediterraneo che ospita il 20% della biodiversità del mare nostrum, sia fondamentale per prepararci agli impatti dei cambiamenti climatici: «La sua funzione di serbatoio di CO2 è essenziale per il futuro delle prossime generazioni. Ma la sua erosione è tale che in alcune aree è come guardare un formaggio pieno di buchi»