Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della sentenza della Corte d'Assise di Milano che ha condannato all'ergastolo Michele Sindona per l'omicidio dell'avvocato Giorgio Ambrosoli


Sulla operazione Zitropo-Pacchetti-Credito varesino, e sui suoi antefatti, sono stati acquisiti importanti elementi sia attraverso l'ispezione effettuata dalla Banca d’Italia presso il Banco Ambrosiano alla fine del 1978, sia attraverso le relazioni del liquidatore della Banca privata italiana Giorgio Ambrosoli, sia attraverso una cospicua documentazione acquisita dal procedimento di bancarotta fraudolenta.

L'insieme dei dati emergenti da tali acquisizioni – anche se incompleto ed in parte contraddittorio a causa degli espedienti posti in essere dai protagonisti delle complesse operazioni finanziarie al fine di mascherare la realtà con un intreccio tortuoso di cessioni, di intermediazioni e di pagamenti per lo più effettuati attraverso le compiacenti banche svizzere controllate dai gruppi Ambrosiano e Sindona – ha consentito alla Guardia di Finanza di Milano di ricostruire, in termini di certezza o mediante ipotesi verosimili, i vari passaggi dell'intricata vicenda.

Si è cosi accertato che a partire dal novembre 1971, fra varie società italiane ed estere controllate da noti gruppi finanziari che agivano nel nostro paese – il gruppo Bonomi, il gruppo del Banco Ambrosiano ed il gruppo Sindona – e con l’intervento, a scopo di finanziamento, dell’Istituto per le opere di religione, si era verificata una serie di operazioni di acquisto, di cessione, di finanziamento e di riporto, aventi per oggetto cospicui quantitativi di azioni del Credito varesino.

In esito a vari atti giuridici e convenzioni stipulate nell'aprile del 1972, ed impiegando finanziamenti ricevuti dal Banco Ambrosiano e dall’Istituto per le opere di religione, il gruppo Sindona, attraverso la propria controllata estera Mabusi A.G., si era trovato a disporre di 3.200.000 azioni del Credito varesino, delle quali 2.100.000 raccolte in Italia e 1.100.000 raccolte in Svizzera.

Ulteriori operazioni compiute a partire da questo momento dimostrano la successiva decisione di Sindona di cedere tali azioni al gruppo Ambrosiano, accollando congiuntamente allo stesso anche i 40.000.000 di azioni della società Pacchetti che in quel momento appartenevano alla Steelinvest Holding S.A., anch’essa controllata dalla Fasco A.G. del gruppo Sindona.

Le ragioni di tale decisione possono essere individuate in , sopraggiunti impegni finanziari di Sindona o, comunque, nella sopravvenuta impossibilità da parte dello stesso di condurre in porto l’operazione di acquisto del controllo del Credito varesino. Al fine di attuare dette cessioni si escogitò un tortuoso meccanismo descritto in un documento in data 19 giugno 1972 intitolato “Operazione Zitropo ex Mabusi”.

In sostanza, da parte del gruppo Sindona si costituì appositamente, con un capitale interamente versato dalla Banca privata finanziaria, la Zitropo Holding S.A. con sede in Lussemburgo, nella quale si fecero confluire sia i 3.200.000 azioni Credito varesino che i 40.000.000 di azioni Pacchetti, cedute, rispettivamente, dalla Mabusi e dalla Steelinvest, e si stipulò la cessione della Zitropo, con tali Pacchetti azionari in portafoglio, alla Cimafin Finanz Anstalt del gruppo Ambrosiano, costituita il 29 ottobre 1971 dalla Banca del Gottardo su istruzioni di Roberto Calvi.

Il costo di acquisizione delle azioni Credito varesino e delle azioni Pacchetti da parte della Zitropo venne indicato, nel documento, in complessivi 82.793.692 dollari, precisandosi che per i 40.000.000 di azioni Pacchetti doveva essere pagato alla Steelinvest un prezzo di lire 700 per azione.

Si previde altresì un finanziamento alla Zitropo per tali acquisizioni, con 60 milioni di dollari posti a disposizione dalla Radowal Financial Etablissement di Vaduz, società del gruppo Ambrosiano costituita dalla Banca del Gottardo su istruzioni di Roberto Calvi, mentre altro finanziamento appare concesso dall’Istituto per le opere di religione.

Dal luglio al 3 agosto 1972 la Banca unione e la Banca privata finanziaria contabilizzarono l'incasso da Amincor bank, per l'operazione Zitropo-Pacchetti, di complessivi 82.100.000 dollari, dei quali 38.540.000 rimasero effettivamente nelle banche italiane, mentre 37.000.000 e 6.560.000 dollari vennero contestualmente restituiti ad Amincor bank, rispettivamente sul conto AUGUST 26, rubrica Zitropo, e sul conto August 26, rubrica Radowal.

L’incasso effettivo di tali ultimi importi da parte di Sindona e del suo gruppo si verificò solo nel successivo mese di dicembre. Quasi tutta la somma depositata fiduciariamente sul conto August 26, rubrica Radowal - precisamente 6.557.377 dollari - venne contemporaneamente bonificata alla Radowal, presso la Banca del Gottardo, a titolo di “restituzione prestito”.

Si nota cosi come la somma di 6.557.377 dollari già dal l° agosto 1972 venne separata dall'importo complessivo contabilizzato dalle banche di Sindona quale incasso dell'operazione Zitropo, e ritornò nella disponibilità della parte acquirente, ossia del gruppo Ambrosiano. In occasione dei pagamenti residui ricevuti dalla parte venditrice nel successivo mese di dicembre, come vedremo meglio in seguito, tale importo ricomparve quale oggetto di una voce contabile autonoma, e venne nuovamente devoluto alla parte venditrice, ma con una propria particolare destinazione.

Ora, il mattino del 9 novembre 1977 apparvero affissi ai muri delle vie centrali di Milano dei manifesti con il titolo: “Roberto Calvi in galera”, nei quali si leggeva: «Il presidente e consigliere delegato del Banco Ambrosiano, Roberto Calvi, è colpevole di truffa, falso in bilancio, appropriazione indebita, esportazione valutaria e frode fiscale. In relazione alla vendita da società del gruppo Sindona al Banco Ambrosiano dei Pacchetti azionari Bastogi, Centrale, Credito varesino, Finabank, Zitropo (Pacchetti), ecc., Roberto Calvi si è fatto versare decine di milioni di dollari sui seguenti conti numerati svizzeri di sua personale proprietà e con firma di sua moglie».

Seguivano gli estremi di quattro conti bancari svizzeri, fra cui il conto “Ehrenkreuz Anstalt Vaduz” presso il Credito svizzero di Zurigo. Seguivano poi altre righe di testo fra le quali spiccava la seguente notizia: «1’ 11.12.1972 Roberto Calvi ha incassato, sul conto personale Ehrenkreuz, 3.278.689,02 dollari come sovra-prezzo su acquisto delle azioni Zitropo (cioè Pacchetti)».

Autore della pubblicazione dei manifesti risultò essere Luigi Cavallo, direttore responsabile del periodico “Agenzia. A”, il cui numero 5-6 (ottobre-novembre 1977), dal titolo “Inchiesta su Roberto Calvi”, era interamente dedicato a costui e sviluppava gli argomenti toccati dai manifesti murali. L’autore degli scritti affermava, inoltre, di tenere a disposizione dell’autorità giudiziaria e della Guardia di Finanza fotocopie di atti e contabili di acquisto delle società Bastagi, Zitropo Pacchetti, Credito varesino, ecc.

Gli attacchi a Calvi, sui medesimi argomenti, continuarono con la distribuzione di volantini e con i numeri 1-2 (gennaio-febbraio 1978) e 3-4 (marzo-aprile 1978) di “Agenzia A”, sui quali vennero altresì pubblicate fotocopie di documenti concernenti i rapporti finanziari fra Calvi e Sindona, e, in particolare, l'operazione Zitropo-Pacchetti.

L’accusa formulata in tali scritti da Cavallo – secondo cui 1'11.12.1972 Roberto Calvi aveva incassato, sul conto personale Ehrenkreuz, 3.278.689,02 dollari come sovra-prezzo sull'acquisto delle azioni Zitropo - appare, prima di tutto, dotata in se stessa di notevole attendibilità. Cavallo infatti, sentito dal pubblico ministero il 23 maggio 1979, spiegò di avere ricevuto le notizie ed il materiale riguardante Roberto Calvi da Michele Sindona, «che in quel periodo era interessato a riottenere danaro da Calvi».

La stessa spiegazione egli fornì al Giudice Istruttore nel corso dell’interrogatorio reso il 28.6.1982 dove, in ordine all’operazione sul conto Ehrenicreuz, precisò: «Io ho dato credito a quanto mi ha riferito Michele Sindona, sia spiegandomi telefonicamente il contenuto delle fotocopie che mi aveva fornito, sia anche attraverso suoi appunti che costituivano note di accompagnamento alla documentazione. Presumo che Sindona fosse animato dall’intento di esercitare in qualche modo una qualche pressione su Calvi perché egli gli restituisse ciò che, a suo dire, gli doveva. Tuttavia questa pressione non avrebbe dovuto essere troppo manifesta, altrimenti avrebbe potuto compromettere i suoi rapporti di affari».

Si vedrà in seguito, esaminando la relativa imputazione di estorsione, come la campagna di rivelazioni compromettenti attuata da Cavallo contro Calvi - alcune delle quali formulate compiutamente, altre solo minacciate - fosse diretta a suscitare in quest'ultimo preoccupazioni e timori, fino ad indurlo a versare a Sindona una cospicua somma di danaro.

L’intrinseca attendibilità dell’anzidetta accusa di Cavallo trova fondamento, dunque, sia nella sua provenienza sindoniana che nella sua destinazione estorsiva. Nessuno infatti meglio dei due protagonisti Sindona e Calvi poteva conoscere i termini esatti della complessa operazione Zitropo, e, d’altra parte, Sindona nel corso della manovra estorsiva non poteva ignorare che l’efficacia intimidatrice delle sue rivelazioni nei confronti di Calvi era commisurata alla verità e alla fondatezza delle stesse.

Ma l’accusa di Cavallo, oltre ad apparire in sé attendibile, ha trovato numerosi e chiari elementi di riscontro sia nella contabilità e nella corrispondenza della Zitropo - prodotta dal Magnoni nel procedimento di bancarotta ed acquisita in copia nel presente processo - sia nei dati emersi dalle indagini bancarie effettuate in istruttoria mediante rogatoria internazionale diretta alle autorità giudiziarie di Ginevra e Zurigo.

In primo luogo, infatti, è risultata esatta al centesimo la notizia pubblicata dal Cavallo in ordine al versamento sul conto Ehrenkreuz, essendo emerso dalla documentazione bancaria acquisita con tale rogatoria internazionale, che con valuta 11 dicembre 1972 era stata accreditata la somma di dollari 3.278.689,02 sul conto intestato alla Ehrenkreuz Anstalt presso il Credito svizzero di Zurigo, conto del quale aveva la personale disponibilità Roberto Calvi.

Si è altresì accertato che tale accredito era stato disposto da Michele Sindona, essendo stato effettuato con un bonifico in data 7 dicembre 1972 a debito del conto presso la Finabank di Ginevra, del quale era titolare lo stesso Sindona. E l’esatta conoscenza da parte del Cavallo di tale operazione evidentemente riservata (se non altro per i suoi riflessi valutari), ed il possesso, da parte sua, della relativa documentazione, confortano ulteriormente l'assunto dello stesso, secondo cui le notizie ed i documenti gli erano stati forniti dal Sindona.

Per ciò che riguarda la provenienza di tale somma e le ragioni del versamento, si rileva che l’importo versata da Sindona su quel conto di Roberto Calvi è la metà esatta della somma di $6.557.377,04, che nella corrispondenza e nella contabilità della Zitropo e nei documenti relativi alla cessione della Zitropo da Sindona a società del gruppo Ambrosiano, compare ripetutamente quale oggetto di una voce contabile autonoma, indicata come “anticipazione degli azionisti a Zitropo”, come “rimborso dell’anticipazione degli azionisti a Zitropo, come “parziale restituzione del prestito a Radowal”, e come “premio a Zitropo”.

Negli stessi documenti si precisa altresì che la somma di dollari 6.557.377,04 non è altro che l’equivalente in dollari, al cambio del tempo, dell’importo di 4 miliardi di lire. Sull’origine di tale voce contabile – indicata sia nei documenti che precisano i costi di acquisizione delle azioni Pacchetti da parte della Zitropo (cui furono cedute dalla Steelinvest, anch'essa del gruppo Sindona), sia in quelli che concernono il prezzo della successiva cessione della Zitropo alla Cimafin del gruppo Ambrosiano – appaiono illuminanti i documenti [...], dai quali si ricava che per la cessione dei 40.000.000 di azioni Pacchetti era stato previsto un prezzo ufficiale maggiore del valore effettivo attribuito dalle parti alle azioni medesime, e che la differenza sul prezzo totale era appunto di 4 miliardi di lire.

Tale maggiore importo, indicato contabilmente per lo più nel suo ammontare di dollari 6.557.377,04 fra i costi di acquisizione delle azioni Pacchetti cedute dalla Steelinvest alla Zitropo, venne dalla venditrice Steelinvest restituito alla Zitropo come "premio" per l'acquisto di quelle azioni a quel prezzo, e dalla Zitropo devoluto ai suoi azionisti (ossia alla Fasco e dunque a Sindona) con la giustificazione contabile del rimborso di un'anticipazione.

Tuttavia, al termine della complessa operazione – nella quale la costituzione della Zitropo e l’acquisto da parte della stessa delle azioni Pacchetti cedute dalla Steelinvest e delle azioni Credito varesino cedute dalla Mabusi avevano solo una funzione preparatoria del trasferimento delle intere posizioni alla Cimafin del gruppo Ambrosiano – il cosiddetto premio a Zitropo risulterà pagato non dall'una all'altra società del gruppo Sindona, bensì dalla Cimafin stessa. Infatti, nella lettera di Zitropo a Cimafin in data 28.8.72, e nella lettera di Steelinvest a Cimafin in data 1.9.72, sottoscritta dalla destinataria per accordo, il debito residuo di quest'ultima società per l'acquisto della Zitropo venne stabilito in 3 44.317.876, e [...], la somma di $ 6.781.614 indicata al punto 4) della lettera 28.8.72 comprendeva anche quella di dollari 6.557.377,04 del più volte nominato “premio a Zitropo”.

Il pagamento definitivo della somma di $ 43.617.876 (cosi ridotta di 700.000 dollari a causa del versamento anticipato) avvenne il 6 dicembre 1972 mediante accredito sul conto Steelinvest presso l’Amincor bank di Zurigo di due distinte rimesse provenienti, una, dalla Banca del Gottardo di Lugano ($27.110.442,96), e l'altra dalla First National City Bank di Lussemburgo ($16.507.433,04); quest'ultimo importo comprendeva la somma di $ 6.557.377,04, il cui versamento venne motivato come “rimborso dell’anticipazione degli azionisti a Zitropo”.

Con valuta dello stesso giorno la metà esatta di quest'ultima somma, pari a $ 3.278.688,52, fu trasferita presso la Finabank di Ginevra sul conto Mani 1125, appartenente personalmente a Michele Sindona. L’11 dicembre 1972, come si è detto, la stessa somma venne bonificata sul conto personale di Roberto Calvi presso il Credito svizzero di Zurigo.

La perfetta coincidenza cronologica fra il pagamento, da parte della Cimafin al gruppo Sindona, del “premio a Zitropo”, ed il versamento della metà esatta di tale importo a Roberto Calvi subito dopo il momentaneo transito sul conto Mani 1125 di Sindona, smentisce l'assunto di quest’ultimo, secondo cui il versamento a Calvi nulla aveva a che vedere con l’operazione Zitropo ma era un conferimento dello stesso imputato in un fondo comune destinato all'acquisto all'estero, in società con Calvi, di azioni del Banco Ambrosiano.

La documentazione acquisita avvalora invece il convincimento che per l'acquisto della Zitropo la parte compratrice, ossia la Cimafin del gruppo Ambrosiano, avesse corrisposto un sovra-prezzo di 4 miliardi di lire, espresso in dollari 6.557.377,04, e che la parte venditrice, vale a dire Michele Sindona, avesse poi disposto il versamento della metà esatta di tale somma su un conto personale di Calvi, il quale aveva trattato l'affare per conto della Cimafin e del gruppo Ambrosiano. Tutto questo come pubblicato nel novembre 1977 da Cavallo, secondo cui 1'11.12.1972 Roberto Calvi aveva incassato, sul conto personale Ehrenkreuz l'importo di $ 3.278.689,02 “come sovra-prezzo su acquisto delle azioni Zitropo (cioè Pacchetti)”.

Tale ricostruzione trova ulteriore conferma anche in alcuni passi del memoriale di Carlo Bordoni, il quale, nella sua funzione di amministratore delegato della Banca unione, aveva svolto un ruolo di primo piano nelle operazioni finanziarie compiute in quell’epoca dal gruppo Sindona, ed aveva in particolare preso parte anche all'operazione Zitropo-Pacchetti, come è confermato dalla sua sigla “C.B.” che compare in vari documenti contabili relativi.

In detto memoriale infatti Bordoni riferì che per la cessione della Zitropo da Sindona al gruppo Ambrosiano lo stesso Sindona e Calvi - secondo una prassi più volte da essi sperimentata e che comprendeva una serie di passaggi diretti a gonfiare artificiosamente il valore delle azioni negoziate - avevano convenuto il pagamento, naturalmente a spese della società acquirente, di un sovra-prezzo sulle azioni Pacchetti ed il conseguente versamento di un “premio” su un conto estero di Roberto Calvi.

Il fatto così accertato integra tutti gli estremi del delitto di truffa contestato a Michele Sindona. Sindona e Calvi infatti, d'intesa fra loro, ricorrendo anche agli artifici contabili di cui si è detto, fecero apparire che il prezzo della cessione della Zitropo dalla Fasco (del gruppo Sindona) alla Cimafin (del gruppo Ambrosiano) fosse stato pattuito in un importo maggiore di quello realmente convenuto, e su ciò indussero in errore gli organi amministrativi del Banco Ambrosiano, i quali di conseguenza disposero o approvarono, per l'acquisto di detta società, l'esborso di tale maggiore importo con pari danno per la società acquirente.

La differenza – pari a 4 miliardi di lire ovvero a dollari 6.557.377,04 secondo il cambio dell’epoca – venne incassata da Sindona, con l'ultima rata del pagamento del prezzo della Zitropo, sul conto Steelinvest presso l'Amincor bank di Zurigo, e l’esatta metà del profitto della truffa, dopo un momentaneo transito sul conto MANI 1125 di Sindona, fu dallo stesso versata a Calvi sul suo conto personale Ehrenkreuz presso il Credito svizzero di Zurigo.

Sussistono entrambe le circostanze aggravanti contestate, tenuto conto dell'ingente ammontare della somma che il gruppo Ambrosiano in tal modo sborsò indebitamente per l'acquisto, e considerato che nella consumazione della frode svolse un ruolo determinante il rapporto organico che legava Roberto Calvi al Banco Ambrosiano.

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