Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della sentenza della Corte d'Assise di Milano che ha condannato all'ergastolo Michele Sindona per l'omicidio dell'avvocato Giorgio Ambrosoli


Durante gli anni successivi al crack del suo impero finanziario Sindona, lungi dal limitarsi ad una difesa tecnica che nelle varie procedure si svolgesse con il rispetto delle diverse competenze istituzionali, adottò, per piegare il corso degli eventi in suo favore, una strategia di attacco estremamente dinamica ed aggressiva, utilizzando nel modo più spregiudicato la rete di amicizie, di compiacenze e di complicità che egli si era costruita negli anni della potenza, ed impiegando le cospicue risorse finanziarie che, come risulta anche dalla larga disponibilità evidenziata dalle vicende ora in esame, egli era riuscito a mettere al sicuro presso banche estere.

In primo luogo, così, egli attivò ambienti della comunità italo-americana di New York ed ambienti del potere ufficiale ed occulto in Italia, al fine di impedire che venisse concessa la sua estradizione dagli Stati Uniti. Già con un memorandum del 5 agosto 1975 il console italiano a New York aveva segnalato l'opportunità di perseguire l'estradizione con energia, dato che Sindona stava svolgendo un'intensa attività in seno alla comunità italo-americana di quella città al fine di procurarsi appoggi.

Infatti, nell'agosto 1976 due esponenti di rilievo di quella comunità, Philip Guarino, legato alla massoneria internazionale, e l'avvocato Paul Rao, vennero in Italia per incontrare, nello stesso giorno, prima l'on. Giulio Andreotti, allora Presidente del Consiglio, e poi Licio Gelli, "Maestro Venerabile" della loggia massonica "P.2", al fine di caldeggiare la posizione di Sindona con riferimento alla procedura di estradizione in corso.

Poi nel dicembre dello stesso anno i legali di Sindona, allo scopo di contrastarne l'estradizione, presentarono all'autorità giudiziaria statunitense una serie di dichiarazioni giurate ("affidavit") , sottoscritte da importanti personaggi quali Carmelo Spagnuolo, Edgardo Sogno, Licio Gelli, John Mc Caffery, Philin Guarino, Flavio Orlandi, Francesco Bellantonio, Stefano Gullo e Anna Bonomi, in alcune delle quali, come quelle di Spagnuolo e di Gelli, si sosteneva che Sindona era perseguitato dalla giustizia italiana perché anticomunista, e che il suo rientro in Italia avrebbe avuto come conseguenza un processo ingiusto.

Per tale iniziativa - della quale è evidente la gravità, dato che con essa si cercò di trarre in inganno i giudici degli Stati Uniti gettando il discredito su uffici giudiziari del nostro paese, descritti come strumento di persecuzione politica - il Consiglio Superiore della Magistratura decreterà l'espulsione dall'ordine giudiziario di Carmelo Spagnuolo, Procuratore Generale presso la Corte d'Appello di Roma.

A partire dal 1976, poi, Sindona ed i suoi legali elaborarono una serie di "progetti di sistemazione", di contenuto eminentemente tecnico, che si proponevano la chiusura indolore della liquidazione coatta amministrativa e, di conseguenza, il venir meno della dichiarazione di insolvenza, la revoca del mandato di cattura per bancarotta fraudolenta, ed infine la rivitalizzazione della Banca privata italiana.

Il risultato finale di tale "sistemazione" sarebbe stato quindi quello di consentire a Sindona di ritornare liberamente in Italia per riprendere, come se nulla fosse accaduto, le sue posizioni di grande operatore bancario e finanziario. La complessa storia dei progetti di sistemazione della Banca privata italiana emerge dalla copiosa documentazione sequestrata il 2 aprile 1980 dal Giudice Istruttore di Roma presso Rodolfo Guzzi, nonchè dai lunghi interrogatori resi dallo stesso Guzzi al Giudice Istruttore di Milano fra il 30 settembre ed il 13 ottobre 1981, e dalle sue agende di studio, acquisite nel corso dell'interrogatorio del 10 luglio 1981.

© Riproduzione riservata