Facebook ha bloccato la possibilità per gli utenti australiani di condividere e leggere tramite la propria piattaforma i media esteri e nazionali. Si tratta di una reazione alla nuova proposta di legge portata avanti dal governo di Canberra che punta a far pagare Facebook e Google per pubblicare le notizie sui loro servizi. Il portavoce del social fondato da Mark Zuckerberg ha annunciato il blocco dicendo che la legge «non prende in considerazione il reale rapporto tra la nostra società e i media» e che quindi l’azienda non ha avuto altra scelta che prendere la decisione di fermare la diffusione di contenuti giornalistici sulla piattaforma.

Secondo la visione di Facebook, i giornali non sono obbligati a usare il social e scelgono liberamente di postare i loro contenuti per attrarre gli utenti. Il governo australiano e i media ritengono invece che la piattaforma sfrutti gli articoli senza retribuire chi li produce. Il tutto in un contesto in cui la pubblicità non sembra più bastare per sostenere i media. Il blocco della diffusione di notizie da parte di Facebook ha scatenato dure proteste in tutto il paese perché non permette le diffusione di allerte meteo o nuove comunicazioni sull’emergenza causata dal Covid-19. 

Cosa hanno fatto Google e gli Usa

Se Facebook ha avuto una dura reazione contro il governo australiano, Google sembra avere deciso di scendere a compromessi. Il motore di ricerca ha firmato un primo accordo con il principale sindacato dei media australiani e a livello globale con la Rupert Murdoch News Corp che possiede due terzi dei giornali australiani e il Wall Street Journal. Recentemente Google ha anche stretto un accordo simile con i media francesi.

La proposta del governo australiano ha avuto ricadute anche nel rapporto tra il paese e gli Stati Uniti, patria dei due colossi del big tech. A gennaio, le autorità americane hanno chiesto all’Australia di ritirare la legge. Ma per ora Canberra sembra volere proseguire sulla sua strada.

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