Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata alle persone meno note uccise dalla mafia e il cui numero cresce di anno in anno. Dal 1961 si contano circa 1031 vittime innocenti.

È il 21 luglio 1991, una domenica sera d’estate, il buio tarda ad arrivare e la voglia di stare in compagnia accomuna un po’ tutti.

La famiglia De Pandi, composta dai coniugi Rosaria e Gaetano e i due figli Stefania, di tredici anni, e Fabio, di undici, si reca a cena a casa di amici nei pressi di Rione Traiano, situato nel quartiere Soccavo, che include circa quarantamila abitanti e si trova nella periferia ovest di Napoli.

Rione Traiano, edificato negli anni Sessanta, è composto da numerose case popolari. L’indigenza ha lasciato campo fertile per il business della droga in mano al clan locale, il clan dei Puccinelli.

La malavita la chiama “terra di nessuno”.

La sera del 21 luglio le strade della famiglia De Pandi e quella di un commando del clan Puccinelli si incrociano. Precisamente, la strada che percorrono è la medesima.

È passata da poco la mezzanotte. Amedeo Rey, ventisette anni, membro del clan, è armato, ha caricato una P38 e si trova in auto. Si aggira nel rione con uno scopo preciso: dare il via a una sparatoria per colpire, come segnale di avvertimento, le gambe di Domenico Vitale, trentenne, legato a un altro clan della camorra, i Perella, che non hanno pagato una partita di droga.

La famiglia De Pandi sta salendo in auto per ritornare a casa.

Nei sedili posteriori si sta per accomodare Fabio, un ragazzino esile dai capelli castani, a detta di tutti un giovane dotato di una sensibilità rara. Frequenta l’istituto Baracca-Vittorio Emanuele II che si trova nei Quartieri Spagnoli di Napoli, ma domani non dovrà andare a scuola. È luglio, è in vacanza.

Rey spara dei colpi nel vuoto.

Due di questi rimbalzano non si sa dove e raggiungono il piccolo Fabio, che avverte i genitori di un forte dolore al braccio. Rosaria e Gaetano capiscono. Guidano di corsa in direzione del Pronto Soccorso, ma durante il tragitto Fabio spira. La pallottola è penetrata nel torace e ha leso gli organi vitali.

Lo stesso giorno, qualche ora prima che Fabio venga colpito, tre malavitosi affiancano l’auto di Angelo Riccardo, ventun anni, mentre è in compagnia di quattro amici. Lo scambiano per un altro e lo uccidono.

Nel marzo di quel tragico anno anche Giuseppe Piccolo muore a quattordici anni per un proiettile che rimbalza in un monumento nella piazza in cui il ragazzino stava giocando con gli amici.

Tutto ciò avviene nella periferia di Napoli. Sono sempre vittime giovani e, nel modo più assoluto, innocenti. Il responsabile è sempre lo stesso: si chiama Camorra.

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