«Ci avete chiamato eroi e poi vi siete dimenticati di noi», gridano i dipendenti delle residenze sanitarie assistenziali (rsa). Oggi i lavoratori delle strutture per anziani si sono riuniti nelle piazze di tutta Italia per protestare contro il contratto collettivo nazionale di lavoro Aiop rsa. Lo sciopero – indetto il 17 luglio dopo che il tentativo di trovare un accordo era fallito – è stato proclamato da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl.

L’attuale contratto, applicato in molte strutture del paese, è definito dai manifestanti «un contratto pirata» ed è ritenuto penalizzante. «Il lavoro è triplicato, ma i soldi sono sempre meno. Non si può campare con lo stipendio che prendiamo», dice una lavoratrice con alle spalle 23 anni di esperienza nelle strutture per anziani.

Aiop rsa è un contratto sottoscritto nel 2012 che, riporta Cisl in una nota, «a distanza di 11 anni non garantisce salari dignitosi, diritti e tutele alle donne e agli uomini che operano nelle rsa di tutta Italia».

La richiesta è quella di un contratto sottoscritto da Cgil, Cisl e Uil, che assicuri più tutele e che sia uguale a quello della sanità pubblica. I lavoratori stanno vivendo il cosiddetto «dumping contrattuale», cioè l’applicazione di contratti collettivi sottoscritti da associazioni sindacali che però non sono rappresentativi del settore. Nonostante le sollecitazioni, al momento Aiop rsa non ha risposto.

«Durante il Covid-19 siamo stati noi a dare assistenza tra tutte quelle difficoltà. Mancavano guanti, mascherine», dice un manifestante. L’Italia era uscita sui balconi per applaudirli, «i nostri eroi» li aveva chiamati qualche politico su Twitter in quei mesi. Ma ora quegli eroi si sentono declassati a «lavoratori di serie b».

La situazione nelle rsa

Lo sciopero arriva in un momento in cui il settore dei lavoratori delle rsa non gode di buona salute. Reperire personale di cura è complesso in Italia e, visto l’andamento demografico, è probabile che ce ne sarà sempre più bisogno. Stando agli ultimi dati della Commissione europea, entro il 2050 il 30 per cento della popolazione in Europa avrà più di 65 anni. Nel 2021 questa percentuale sfiorava appena il 20 per cento.

Presupposti non rassicuranti se si considera che secondo il quinto Rapporto long term care dell’Osservatorio dell’università Bocconi di Milano, nel 2022 nelle strutture per anziani mancava «il 21,7 per cento degli infermieri, il 13 per cento dei medici e il 10,8 per cento degli operatori sociosanitari».

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