Il titolo del sinodo generale indetto da papa Francesco è quasi una tautologia: «Per una chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione»; in realtà si tratta di un’assise senza precedenti che coinvolge tutta la chiesa sul presente e sul futuro del cattolicesimo a livello mondiale. Come ha ricordato una dei presidenti delegati dell’assemblea, monsignor Timothy Costelloe, arcivescovo di Perth in Australia, “il Sinodo sulla sinodalità offre alla Chiesa una preziosa opportunità per riscoprire una dimensione essenziale della sua identità che si è un po' oscurata nel corso dei secoli”.

Il dibattito, partito dal basso, dalle comunità e dalle parrocchie, ha poi interessato le diocesi, le chiese nazionali, quindi ha raggiunto il livello continentale: il tutto confluirà nelle due sessioni conclusive che si svolgeranno nel mese di ottobre de 2023 e in quello del 2024. Venerdì 7 luglio il Vaticano ha pubblicato i nomi dei membri che prenderanno parte alla fase finale; vi sono i delegati eletti dalle conferenze episcopali quelli nominati dal papa e quelli scelti sempre da Francesco da un elenco stilato però dalle assemblee sinodali continentali.

Una delle grandi novità di questo sinodo è la partecipazione, alla fase finale dell’assemblea, con diritto di voto, di donne e laici, oltre che di preti e diaconi. Un fatto che ha del clamoroso rispetto alla storia della Chiesa. In totale i padri e le madri sinodali sono 363, di questi 54 sono donne, laiche e religiose. Poi ci sono – senza diritto di voto – 8 invitati speciali e 75 tra esperti, facilitatori e delegati di altre chiese. In totale le donne che prenderanno parte al sinodo sono 85. Forse non è ancora il caso di parlare di soffitto di cristallo infranto, ma certo una bella botta da determinare almeno un’incrinatura è stata data.

La parola al sud del mondo

Cosa succederà nel dibattito è tutto da vedere, va detto però che la presenza femminile riguarda anche i vertici del sinodo: fra i nove presidenti delegati figurano infatti due religiose, la messicana suor Maria de los Dolores Palencia e la giapponese Momoko Nishimura. Suor Dolores, da 52 anni nella Congregazione delle Suore di San Giuseppe di Lione, è impegnata nella pastorale delle periferie, con le comunità ecclesiali di base, nella pastorale indigena.

Un paio di anni fa, descriveva così la sua missione: «Oggi dall'esperienza in una casa di accoglienza per migranti in transito a Tierra Blanca, Veracruz, con grande gioia e dolore, la mia vita e il mio servizio sono dedicati ad accompagnare i migranti che attraversano il Messico per un sogno di vita; ai migranti sfollati dal nostro Paese che cercano un'altra opportunità e sicurezza; a rifugiati e richiedenti asilo, uomini, donne, adulti, giovani e bambini».

Sheila Leocádia Pires, giornalista cattolica, originaria del Mozambico, è stata nominata segretaria della commissione per l’informazione del sinodo. In una dichiarazione diffusa dal Vaticano, ha commentato così l’incarico assegnatole da papa Francesco: «Non sono sicura di essere la prima donna a essere nominata in una posizione del genere, ma certamente, come donna africana del Mozambico che vive e serve la Chiesa in Sudafrica, penso che Papa Francesco stia dando un buon segno a tutte le donne del Sud globale, specialmente in Africa.

Nella mia posizione, farò del mio meglio per servire l'informazione intorno all'assemblea. Come giornalista, mi impegnerò in modo particolare affinché i colleghi possano coprire adeguatamente il sinodo, avendo l'alta responsabilità di informare il popolo di Dio».

Emerge, una volta di più, a scorrere numeri e nomi dei delegati del sinodo, il volto di una Chiesa sempre meno eurocentrica e sempre più globale, articolata in una dimensione plurale. È stata del resto questa una delle prerogative del pontificato bergogliano, quella di dare voce e gambe alle realtà ecclesiali cosiddette periferiche e in realtà divenute centri di evangelizzazione e irradiazione del cattolicesimo. Anche da questa impostazione, bisogna considerare, nasce il nuovo protagonismo cattolico femminile, da comunità e aree geografiche in cui senza la presenza attiva delle donne, la chiesa non esisterebbe o quasi.

Muller, Ouellet, Fernandez e Zuppi 

Non mancano, in ogni caso dall’elenco dei partecipanti all’assise di ottobre, i protagonisti del dibattito ecclesiale degli ultimi anni, compreso qualche oppositore di peso del papa. Anzi, va sottolineato, che il cardinale tedesco Ludwig Gerhard Muller, ex prefetto della congregazione per la dottrina della fede frai più scontenti del pontificato attuale, è stato nominato dal papa; così come l’ex prefetto del Dicastero dei vescovi, il canadese Marc Ouellet. Fra i delegati degli Stati Uniti troviamo il presidente della conferenza episcopale, monsignor Timothy Broglio, ordinario militare, e l’arcivescovo di New York, Timothy Dolan, entrambi avversari del pontefice.

Su questo versante, al contrario, Francesco ha riequilibrato le cose a suo favore nominando alcuni esponenti della Chiesa a stelle e strisce in linea con il suo magistero: l’arcivescovo di Washington, il cardinal Wilton Gregory, l’arcivescovo di Chicago, card. Blase Cupich, e quello di San Diego, cardinal Robert McElroy. Con loro, Bergoglio ha chiamato al sinodo anche il neo nominato prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, monsignor Victor Manuel Fernandez, e il suo predecessore Luis Ladaria.

Fra gli italiani, sparsi nelle varie categorie, troviamo il presidente della Cei Matteo Zuppi, gli arcivescovi di Milano, monsignor Mario Delpini, di Napoli, monsignor Domenico Battaglia, e di Torino monsignor Roberto Repole, quindi il direttore della Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro. Ha destato, infine, un certo scalpore, che fra gli invitati al sinodo figurasse Luca Casarini, responsabile della “Mediterranea Saving Humans” e storico leader dei no global italiani, oggi impegnato nell’aiuto e nel soccorso ai migranti. «Sono molto onorato – ha detto Casarini all’Adnkronos – umilmente ascolterò.

Il Papa sta provando a cambiare molte cose. Credo che sarà interessante perché si discuterà di temi che appartengono alla realtà. Questo mondo va cambiato». In effetti, la presenza di Casarini fa comprendere come, nelle intenzioni del papa, il sinodo non debba solo servire a discutere del celibato obbligatorio dei preti.

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