Gentile direttore,
ho letto con interesse l’editoriale di Lorenzo Castellani L’ambientalismo e gli errori politici della destra e vorrei tornare su alcuni punti toccati nell’articolo. In particolare sulla necessità di portare avanti un ambientalismo da destra, più che di destra, poiché i temi ambientali non dovrebbero avere colore politico ma essere patrimonio comune di tutti i cittadini.
È innegabile che negli ultimi anni la sinistra abbia cercato di fare propria la tematica ambientale. Ciò ha portato a un’identificazione dell’ambientalismo come una battaglia solo di sinistra favorendo, tanto politicamente quanto mediaticamente, la descrizione di un mondo progressista che ha a cuore il futuro del pianeta e di un mondo conservatore e liberale disinteressato alla natura, cosa che non corrisponde al vero.
Esiste infatti un’importante tradizione culturale di conservatorismo verde che è giusto non solo rivendicare ma attualizzare con proposte concrete. Politicamente a destra spesso si parla dei temi ambientali per attaccare le ricette della sinistra ma la pars destruens (pur necessaria di fronte a proposte ideologiche e talvolta radicali) non è sufficiente se non accompagnata da una pars construens. In tal senso, una proposta ambientale conservatrice e liberale dovrebbe fondarsi su tre pilastri:
1) Coniugare le esigenze delle imprese con quelle dell’ambiente. Sebbene si parli sempre di una “transizione ecologica” che tenga in considerazione l’economia, occorrono misure concrete per non lasciare indietro le aziende italiane su cui si stanno abbattendo i costi delle politiche green.
2) Non abbandonare i ceti più deboli. Si tratta di una proposta che apparentemente può sembrare di sinistra ma è in realtà connaturata nel dna del pensiero conservatore. Troppo spesso il costo delle direttive europee ricade su chi non può permetterselo e questo, oltre ad essere sbagliato, rende la transizione ecologica impopolare.
3) Superare un approccio ideologico ai temi ambientali che mette in contrapposizione uomo e natura, considerando l’uomo come un nemico della natura e non parte di essa. L’ecologismo conservatore si fonda sulla tutela e la salvaguardia di tradizioni, stili di vita, usanze che devono essere conservate e non si possono cancellare.
Il centrodestra deve perciò considerare i temi ambientali centrali nella propria agenda, non solo per rivendicare una tradizione culturale di ecologismo conservatore e liberale ma anche per lungimiranza politica. È evidente infatti che l’ambiente sarà un argomento politicamente sempre più centrale e la discussione sul green deal rappresenterà il principale tema delle elezioni europee nel 2024. A ciò si aggiunga che le giovani generazioni (in gran parte post ideologiche) considerano l’ambiente sempre più importante nelle loro vite e sceglieranno i partiti politici più attenti a questo tema.
Mi lasci però aggiungere un altro punto che credo sia importante per un dibattito serio sul tema: mettere in discussione le direttive green dell’Ue o alcune proposte radicali sull’ambiente non significa essere “negazionisti climatici”, quanto rivendicare la necessità di una diversa visione politico/culturale. La ricetta del centrodestra si basa su soluzioni alternative a quelle progressiste con proposte di buon senso, prive di ideologia e senza sottovalutare il peso politico ormai assunto dai temi green.
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