La villa sulla collina di Cinecittà, su cui si posano gli occhi di migliaia di telespettatori, è isolata dalla realtà. Ma ci sono dei casi in cui il lutto bussa alla sua porta e ci costringe a guardare qualcosa che ci fa paura
Gustav von Aschenbach segue il giovane e bellissimo Tadzio per giorni. Lo osserva mentre fa il bagno al Lido di Venezia, mentre corre tra le calli e i ponti della città-isola, staccata dalla terraferma e dal mondo circostante.
Un piccolo universo a sé stante, un luogo chiuso dentro il quale avviene l’azione, quella descritta da Thomas Mann: osservare la vita di qualcun altro in modo ossessivo, costante, ventiquattr'ore su ventiquattro, senza che l’altro possa vederti.
Ne La morte a Venezia, il protagonista si abbandona a un trapasso annunciato già dal momento in cui si scopre che la città è invasa da un’epidemia di colera. La morte si intrufola nello scorrere del racconto di vita che passa dal corpo acerbo e perfetto di uno sconosciuto, si fa strada nella bellezza, nell’attrazione che porta alla contemplazione.
La casa del Grande Fratello, a Cinecittà, è situata su una collina. Circondata da mura di cemento, è un’isola all’interno della grande metropoli del cinema. Chi varca la soglia, diventa al tempo stesso lontano da qualsiasi cosa e vicino a chiunque voglia guardare.
Se Gustav von Aschenbach deve spostarsi, nascondersi, accomodarsi su una sdraio in riva al mare per guardare l’oggetto del suo desiderio, e della sua curiosità, per osservare tutti gli abitanti del reality più longevo della televisione italiana basta accendere sul canale 55 e osservare tutto ciò che fanno, dalla mattina alla sera, senza sosta né ostacoli, se non quello della regia che alterna le camere come occhi che si spostano.
L’occhio, infatti, è il simbolo del programma, logo immutabile che rappresenta lo sguardo di chi da fuori non può fare altro che osservare.
Ciascuno trova in casa il suo Tadzio e lo segue per varie ragioni, dall’amore all’odio, non importa quale sia il sentimento che muove il nostro sguardo, l’importante è che ci sia qualcosa che lo attrae. Anche al Grande Fratello, come sull’isola che fa da scenario al racconto di Thomas Mann, può arrivare la morte.
Dalla commozione allo strazio
Nei giorni di fine anno del 2020, in piena pandemia, su Canale 5 andava in onda il Grande Fratello Vip 5, un’edizione particolarmente fortunata del programma, sia per ascolti che per entusiasmo del pubblico, la seconda condotta da Alfonso Signorini.
Durante la festa di capodanno, succede qualcosa di inedito: il conduttore decide di comunicare ai concorrenti, per regolamento ignari di tutto ciò che succede nel mondo esterno durante la durata del gioco, la lista dei grandi personaggi deceduti negli ultimi mesi.
Una cascata di dolore inonda il clima festoso da ultimo dell’anno, mentre sullo schermo scorrono i volti di Maradona, Sean Connery, Gigi Proietti.
I vipponi, così Signorini chiamava i protagonisti del suo reality prima che ritornasse alla sua formula originale senza Very Important People coinvolte, si stringono in abbracci, occhi lucidi, carezze, si consolano come possono davanti a questa onda anomala di tristezza che pervade un momento di gioia.
Un nome però, suscita una reazione inaspettata, ossia quella di Maria Teresa Ruta che scopre della morte del suo caro amico Paolo Rossi.
A quel punto, il dolore diventa uno strazio, e la commozione per la perdita di grandi personaggi, icone senza un vero e proprio ruolo all’interno della vita di ognuno di loro, si trasforma nella verità di un legame reale spezzato. Non più osservatori e osservati, Maria Teresa Ruta interrompe il flusso del distacco.
Sempre in quella stessa edizione, la modella Dayane Mello viene raggiunta da una notizia drammatica. Suo fratello è morto in un incidente stradale, ma lei non può neanche raggiungere la famiglia in Brasile per via della quarantena imposta dalla contingenza storica in cui avviene questo fatto atroce.
Lo comunica prima di tutto alla sua migliore amica in casa, Rosalinda Cannavò, un’attrice che ha scelto di riappropriarsi del suo vero nome dopo essere entrata con lo pseudonimo di Adua del Vesco.
Tra le due nasce un sentimento che sembra andare oltre il rapporto amicale, Dayane è innamorata, forse, Rosalinda potrebbe esserlo, ma non si sa. Questo mistero alimenta l’interesse di una parte del pubblico che vorrebbe vedere una storia d’amore nascere in diretta, la cosa migliore che possa succedere nella casa del Gf, ma il tutto viene interrotto dall’ingresso del futuro fidanzato di Rosalinda e da quello del dolore.
Dayane decide di rimanere in casa, nonostante il lutto, e quando Rosalinda si allontana per via dell’interesse che cresce verso questo nuovo ragazzo, Andrea Zenga, la congeda con una frase straziante: «Tu stai vivendo l’amore, io la morte».
Eros e Thanatos, i due impulsi che dominano il genere umano, si manifestano anche dentro alla cornice più inaspettata, spontaneamente.
La scelta di Luzzi
L’edizione attualmente in onda del Grande Fratello ha una protagonista molto amata. Si chiama Beatrice Luzzi, è un’attrice che ha avuto un momento di grande popolarità negli anni Duemila grazie alla fiction Vivere.
Luzzi è una donna intelligente, colta, interessante, al di sopra degli standard per il casting del Grande Fratello, che solitamente punta più alla veracità sincera dei suoi concorrenti, la famosa “verità” di cui va a caccia.
Con stupore di tutti, l’attrice e regista ha generato attorno a sé una grande attenzione, sia da parte del pubblico che la fa vincere sempre al televoto con percentuali bulgare, sia sui social con gruppi di fan accaniti, sia in casa, dove è quasi sempre al centro di ogni disputa e contestazione. Durante le vacanze di Natale, a Beatrice Luzzi è stato comunicato che il padre è venuto a mancare.
Un dramma personale, ma anche televisivo, vista la sua centralità all’interno della narrazione del programma.
La reazione dei compagni di gioco rispetto a questo evento luttuoso che si è inserito non solo all’interno di una cornice di intrattenimento ma anche di festa, visto il periodo dell’anno, non è stata apprezzata da molti. Mentre alcuni hanno sentito la necessità di interrompere quel fiume di spensieratezza verso cui sono indirizzati, altri non hanno battuto ciglio, continuando come se nulla fosse, cosa che non è piaciuta affatto al conduttore.
Beatrice Luzzi ha poi deciso di rientrare in casa, perché suo padre avrebbe voluto così, perché si tratta comunque del suo lavoro, e mai come in questo caso vale la regola del the show must go on. (Questa settimana Luzzi è uscita di nuovo dalla casa, molto brevemente, per la sepoltura del padre).
Prima di riprendere il normale corso del racconto però, Beatrice ha letto una lettera commovente che ha scritto per spiegare a tutti il perché di questa scelta. La scrittura, come elemento di disturbo a un racconto che è fatto puramente di immagini e suoni, si è impossessata per qualche minuto del mezzo televisivo.
La morte al Grande Fratello, non è un romanzo, né uno racconto di Thomas Mann, eppure alle volte, molto raramente, ci consente di osservare da vicino qualcosa verso cui nutriamo paura e curiosità, proprio ciò da cui rifuggiamo riempendo il nostro sguardo di spensieratezza.
Qualcosa che ci riguarda e che ci spaventa, ma da cui non possiamo scappare, nemmeno se siamo concorrenti di un reality che dovrebbe mettere in pausa la realtà.
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