Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della sentenza della Corte d'Assise di Milano che ha condannato all'ergastolo Michele Sindona per l'omicidio dell'avvocato Giorgio Ambrosoli


La ricostruzione della vicenda che forma oggetto dell'imputazione contestata e della quale si dirà fra breve, dimostra che già dalla primavera del 1977 Luigi Cavallo - riparato all'estero nel 1976 a causa di procedimenti giudiziari italiani che lo riguardavano (memoria difensiva dallo stesso prodotta al dibattimento il 15.10.85), direttore responsabile del periodico "Agenzia A" stampato a Torino - era persona legata a Michele Sindona da un rapporto di collaborazione di natura anche criminosa, essendo disponibile a svolgere per conto dello stesso incarichi che comportavano il compimento di azioni intimidatorie e ricattatorie.

I persistenti rapporti di collaborazione fra Sindona e Cavallo in intrighi di vario genere sono confermati anche da numerosi documenti - fra i quali anche copie di documenti giudiziari del presente procedimento, all'epoca ancora coperti da segreto istruttorio - rinvenuti nel domicilio parigino di quest'ultimo nel corso della perquisizione effettuata il 20 dicembre 1983. Come risulta dalla esposizione fatta nel capitolo concernente la vicenda Zitropo-Pacchetti, a partire dal novembre 1977 il Cavallo condusse una serie di attacchi di eccezionale violenza contro Roberto Calvi, facendo affiggere il 9 novembre nelle vie del centro di Milano dei manifesti murali con il titolo "Roberto Calvi in galera!", facendo distribuire dei volantini, e pubblicando i numeri di ottobre-novembre 1977, di gennaio-febbraio 1978 e di marzo-aprile 1978 del periodico "Agenzia A", tutti scritti con i quali Calvi veniva accusato di gravi delitti e specificamente di una serie di operazioni finanziarie penalmente illecite, con la contemporanea pubblicazione di fotocopie di documenti segreti destinata ad avvalorare le accuse, e con la minaccia di ulteriori pubblicazioni.

In particolare nel numero di ottobre-novembre 1977 di "Agenzia A" il Cavallo - in significativa sintonia con le rivendicazioni che nello stesso tempo l'avvocato Guzzi stava avanzando nei confronti di Calvi attraverso Licio Gelli - accusava Calvi di avere chiesto ed ottenuto che su suoi conti personali segreti presso banche svizzere fossero versate decine di milioni di dollari indebitamente pagati da aziende del Banco Ambrosiano come sovra-prezzo per l'acquisto di azioni di società del gruppo Sindona, e di essersi appropriato della parte dello stesso Sindona che in tali operazioni aveva agito come suo socio di fatto al 50 per cento.

Dopo la pubblicazione del numero di marzo-aprile 1978 di "Agenzia A" - e quindi dopo che con la telefonata del 3 aprile 1978 Calvi aveva informato l'avvocato Guzzi, e attraverso di lui lo stesso Sindona, di avere disposto il bonifico di 500.000 dollari a favore del conto corrente n. 461954 della E.A.C. CONSULTIT EUROPE presso la UBS di Chiasso - gli attacchi di Cavallo a Calvi cessarono per circa un anno, fino alla pubblicazione del numero di marzo-aprile 1979 della medesima rivista. Sulle ragioni di tali violenti attacchi il Cavallo, sentito dal Pubblico Ministero il 23 maggio 1979, spiegò che Sindona, intendendo "riottenere danaro da Calvi", gli aveva trasmesso una serie di documenti che egli poi aveva utilizzato nei suoi articoli su "Agenzia A".

Nel corso della medesima deposizione produsse i documenti che gli erano stati così consegnati, e aggiunse che Sindona aveva poi ottenuto da Calvi il danaro che pretendeva, tanto che l'avvocato Guzzi aveva desistito dalla azione intrapresa nei confronti di quest'ultimo. Interrogato il 28 giugno 1982 dal Giudice Istruttore, Cavallo nella sostanza confermò che la sua campagna di stampa contro Calvi era stata effettuata per incarico di Sindona, e utilizzando documenti, notizie e informazioni a tal fine fornitegli dal medesimo, il quale peraltro era poi rimasto scontento del suo operato perché avrebbe preferito che il tenore delle pubblicazioni fosse stato più cauto, più indiretto e meno plateale. Confermò, in particolare, che lo scopo dell'incarico conferitogli da Sindona era quello di "esercitare in qualche modo una qualche pressione su Calvi perché egli gli restituisse ciò che, a suo dire, gli doveva".

Nel corso della successiva istruttoria venne acquisita la prova documentale di una ulteriore e più diretta attività intimidatoria posta in essere nello stesso periodo e con il medesimo scopo estorsivo dal Cavallo nei confronti di Calvi. Si tratta, in particolare, delle fotocopie di due lettere dattiloscritte indirizzate a Calvi ed a firma Luigi Cavallo, la prima delle quali, sprovvista di data, era stata certamente spedita in epoca di poco anteriore all'affissione dei manifesti murali (9 novembre 1977).

In questa infatti si faceva espresso riferimento alla prossima pubblicazione di "Agenzia A" ed alla affissione e diffusione dei manifesti, e si indicava esplicitamente la finalità estorsiva dei programmati attacchi ("Le trasmetto le bozze 'in numero unico' della prima serie di pubblicazioni che saranno diffuse per posta ed attivisticamen1e; nonché della edizione integrale dei manifesti, che verranno affissi sia regolarmente sia attivisticamente. Accludo anche alcune delle fotocopie in mio possesso.

L'azione sarà alimentata da altro materiale dedicato agli azionisti del Banco e de La centrale, alla Curia, alla CISL, alle ACLI e così via, di cui Le farò successivamente avere copia. Sono avvezzo a giocare a carte scoperte.

Nel caso Ella volesse mettersi in contatto con chi di dovere e riconsiderare l'opportunità di onorare gli impegni da lei liberamente assunti anni addietro con New York, ogni azione sarà definitivamente troncata. Il materiale è stato stampato in una tipografia di mia proprietà, con personale apolitico e di assoluta fiducia. Il piombo verrà rifuso e le carte della redazione e della stampa distrutte. In caso contrario, le iniziative programmate saranno moltiplicate ed intensificate sino alla loro logica conclusione").

La seconda lettera a Calvi era contenuta in una busta sulla quale si nota una stampigliatura a macchina con la data del 13 dicembre 1977, ore 9,36, e dalle indagini svolte al riguardo dalla Guardia di Finanza di Milano è risultato che tale stampigliatura era stata apposta nella portineria del Banco Ambrosiano con l'apparecchio, ivi esistente, destinato alla punzonatura dei plichi in arrivo.

La data cosi stampigliata sulla busta dimostra che la lettera era pervenuta a Calvi poche ore prima dell'incontro fissato per lo stesso giorno fra costui e l'avvocato Guzzi.

In tale lettera, nella quale si richiamava il contenuto della missiva precedente e si ribadiva l'obbiettivo degli attacchi in corso, venivano espresse ulteriori e più gravi minacce nei confronti di Calvi qualora egli avesse rifiutato di "onorare gli impegni assunti" ("Magistratura e Guardia di Finanza, carabinieri e sindacati, partiti e polizia, saranno progressivamente costretti ad intervenire. Se ciò non avvenisse in tempi brevi, gruppi extra-parlamentari le renderanno impossibile la vita privata e quella sociale.

Dovrà scegliere: o scappare all'estero o essere rinchiuso a San Vittore. O il suicidio civile o la latitanza, più o meno dorata. Ma anche la fuga ha i suoi aspetti negativi. E, date le sue numerose radici finanziarie, non sarà difficile scovarla. Anche in Argentina, come altrove, ho amici fidati. O l'accordo e il rispetto degli impegni o la lotta ad oltranza.").

Le due lettere a firma Luigi Cavallo, insieme ad un testo dattiloscritto di quattro pagine intitolato "Per la conversazione con Roberto Calvi" e contenente la storia del rapporto Calvi-Sindona secondo il punto di vista di quest'ultimo nonché l'elenco dei "tradimenti" e delle "truffe" che Calvi avrebbe commesso .ai danni del "socio", e a due volantini a stampa editi dalla tipografia ESI di Luigi Cavallo, furono prodotte al Giudice Istruttore il 7 novembre 1983 dall'avvocato Antonio Delitala, il quale informò di avere ricevuto i documenti, con l'incarico di produrli, da Clara Canetti vedova Calvi, che risiedeva all'estero ed intendeva recarsi a Londra, dove era disposta a rendere deposizione.

Costei infatti, deponendo a Londra il 28 novembre. 198P3 da- .. vanti al Giudice Istruttore, confermò di avere prodotto, per mezzo dell'avvocato Delitala, gli anzidetti documenti, spiegando che si trattava di fotocopie, estratte da suo figlio Carlo Calvi, di documenti che il marito, deceduto il 17 giugno 1982, aveva personalmente depositato alla di lei presenza in una cassaforte conservata in un paese dell'America Centrale.

Produsse altresì molti altri documenti provenienti dalla stessa cassaforte, fra i quali varie fotocopie di documenti, già per altro verso acquisiti agli atti, concernenti l'operazione Zitropo-Pacchetti. Riferì infine di ricordare che nel novembre 1977 erano stati affissi a Milano dei manifesti murali e distribuiti dei volantini, nei quali suo marito Roberto Calvi era accusato di gravi delitti, e che lo stesso le aveva detto di sapere che l'autore di tale campagna era Luigi Cavallo, il quale agiva per conto di Michele Sindona a causa delle pretese finanziarie che costui avanzava nei suoi confronti.

Luigi Cavallo, nella fase del giudizio, ha disconosciuto la paternità delle due lettere di cui si tratta, sostenendo che tali documenti erano contraffatti. Deve invece ritenersi; come si dirà fra poco, che si tratti di fotocopie di lettere realmente inviate a Calvi dal Cavallo, e che quindi il loro disconoscimento da parte di quest'ultimo sia mendace.

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