«Io mi occupo di politica, non di serie tv», dice Viktor Orbán dopo che una registrazione audio ha gettato nello scompiglio l’Ungheria da lui governata.

È vero: sembra una serie tv, quella che ha come protagonisti Péter Magyar, ex uomo d’apparato orbaniano e oggi scassinatore del sistema, e la sua ex moglie Judit Varga, che una volta da ministra della Giustizia strepitava contro Bruxelles. Gli ingredienti ci sono tutti: amore e odio, matrimoni e separazioni, soldi e corruzione, potere e – più di ogni altra cosa – intrighi. Peccato che, per quanto i protagonisti possano inventarsi le loro versioni dei fatti, sia appunto di fatti che si parla.

Non è una fiction, questa storia vera, e contiene elementi potenzialmente esplosivi per il sistema orbaniano. Questo martedì, dopo aver divulgato un audio bomba, Magyar ha chiamato a raduno gli ungheresi davanti alla procura. Le sue rivelazioni mostrano le connessioni abusive tra sistema economico, politico e giudiziario.

Proprio questo giovedì, si tiene a Budapest l’udienza sul caso Ilaria Salis, e lo squilibrio di poteri esibito dalla “gola profonda” Magyar getta un fascio di luce sul contesto altamente politicizzato nel quale la 39enne italiana verrà giudicata. Neppure il più fine degli sceneggiatori avrebbe potuto concepire questa coincidenza temporale.

Prequel. I protagonisti

Prima che la serie di scandali ungheresi partisse come un domino, Péter Magyar e Judit Varga erano perfettamente incastonati nel sistema di Orbán.

Varga era il megafono della propaganda orbaniana, prima come ministra della Giustizia sempre pronta a scagliarsi contro Bruxelles, poi proiettata nella posizione sicura di capolista del partito di governo, Fidesz, in vista delle europee di giugno. Stando ai rumors, dal Belgio avrebbe potuto vivere anche più liberamente la sua omosessualità.

Magyar aveva incarichi in compagnie statali e consigli di vigilanza, dunque non faceva il politico di mestiere, ma era talmente inserito nel mondo orbaniano che è difficile slegare il suo ruolo nell’apparato economico dai suoi legami con Fidesz. La ex ministra e Péter Magyar sono stati sposati, per poi annunciare un anno fa la loro separazione.

Prima puntata. L’innesco

(Novak si dimette. Foto Ansa)

A febbraio la presidente della Repubblica ungherese Katalin Novák, anche lei orbaniana di ferro, ha dovuto dimettersi a seguito di uno scandalo che riguardava la grazia presidenziale da lei concessa a Endre Kónya, il quale aveva tentato di coprire casi di pedofilia. Coinvolta anche lei da ministra della Giustizia nella vicenda della grazia, anche Varga ha annunciato il suo ritiro dalla vita pubblica (e dunque anche da una eventuale lista di giugno).

Questo scandalo non è stato che un innesco. A metà febbraio Magyar ha rinunciato a tutti i suoi incarichi e contestualmente ha lanciato un j’accuse contro il sistema orbaniano, concentrandosi in particolare sul «Richelieu di Orbán» – come lui lo chiama – ovvero Antal Rogán, potentissimo ministro che controlla anche i servizi segreti. Con un’intervista video di due ore che ha attratto milioni di visualizzazioni (un ungherese su quattro l’ha vista) la nuova “gola profonda” ha fatto «una radiografia pubblica del funzionamento del sistema orbaniano», come dice lo storico Stefano Bottoni.

La motivazione ufficiale fornita da Magyar? «Non voglio far parte di un sistema nel quale i veri capi si nascondono sotto le gonne delle donne»: lancia in resta in difesa della ex. Tra le rivelazioni, anche quella che la coppia fosse stata spiata da Rogán, e che a lungo le fosse stato impedito di separarsi.

Seconda puntata. Scontro

Diventato rapidamente popolare, il 15 marzo – non a caso nell’anniversario della rivoluzione ungherese del 1848 – Magyar ha lanciato un suo partito, Talpra Magyar (“sollevatevi, ungheresi!), che in questi giorni si è attestato attorno al 13 per cento nei sondaggi e che fa leva sulla specificità del fondatore, capace di attirare un elettorato variegato: lui si dichiara non di sinistra, ma intenzionato a «cambiare il sistema».

Apparso pronto a tutto o quasi, Péter Magyar deve aver infastidito le alte sfere fidesziane, e nel giro di poco – veicolate astutamente tramite un giornale di opposizione come HVG – hanno preso a circolare rivelazioni su presunte violenze domestiche di lui su Varga quando i due erano sposati.

Le accuse si basano su un rapporto della polizia risalente al 2020, relativo a un acceso litigio tra i due ed emerso però solo questo 17 marzo.

Sequel. Colpi al sistema

EPA

«Una commedia organizzata», secondo Magyar, che è passato al contrattacco.

La settimana scorsa si è presentato in procura, e questo martedì ha anche reso pubblico l’audio bomba nel quale si sente Varga ammettere con lui che per salvare due uomini di Fidesz dal più clamoroso caso recente di corruzione – il caso Schadl-Völner appunto – ci sono state ingerenze orientate politicamente. Pál Völner era il viceministro di Varga, e prendeva soldi da György Schadl, a capo degli ufficiali giudiziari, e a sua volta dentro una rete corruttiva. Tangenti, abuso d’ufficio, nomine ed esami truccati: uno scandalo, emerso nel 2021.

«Hanno suggerito alla procura cosa insabbiare», dice Varga nell’audio che risalirebbe al 2023. La ex ministra dice di esser stata incastrata dall’ex marito, che con lei era violento. Magyar – che questo martedì pomeriggio ha portato in piazza migliaia di persone – chiede le dimissioni del governo e del procuratore Péter Polt. Il vero protagonista è Orbán, e difficilmente si farà schiodare dalla poltrona.

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