Assieme ad altri otto media europei, Domani lancia lo European Focus. C’è la Francia, con Libération, la Germania con Tagesspiegel, la Spagna con El Confidencial, c’è Budapest con Hvg, Varsavia con Gazeta Wyborcza, ci sono Delfi dall’Estonia e Balkan Insight che copre l’area dei Balcani, c’è n-ost da Berlino, e poi collaborazioni da Kiev e un’apertura costante verso tutta Europa.

A due anni dalla sua nascita, e con l’attenzione per l’Europa che lo contraddistingue sin da allora, Domani rilancia e si apre sempre di più alla dimensione europea. Non si tratta semplicemente di dar vita a una newsletter comune, anche se questo è l’esito tangibile della nostra collaborazione paneuropea: ogni mercoledì, dal 28 settembre, potete ricevere lo European Focus nelle vostre caselle di posta sia in inglese sia in italiano, e ritrovarlo integralmente, gratis, sul nostro sito, oltre che sul quotidiano nelle sue parti più interessanti. Il progetto dello European Focus però non è solo una newsletter, o una questione di nuovi contenuti editoriali. È il nostro contributo per dare vita a un dibattito pubblico a tutti gli effetti europeo, il che è un passaggio indispensabile per la nostra vitalità democratica comune. ISCRIVITI QUI

Una nuova pratica

Uno dei tratti inediti dello European Focus è che viene concepito attraverso un processo redazionale che è a tutti gli effetti europeo. Ogni settimana i reporter di riferimento di ciascuno dei nove media coinvolti nel progetto si danno appuntamento online per lo European editorial meeting. Qui ci confrontiamo sui temi più sentiti a Roma, Berlino, Budapest, Madrid, Parigi, Sarajevo, Tallinn, Varsavia e individuiamo un argomento comune da affrontare in ottica paneuropea. Oltre ai nove media promotori del progetto, a queste riunioni partecipano su base fissa anche colleghi dall’Ucraina.

Coi referenti delle altre testate, gli incontri preparatori sono cominciati già mesi fa, e lo scambio non è solo virtuale: la scorsa primavera ci siamo incontrati a Berlino, ospitati per due giorni nella redazione del Tagesspiegel; ci sarà un nuovo incontro a Budapest, poi a Sarajevo.

Questi momenti di scambio servono a rilevare quei temi e problemi che tutti noi, come europei, viviamo, anche se con declinazioni differenti: lo European Focus è anzitutto un esercizio di apertura di orizzonti che si riflette nel nostro lavoro quotidiano nelle rispettive redazioni.

Nello editorial meeting selezioniamo il tema della newsletter settimanale, alla quale contribuiscono cinque autori, vale a dire cinque media a rotazione, con la possibilità di aprire la partecipazione a freelance e testate di altri paesi, come già avviene con l’Ucraina. La preparazione della newsletter richiede poi un secondo incontro ad hoc per gli autori: il lavoro collettivo è costante.

Cosa leggerete quindi ogni mercoledì? Un coordinatore editoriale a turno vi introdurrà al tema della settimana, che verrà quindi sviscerato sotto varie angolazioni. La newsletter racchiude commenti, analisi, piccoli reportage, dati. Lo stile è colloquiale: European Focus è una conversazione europea.

Il punto è la democrazia

A luglio i pescatori di Oława, in Polonia, hanno segnalato la presenza di pesci morti lungo il fiume Oder e sono finiti sui giornali locali. Ma ci sono volute settimane perché il governo polacco riconoscesse la gravità del problema ambientale, e che le responsabilità erano umane. Intanto il disastro si è esteso in Germania. A quel punto tutta Europa ne ha parlato. Ma come sarebbe andata questa storia se i media si fossero confrontati di più, e in tempo? Questo è solo uno degli esempi concreti.

Quali sono le priorità delle politiche europee se sono i cittadini europei a dettarle? C’è estremo bisogno di European Focus. Nell’autunno 2020, quando questo giornale indipendente è nato in Italia, abbiamo raccontato quanti ostacoli incontrano i media indipendenti ungheresi; i nostri lettori si sono anche organizzati per sostenere quelle testate libere. A due anni di distanza, la orbanizzazione di media e politica è ormai in cima al dibattito.

Sì, lo stato di diritto in Europa è in bilico. Proprio per questo è necessario che la democrazia abbia anticorpi robusti, e senza media che parlino europeo non può resistere un progetto condiviso. Da europei ne stiamo affrontando tante: crisi finanziaria e poi energetica, pandemia e poi guerra in Ucraina. Tutti abbiamo parlato delle stesse crisi, eppure ognuno per conto suo; nel frattempo i governi e le istituzioni europee hanno continuato a decidere per noi.

Oggi si discute di come riformare l’Ue, ma spesso questo dibattito esclude il vero nodo, e cioè come rafforzare la governance democratica europea. È ancora possibile, nel 2022, condurre dibattiti politici nazionali in modo isolato e non articolarli come famiglie politiche europee? E quanto sarebbe più robusta l’Ue, se elaborassimo un dibattito comune, come società civile europea? Su Domani avete letto dell’influenza che le lobby hanno nel processo decisionale di Bruxelles; il più importante gruppo di pressione, e cioè l’opinione pubblica europea, gioca invece un ruolo ancora troppo marginale.

European Focus ha ottenuto il cofinanziamento dell’Ue nella cornice del programma Creative Europe, ma il progetto è nato dal basso, dalle relazioni europee che Domani coltiva.

Sulle nostre pagine leggete i reportage dello European Press Prize, di Ereb, le inchieste internazionali coordinate con Lighthouse Reports, vedete i frutti della nostra partecipazione allo European Data Journalism Network, il dialogo con Voxeurop.

Ora c’è un passo ulteriore, un appuntamento paneuropeo. Non basta tradurre contenuti, ma culture: diceva Umberto Eco, intellettuale europeo, che la lingua d’Europa è la traduzione.

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