Beppe Grillo ha detto no a Mario Draghi: restare compatti e leali a Giuseppe Conte, no a un governo tecnico. Questa la linea espressa ad alcuni big del M5S che lo hanno sentito in queste ore, ma il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha deciso di provare il tutto per tutto ricompattando la maggioranza giallorossa sotto la guida di Draghi.

Per primo il no è arrivato da Alessandro Di Battista, che già ieri sera aveva detto di essere contrario, e oggi ha scritto un editoriale dal titolo «Perché bisogna dire no a Draghi». Per lui il Movimento 5 stelle non deve ipotizzare di far parte di una nuova maggioranza: «Lo voti la Meloni che ha già detto sì, in passato, a governi tecnici e a leggi Fornero. Lo voti mezzo Pd, che ha lavorato incessantemente per buttare giù Conte e arrivare a questo punto. Lo voti Salvini, ennesimo pezzo di arredamento del “sistema” mascherato da amico del popolo. Lo voti Renzi, mero esecutore di ordini altrui. Lo voti Forza Italia, dove non comanda più Berlusconi ma dove comanda ancora Gianni Letta, artefice dell’operazione Carelli».

L’agenzia AdnKronos ha raccontato che Beppe Grillo ha intimato ai suoi di seguire la linea già espressa dal reggente Vito Crimi subito dopo l’annuncio di Mattarella. Il garante del Movimento ha poi raccomandato ai suoi di continuare a sostenere il premier uscente.

Nel giro di meno di un’ora è arrivato un comunicato del leader del Pd: «Con l'incarico a Mario Draghi si apre una fase nuova che può portare il paese fuori dall'incertezza creata da una crisi irresponsabile e assurda». Zingaretti chiede di mantenere l’alleanza: «Non bisogna perdere la forza e le potenzialità di una alleanza con il Movimento 5 Stelle e con Leu basata su proposte comuni sul futuro dell’Italia. Per affrontare questi temi chiederemo nelle prossime ore un incontro con il Movimento 5 Stelle e Leu», aggiunge. Anche Liberi e Uguali infatti si sta agitando sull’ipotesi del governo tecnico. Il portavoce di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, ha detto che il suo partito, che fa parte del gruppo, vede il sì a Draghi «difficile».

Nel pomeriggio, il ministro dei beni culturali uscente e capo delegazione del Pd presso il governo giallorosso ormai finito, Dario Franceschini, ha fatto appello ai Cinque stelle in un’intervista all’Huffington Post: «Io oggi dico agli amici dei Cinque stelle: attenti, di fronte a problemi ancora più gravi, a non rovesciare le parti; attenti, di fronte a un richiamo come quello di Mattarella e alla disponibilità di una personalità come Draghi a non produrre un esito paradossale: la maggioranza che si spacca e la destra disponibile per senso di responsabilità». Il premier uscente Conte, ha proseguito, sosterrà Draghi: «Sono convinto che proprio Conte, dopo aver ha servito il paese in un momento difficile, sarà coerentemente il primo e più e convinto sostenitore di Draghi».

Conte non si esprime

Il premier uscente Giuseppe Conte incontrerà Draghi, cosa gli dirà «lo saprà lui in anteprima» ha detto intercettato da Sky Tg24 all'uscita della propria abitazione. Nessuna risposta, invece, su un eventuale partito a sua guida.

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