«Siamo qui, unisciti a noi». I minacciosi adesivi adornati del logo del gruppo mercenario Wagner e di un Qr code che conduce a una pagina di arruolamento sono comparsi negli ultimi giorni a Varsavia e Cracovia, nel cuore della Polonia. L’episodio sembrava uno scherzo o una provocazione, ma il governo polacco ha preso seriamente l’episodio e il ministero dell’Interno, Mariusz Kaminski, ha detto che due persone sono state arrestate nel corso delle indagini sul caso.

Da quando un mesa fa i mercenari del gruppo Wagner si sono trasferiti in Bielorussia, dopo il loro fallito ammutinamento, le tensioni al confine orientale dell’Europa sono aumentate. Mosca e Minsk buttano benzina sul fuoco. Le forze armate bielorusse stanno conducendo esercitazioni aggressive vicino al confine e pochi giorni fa due elicotteri hanno sconfinato nello spazio aereo polacco. Intanto, il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu avverte: «La Polonia si prepara ad occupare l’Ucraina occidentale».

Le sciabole tintinnano anche al di là del confine. «Quella di Wagner è una minaccia molto seria», ha detto lo scorso 3 agosto il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, mentre ordinava lo spostamento di migliaia di soldati lungo il confine orientale del paese. Nel frattempo, i movimenti e le sospette intenzioni del gruppo vengono riportate quotidianamente sui media polacchi, mentre i politici del partito di governo Pis ricordano costantemente il pericolo oltre confine. Nel frattempo, l’opposizione accusa il governo di esagerare la minaccia in vista delle elezioni parlamentari del prossimo ottobre.

Guerra di nervi

Esperti e analisti ritengono improbabile una vera escalation al confine polacco. Secondo le principali stime, nel 2022 la Bielorussia poteva schierare appena seimila soldati in condizioni di combattimento. Dopo che per oltre un anno i suoi magazzini sono stati saccheggiati per rifornire le forze armate russe impegnate in ucraina, la loro preparazione è ulteriormente peggiorata.

La Bielorussia, guidata dal presidente Alexander Lukashenko, è l’alleato più fedele rimasto alla Russia di Putin. Le sue basi sono state regolarmente utilizzate dalle truppe e dall’aviazione russa, soprattutto nelle prime fasi dell’invasione. Ma la Bielorussia e le sue forze armate non hanno partecipato direttamente al conflitto e, ancora questa settimana, Lukashenko ha ribadito che il suo paese «non ha bisogno di una guerra».

Secondo Konrad Muzyka, direttore di Rochan Consulting e autore di una newsletter sulle forze di sicurezza in Bielorussia, queste parole sono confermate dalla postura delle forze armate di Minsk, che si trovano in allerta ma ben lontane dall’essere pronte a un conflitto. 

L’arrivo di Wagner nel paese non sembra aver cambiato questo stato di cose. Secondo le principali stime, nel paese ci sono meno di diecimila mercenari. La maggior parte si è stabilita in un campo a Tsel, qualche centinaio di chiometri dalla capitale Minsk. Foto satellitari mostrano un campo di barecche e tende in grado di ospitare migliaia di soldati. Le immagini hanno rivelato oltre 750 veicoli parcheggiati, ma tra questi non ci sono né carri armati né altri armamenti pesanti. 

Guerra ibrida

La Polonia è un membro della Nato e qualsiasi attacco al suo territorio comporta un alto rishio di entrata in guerra da parte di tutta l’alleanza. Per questo il timore principale espresso da Varsavia è quello di una guerra ibrida e non dichiarata ufficialmente. 

Il governo polacco, da tempo uno dei più duri con i migranti in Europa, è stato rapido nell’accostare la presenza di Wagner all’arrivo di stranieri nel paese. «I mercenari di Wagner probabilmente proveranno ad entrare in Polonia mascherandosi da migranti», aveva avvertito a fine luglio Morawiecki. Inoltre «cercheranno di favorire l’ingresso di immigrati illegali per destabilizzare il paese». Secondo il progetto giornalistico InfoMigrant, per il momento non ci sono prove a sostegno di nessuna di queste accuse.

Anche i servizi di sicurezza ucraini partecipano a questo scontro di nervi. La scorsa settimana, il Centro di resistenza nazionale ucraino, un portale di informazione e propaganda creato dallo Sbu ucraino, ha detto che soldati bielorusi e mercenari di Wagner si sono addestrati ad assaltare un posto di confine polacco, una notizia subito ripresa dai media polacchi.

Pochi giorni prima, il portavoce dello Sbu, Artem Dekhtiarenko, aveva accusato il gruppo Wagner di prepararsi a sabotare la raffineria di Mazyr, in Bielorussia, per cercare di trascinare il paese in guerra. Ma secondo Muzyka la possibilità che questo evento si verifichi è «remota».

Guerra tra falchi

Anche se un’escalation è improbabile, quasi tutti gli attori coinvolti hanno le loro ragioni per contribuire ad aumentare la tensione. Il Cremlino ha interesse a creare la sensazione di un conflitto strisciante tra la Russia e il resto della Nato, sia per giustificare i fallimenti sul campo che per creare un clima di emergenza favorevole a nuove mobilitazioni.

Con le elezioni in arrivo ad ottobre, anche il governo polacco del Pis ha le sue ragioni per sostenere che il paese è di fronte a una minaccia concreta proveniente dalla Bielorussia, soprattutto ora che la principale coalizione di opposizione è data a soli 5 punti percentuali di distanza dal partito di governo. Infine anche i servizi di sicurezza ucraini sembrano condurre la loro partita indipendente, alimentando la tensione nella speranza di persuadere gli alleati a continuare le forniture militari.

Ma in questo gioco di specchi, Kiev rischia di essere l’unico attore a pagare un pezzo per questa sciarada. Un coinvolgimento diretto della Bielorussia nel conflitto al momento appare improbabile, ma con un confine in comune con l’Ucraina lungo mille chilometri, non serve entrare in guerra per creare problemi.

Ai polacchi non costa nulla premunirsi da un rischio remoto dispiegando truppe aggiuntive al confine. Ma se la tensione dovesse salire al punto in cui anche gli ucraini decideranno di rafforzare il loro sguarnito confine settentrionale, dovranno prelevare truppe da altri settori, come il fronte meridionale e quello orientale, oppure dalle riserve destinate alla controffensiva. Un risultato che al Cremlino non potrà fare che piacere.

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