Negli ultimi anni i partiti dell’estrema destra e i nazionalisti in Europa hanno collaborato in modo sempre più coordinato tra loro. Il partito ungherese Fidesz e Pis in Polonia sono stati la forza trainante di questo movimento. Eppure la guerra della Russia contro l’Ucraina ha deteriorato i rapporti tra i due partiti: la Polonia è rapidamente emersa come uno dei più accaniti critici del Cremlino, mentre il governo ungherese è ora il più filorusso dell’Unione europea. Ciononostante, i rapporti tra i due partiti sopravvivono a causa del loro comune impegno a smantellare lo stato di diritto. Ed entrambi sono ancora interessati a unire l’estrema destra e la destra nazionalista in tutto il continente per sfidare le tendenze dominanti dell’Ue.

Obiettivi comuni

Il primo ministro ungherese Viktor Orbán è una sorta di modello per i politici nazionalisti e dell’estrema destra europei. Lui e il suo partito Fidesz hanno governato l’Ungheria per dodici anni, ottenendo ancora una volta la vittoria nelle elezioni parlamentari dello scorso aprile. Nell’ultimo decennio le sue politiche hanno portato all’Ungheria l’onore discutibile di diventare l’unico paese “parzialmente libero” dell’Ue. Inoltre, già nel 2011, il leader del Pis, Jaroslaw Kaczynski, diceva che il successo del suo partito sarebbe stato legato al fatto di emulare l’Ungheria di Orbán. Da quando ha preso il potere nel 2015, il partito polacco ha seguito con entusiasmo Fidesz nell’operazione di indebolimento dello stato di diritto. In contrasto con le maggioranze costituzionali di Orbán, il Pis ha vinto di poco le ultime elezioni, e la cosa ha attenuato il processo di arretramento democratico in Polonia.

Le politiche di Orbán e Kaczynski hanno provocato un conflitto senza precedenti tra i due paesi e l’Ue per le violazioni dello stato di diritto. L’Ungheria è diventato il primo paese contro cui la Commissione europea ha applicato il suo meccanismo di condizionalità legata al rispetto dello stato di diritto. Nel frattempo i piani di ripresa e resilienza di entrambi i paesi non sono stati approvati dalla commissione a causa del disprezzo dei loro governi per lo stato di diritto.

Fidesz ha visto non solo il deteriorarsi dei rapporti con le istituzioni dell’Ue, ma anche con la sua storica famiglia politica, il partito popolare europeo di centrodestra (Ppe). Nel 2021 Fidesz si è separato dal Ppe e tuttora rimane senza affiliazione. Da allora Orbán ha fatto qualche tentativo per riorganizzare l’estrema destra europea cercando di riunire i partiti del gruppo dei conservatori europei e dei riformisti di destra (guidato dal Pis, e che include il partito spagnolo Vox e Fratelli d’Italia) e il gruppo della destra radicale Identità e democrazia (guidato dalla Lega e che comprende il Rassemblement national). Il suo obiettivo è stato di aumentare il loro peso collettivo a livello europeo.

Fino a poco tempo fa anche il Pis è stato aperto ai tentativi di unire questi partiti euroscettici e di estrema destra, anche se la maggior parte di questi nutre sentimenti filorussi. In effetti, solo di recente, nel dicembre 2021, si è svolto un primo vertice a Varsavia allo scopo di facilitare questa unione. In quel raduno, una decina di partiti – tra cui Fidesz e Rassemblement national – hanno discusso su una cooperazione più stretta e su un allineamento elettorale nel parlamento europeo per perseguire la sovranità degli stati membri e promuovere le loro visioni condivise su questioni come quella dei migranti.

Dopo l’invasione

L’invasione russa dell’Ucraina ha mandato tutto all’aria. Il sostegno incerto dell’Ungheria alle sanzioni dell’Ue contro la Russia e l’obiezione pronunciata da Orbán su un embargo petrolifero stanno mettendo a dura prova i rapporti tra Fidesz e il Pis. Nonostante questo, la critica di Kaczynski alla posizione di Orbán sulla Russia è stata inizialmente mite rispetto alla condanna che il Pis ha riservato alla Germania. Kaczynski, al contrario, ha preferito sottolineare che l’Ungheria non aveva mai abbandonato la Polonia all’interno dell’Ue.

Nello stesso spirito, e per distogliere l’attenzione dalla tensione tra i due partiti sulla questione russa, nella prima conferenza stampa internazionale dopo la sua vittoria elettorale, Orbán ha dichiarato che la cooperazione ungherese-polacca funziona meglio nel perseguire gli interessi condivisi all’interno dell’Ue, un’osservazione che sottolinea i valori condivisi. Orbán ha detto che questo sforzo congiunto è continuato senza interruzioni. Tuttavia, la sua riluttanza a condannare chiaramente le atrocità russe a Bucha nella stessa conferenza stampa ha suscitato una più forte critica da parte di Kaczynski, che ha condannato Orbán per la sua posizione, affermando: «Se continua così, non possiamo continuare a collaborare [con Fidesz] come abbiamo fatto finora».

Quasi a sottolineare questo raffreddamento nei rapporti, la prima visita ufficiale di Orbán dopo la sua rielezione non è stata a Varsavia, come era ormai sua tradizione, ma, con una mossa a sorpresa, è stata in Vaticano. Il premier ungherese ha poi incontrato il leader della Lega Matteo Salvini a Roma, dove i due hanno ribadito la loro intenzione di lavorare per l’unificazione dell’estrema destra europea (o, come l’hanno definita, il «centrodestra»). Nel frattempo, dall’invasione russa, il Pis ha cessato di interagire con i politici di estrema destra filorussi dell’Europa occidentale, benché durante la recente campagna presidenziale francese, il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki si sia espresso in maniera feroce nei confronti di Emmanuel Macron e si sia invece astenuto dal criticare Marine Le Pen del Rassemblement national.

È improbabile che i due partiti si separino del tutto. Dopo il successo elettorale, Fidesz rafforzerà il suo corso autoritario. E a causa della guerra in Ucraina e dell’effetto “rally around the flag”, Pis sta consolidando la sua posizione in testa ai sondaggi. Ad ogni modo, l’arretramento democratico in Polonia sarà probabilmente molto più lento che in Ungheria, dal momento che il Pis non ha una maggioranza costituzionale. Dopo le elezioni parlamentari polacche del prossimo anno, dovrà probabilmente formare una coalizione per governare, o, al massimo, otterrà solo una modesta maggioranza.

Garanti reciproci

Polonia e Ungheria avranno ancora bisogno l’una dell’altra come garanti reciproci di fronte alle critiche delle istituzioni dell’Ue e degli altri stati membri in merito allo stato di diritto. Ma se l’Ungheria non assumerà una posizione più dura nei confronti della Russia, Varsavia non si riconcilierà con Budapest e la cooperazione si limiterà a questo denominatore comune di base. Per Fidesz, coordinarsi e persino potenzialmente allearsi con altri partner della destra radicale non può compensare i benefici che vengono dai forti legami con il Pis. Orbán cercherà quindi di ricucire i rapporti con Kaczynski, come ha dimostrato la prima visita ufficiale del neo eletto presidente ungherese e membro di Fidesz, Katalin Novak, a Varsavia, che ha condannato l’aggressione russa.

Nei prossimi anni la cooperazione tra Fidesz e il Pis in larga misura darà forma agli sforzi di unificazione dell’estrema destra euroscettica all’interno dell’Ue. La guerra in Ucraina sarà un altro fattore importante. Se la guerra finisse o diventasse un conflitto a bassa intensità nei prossimi mesi, l’Ue si dovrebbe preparare ad affrontare un rinnovato vigore dell’estrema destra e della destra nazionalista nei loro tentativi di coordinarsi.

Inoltre, l’aggressione della Russia in Ucraina ha messo in luce la necessità per l’Unione europea di agire in maniera unitaria, e questo potrebbe accelerare il consolidarsi dell’integrazione europea. Questo a sua volta potrebbe indurre l’estrema destra e la destra nazionalista – i cui sostenitori hanno promosso a lungo un’inversione di rotta rispetto all’integrazione dell’Ue – a unirsi e sostenere il ritorno a un’Europa di stati-nazione.


Il testo è già apparso sul sito dello European council on foreign relations (Ecfr), con il titolo originale “The game is not over: Fidesz, Law and Justice, and far-right cooperation in the EU”. Traduzione a cura di Monica Fava.

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