Per Antonella e Claudio, come per migliaia di coppie e individui in tutto il mondo, la gestazione per altri è l’ultima speranza di avere un figlio. «A causa dell’endometriosi, ho subito numerose operazioni all’utero. Dopo cinque tentativi falliti di procreazione assistita, ho capito che non avrei avuto nessuna possibilità di rimanere incinta», spiega Antonella, che si è avvicinata alla gestazione per altri (Gpa, anche conosciuta, in maniera dispregiativa, come “maternità surrogata” o “utero in affitto”) grazie ai consigli di un’amica che aveva appena avuto il suo secondo figlio grazie a una gestante ucraina, dopo essersi risvegliata senza utero a causa di una complicazione legata al parto.

Prima dell’invasione russa, l’Ucraina era infatti la seconda destinazione al mondo per le coppie che decidono di ricorrere alla gestazione per altri, dopo gli Stati Uniti. Nella maggior parte dei paesi, questa pratica è vietata (è il caso dell’Italia e di altri paesi europei, come Francia, Germania, Spagna e Finlandia), non è regolata esplicitamente dalla legge o è autorizzata solo nella sua forma “altruistica” o “solidale”, ovvero senza compenso economico.

I costi della procedura in Ucraina, tuttavia, sono molto inferiori rispetto a quelli richiesti negli Stati Uniti, dove i genitori intenzionali (ovvero le coppie o le persone singole che ricorrono alla gestazione per altri) arrivano a spendere dai 100 ai 200mila dollari: in Ucraina la media va dai 30 ai 50mila dollari, dei quali circa 20mila vanno alle gestanti (in media, la retribuzione annua lorda nel paese si aggira sui 5mila dollari).

Inoltre, in Ucraina la qualità dei servizi offerti dalle cliniche è superiore rispetto a quella fornita dalle strutture di altri paesi dove le gestanti possono essere ricompensate economicamente, come la Russia, l’Armenia, la Bielorussia, il Kazakistan e la Georgia. Con l’inizio della guerra, tuttavia, la situazione è diventata sempre più complicata per centinaia di queste cliniche, che solo nel 2021 erano riuscite a riprendersi dalle difficoltà sanitarie e operative legate alla pandemia.

L’invasione

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«Siamo stati in Ucraina per la prima volta a settembre del 2021 per depositare il liquido seminale di mio marito. Durante l’inverno, la clinica ha tentato varie volte di trasferire gli embrioni nell’utero della gestante, ma sono tutti andati male», continua Antonella.

Nel febbraio del 2022, i piani di Antonella e Claudio si sono complicati ulteriormente: a causa dell’invasione russa, la clinica a cui si erano rivolti ha interrotto la sue attività in Ucraina. «Per un momento abbiamo pensato di annullare tutto, di fare un altro tentativo in un altro paese. Per fortuna, dopo solo due mesi, la struttura ha ripreso a lavorare», racconta Antonella, che oggi si prende cura di Sara, una neonata di due mesi.

«Mio marito è tornato in Ucraina a fine 2021 per fare un altro deposito: il trasferimento è andato a buon fine e a gennaio di quest’anno siamo finalmente andati a prenderla», conclude, specificando che per i genitori intenzionali è fondamentale viaggiare nel paese dove è avvenuto il parto per ricevere il certificato di nascita del bambino (un documento che garantisce la loro piena potestà genitoriale) e portare il neonato a casa con loro.

Le richieste aumentano

«Subito dopo l’invasione russa, molte agenzie e cliniche hanno chiuso per un paio di mesi o spostato le gestanti con cui lavoravano nelle zone più occidentali dell’Ucraina o in Polonia, dove però la gestazione per altri è illegale», conferma Susan Kersch-Kibler, fondatrice e direttrice di Delivering Dreams International Surrogacy Agency.

Altre, invece, hanno chiuso per sempre, lasciando le gestanti in un pericoloso limbo. «So di una clinica che ha consigliato alle sue gestanti di abortire. Per fortuna, esistono numerose chat segrete e gruppi informali, una rete di supporto molto forte che ha aiutato queste persone a trovare una soluzione. Anche noi abbiamo cercato di dare una mano», aggiunge Kersch-Kibler.

Da fine 2022, la richiesta da parte dei genitori intenzionali è tornata a crescere, al punto che alcune agenzie, come Delivering Dreams, da settembre dello scorso anno ogni mese iniziano il doppio delle procedure rispetto a prima dell’inizio della guerra.

«Cosa è cambiato? Innanzitutto, oggi cerchiamo soprattutto gestanti che vivano nelle zone occidentali, preferibilmente in campagna. I prezzi per i materiali medici e i test sono aumentati a causa dell’inflazione, anche se i medicinali in sé non sono mai mancati», spiega Kersch-Kibler, aggiungendo che a causa del blocco aereo ora i materiali genetici vengono trasportati in macchina dalla Polonia.

Per altre strutture, come BioTexCom, il vero problema ora è trovare nuove gestanti per far fronte all’aumento della richiesta dei genitori intenzionali. «Tante donne sono andate all’estero, quindi abbiamo una carenza di gestanti e donatrici di ovuli», spiega Ihor Pechenoha, direttore medico di BioTexCom, la principale clinica di gestazione per altri del paese.

Le agenzie e cliniche locali dichiarano che dall’inizio della guerra alla fine del 2023 più di mille bambini sono nati tramite la gestazione per altri, di cui circa 600 nella clinica di Kiev di BioTexCom, il cui direttore, Albert Tochilovsky, tra il 2018 e il 2019 è stato accusato di traffico di minori, evasione fiscale e riciclaggio di denaro. Dopo essere rimbalzate tra numerose autorità e tribunali diversi, le accuse sono infine state archiviate.

Le regole

Nonostante il Codice della famiglia ucraino, adottato nel 2002, autorizzi la gestazione per altri, le procedure mediche eseguite nelle cliniche sono disciplinate da regolamenti amministrativi che non stabiliscono con chiarezza i diritti e i doveri dei genitori intenzionali e delle gestanti, le quali non dispongono di nessuna protezione contro eventuali violazioni contrattuale da parte di cliniche e agenzie.

Secondo alcuni avvocati ucraini, come Elena Babich, l’intero settore andrebbe regolamentato in maniera più severa, in modo anche da limitare l’esistenza di pratiche e strutture illegali, in aumento dal 2015 a causa della decisione di Nepal, India e Thailandia di proibire la gestazione per altri a fini commerciali.

«È probabile che molti genitori intenzionali siano tornati a prendere in considerazione l’Ucraina, nonostante la guerra, anche perché i costi in altri paesi come Georgia o Cipro sono aumentati molto», spiega Sam Everingham, direttore di Growing Families, una ong che offre consulenza e accompagnamento a chi vuole intraprendere un percorso di procreazione assistita.

In Georgia, infatti, il prezzo medio dell’intero percorso va dai 50 ai 70mila dollari, circa 20mila in più rispetto a quello delle cliniche ucraine. Tuttavia, secondo le stime del ministero della Salute georgiano, il numero di bambini nati tramite la gestazione per altri è raddoppiato tra il 2017 e il 2022, raggiungendo i duemila all’anno.

In Georgia

Sophie Ukleba, Head of Operations di New Life Global Network, una rete internazionale di cliniche per la riproduzione assistita con sede in Georgia, conferma le impressioni di Everingham: dall’inizio della guerra in Ucraina, la richiesta in Georgia è aumentata, al punto che oggi il 15-20 per cento delle gestanti con cui lavora sono kazake. «Effettuiamo tra i 50 e i 60 trasferimenti di embrioni al mese e al momento lavoriamo con circa 200 surrogate, tra georgiane e kazake. Anche in Kazakistan la gestazione per altri è legale, quindi le gestanti trascorrono la maggior parte della gravidanza lì, ma vengono a partorire in Georgia per motivi burocratici», spiega Ukleba.

Anche l’azienda per cui lavora, come BioTexCom, è stata al centro di un’indagine giornalistica di Finance Uncovered che l’ha accusata di aver reclutato donne in condizioni di vulnerabilità, come vittime di violenza domestica, e di avere come prassi quella di trasferire due o tre embrioni nell’utero delle gestanti per aumentare le possibilità di successo della procedura, facendo crescere però allo stesso tempo le possibilità di gravidanze gemellari o trigemellari e le relative complicazioni pre e post parto. Ukleba ha dichiarato a Domani che si tratta di «accuse infondate, probabilmente messe in circolazione dalla concorrenza» e che l’azienda ha intrapreso un’azione legale contro gli autori dell’inchiesta.

Non è chiaro, tuttavia, per quanto il settore potrà continuare a sopravvivere in Georgia. Nel giugno 2023, l’ex primo ministro Irakli Garibashvili ha infatti presentato un progetto di legge per vietare la gestazione per altri a fini commerciali e consentirla solo per motivi altruistici tra cittadini georgiani.

In Ucraina, invece, oggi (quasi) tutto sembra tornato a com’era prima dell’invasione, se non meglio. «Nonostante la guerra e i vari tentativi non andati a buon fine, siamo davvero felici della nostra scelta. L’ultimo ostacolo sarà ora sarà trascrivere all’anagrafe il certificato di nascita di Sara con i nostri due nomi. Sapevamo che sarebbe stata dura, ma ne è valsa la pena», conclude Antonella.


Antonella, Claudio e Sara sono nomi di fantasia: la famiglia ha preferito mantenere l’anonimato per motivi di privacy.

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