Dal palco della Russian energy week, il consueto forum energetico che si tiene a Mosca ogni anno, Vladimir Putin è tornato a parlare di approvvigionamenti verso l’Europa e ha accusato gli Stati Uniti di beneficiare dell’attuale crisi energetica imponendo un prezzo più alto al gas che da Washington arriva verso il continente europeo.

Il presidente russo ha detto che «la Russia è pronta a fornire risorse energetiche all’Europa, anche per l’autunno e l’inverno. La palla è dalla loro parte». Ma Putin ha anche minacciato Bruxelles dicendo che non fornirà energia ai paesi introdurranno limiti ai prezzi del petrolio, come varato dall’ultimo pacchetto di sanzioni contro la Russia approvato dalla Commissione europea la scorsa settimana per rispondere ai referendum farsa che hanno certificato l’annessione unilaterale da parte di Mosca delle regioni ucraine di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia.

Negli ultimi mesi i governi europei hanno stretto accordi energetici con altri paesi, soprattutto in medioriente e nord Africa per ottenere maggiori quantità di gas e diminuire la loro dipendenza da quello russo. Per Alexei Miller, capo del colosso energetico statale russo Gaprom, non basta. L’Europa e soprattutto la Germania non è attrezzata per superare l’inverno. Intervenendo anche lui alla conferenza energetica a Mosca ha detto che gli stoccaggi di gas accumulati dalla Germania finora sarebbe sufficiente soltanto per due mesi e mezzo.

Sul Nord Stream

«È possibile riparare il gasdotto Nord Stream. Ma questo avrà senso solo se il gasdotto continuerà a funzionare e se sarà garantita la sicurezza», ha detto Putin riguardo alla rimessa in funzione del gasdotto danneggiato lo scorso settembre da alcune esplosioni che hanno interessato i suoi tubi. Mosca e Kiev si rimpallano le accuse, ma altri sostengono che dietro l’operazione di sabotaggio ci siano i servizi segreti americani. Per il presidente russo si è «tratto di terrorismo internazionale e un precedente pericolosissimo».

Il sabotaggio delle conduttore dei due gasdotti è avvenuto in acque internazionali a largo dell’isola danese di Bornholm a circa 90 metri di profondità. Entrambe le conduttore del gasdotto Nord Stream 1 sono state bucate, mentre due falle sono comparse nel condotto A del gasdotto Nord Stream 2, a sei chilometri di distanza l’una dall’altra. La seconda conduttura del gasdotto Nord Stream 2, la B, rimane invece operativa (anche se non trasporta gas dallo scorso febbraio). Tuttavia, per Alexei Miller le riparazioni dei gasdotti Nord Stream danneggiati richiederanno almeno un anno di tempo, e, al momento, alla Russia non è stato neanche concesso l’accesso all’area.

Le prospettive

Gli autori di questi attacchi «distruggono le infrastrutture dei concorrenti, privando i consumatori di risorse energetiche a basso costo, costringendoli ad acquistare a prezzi molto più alti», ha detto Putin dal palco del Forum. Ma il presidente russo ha anche ribadito che «nonostante la pressione delle sanzioni e il sabotaggio delle infrastrutture, non intendiamo rinunciare alle nostre posizioni».

Tra le soluzioni prospettate dal Cremlino c’è lo spostamento del volume di transito che attraversava il Nord Stream verso il Mar Nero. Una soluzione che creerebbe «il più grande hub del gas in Turchia, se i partner europei fossero interessati a questo». Putin, però, lancia un avvertimento. La Russia «non fornirà risorse energetiche a paesi che limiteranno i prezzi del petrolio».

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