«Sì sono io, sono quel Wagner. Il comandante». L’uomo, con indosso un cappello da baseball e il volto nascosto dalle ombre del crepuscolo, è appena stato presentato da Evegenij Prigožin come «colui che ci ha dato il nome “Wagner”». La sua presentazione viene accolta con un ruggito di grida e applausi. “Wagner” si leva il capello e fa un elaborato inchino agli spettatori: «Benvenuti all’inferno!».

Il video, girato lo scorso luglio in uno degli accampamenti dove i mercenari del gruppo Wagner erano stati esiliati dopo il loro fallito ammutinamento, è uno dei pochissimi in circolazione a mostrare Dimitri Utkin, il misterioso ex ufficiale delle forze speciali russe che secondo la maggior parte dei resoconti sarebbe l’originale fondatore di Wagner e il suo comandante operativo, oltre che un convinto neonazista. Mercoledì scorso, Utkin si trovava a bordo dell’aereo in cui è morto Prigožin. La scomparsa dell’uomo d’azione insieme a quella del finanziatore e organizzatore segna, con ogni probabilità, la fine dell’organizzazione nota come Wagner.

Il leader militare

Anche se Prigožin amava mostrarsi in tenuta da soldato con un fucile d’assalto in braccio, e in almeno un’occasione si è fatto riprendere nell’abitacolo di un jet in missione, il cosidetto “chef di Putin” non aveva alcuna esperienza militare. Il suo ruolo era quello di occuparsi della logistica, di trattare con il Cremlino e di integrare il lavoro dei mercenari con quello delle altre società del suo impero. Il comando militare sul campo, invece, era nelle mani di uomini come Utkin.

Nato nel 1970, cresciuto in Ucraina centrale prima di iscriversi all’accademia militare di Leningrado, oggi San Pietroburgo, Utkin era un personaggio avvolto nel mistero. Di lui si conoscono soltanto tre fotografie, una delle quali lo mostra a petto nudo, in pantaloni di pelle nera e lucida, con in bella mostra il tatuaggio di un’acquila nazista e, sulle clavicole, quelli di due mostrine da ufficiale delle SS.

La passione di Utkin per il Terzo reich e per il compositore amato da Hitler, da cui origina il suo soprannome, è una delle poche cose che si conoscono con certezza su di lui, insieme al fatto che per almeno vent’anni ha fatto parte dell’intelligence militare russa (Gru).

Un’altra certezza è che nel 2013, Utkin ha postato online un modesto curriculum in cui scriveva di essere in cerca di un lavoro come vicedirettore di una società per un salario di circa mille euro al mese. In un’intervista la moglie racconterà che in quel periodo Utkin soffriva la vita da civile ed era in cerca di un modo per tornare sul campo di battaglia.

Uno strumento del Cremlino

Secondo il sito Bellingcat e il portale di investigazione russo The Bell, è probabilmente in questo momento che Utkin torna a lavorare per l’intelligence militare. Il Cremlino si sta preparando a iniziare il suo primo intervento in Ucraina e ha bisogno di forze militari il cui legame con Mosca possa essere negato.

Utkin ha già partecipato a una fallimentare operazione mercenaria in Siria finita in tragedia. Nel 2013 si è arruolato nel Corpo degli slavoni, una sorta di armata Brancaleone messa insieme da alcuni cittadini russi, con ogni probabilità senza il consenso del Cremlino, e arruolata dal regime siriano. La loro prima e unica missione è un fallimento totale, il regime li espelle e una volta tornati in Russia, la maggior parte dei mercenari finisce arrestata. 

Utkin però si fa notare, probabilmente grazie ai suoi passati collegamenti con gli ambienti dell’esercito. Agli ufficiali del Gru sembra la figura ideale per fare da facciata a un’operazione nata in seno all’intelligence militare e, questa volta, approvata e incoraggiata dal Cremlino. Il nuovo gruppo prende il nome dal nickname di Utkin, “Wagner”. Prigožin ne diventa l’organizzatore logistico, anche se fino a pochi mesi fa negherà sempre di avere a che fare con l’organizzazione.

Il gruppo guidato da Utkin e composto all’inizio da circa 300 mercenari, si fa le ossa nel 2014, in Crimea e Donbass, dove combatte prima gli ucraini e poi, per conto del Cremlino, si occupa di eliminare i leader separatisti più indipendenti e carismatici. Una serie di conversazioni telefoniche svoltesi in questo periodo e ottenute da Bellingcat, mostrano che Utkin aveva un rapporto di subordinazione nei confronti di una serie di ufficiali dell’intelligence, un segno che l’autonomia del gruppo non era altro che una facciata. Il loro centro di addestramento si trova a Molokino, dentro una base del Gru. Alcuni ex mercenari ricordano che in questo periodo Utkin girava per il campo indossando un cappello da ufficiale nazista. Altri assicurano di averlo visto in azione con un elemetto tedesco della Seconda guerra mondiale.

Nel 2015, Wagner viene inviata in Siria, dove la Russia è appena intervenuta con la sua aviazione a sostegno del regime. A Wagner spetterà il compito più rischioso, che il Cremlino non vuole affidare a soldati regolari: assaltare le posizioni dei ribelli via terra. Nella campagna contro l’Isis a Palmira, il gruppo subisce almeno seicento perdite, ma i suoi comandanti, tra cui Utkin, acquisiscono un’esperienza che sarà preziosa nel conflitto ucraino.

Compagni fino alla fine

In questi anni, i rapporti tra Utkin e Prigožin si fanno sempre più stretti, come dimostra un bizzarro episodio che risale al 2017. Per il suo operato in Siria, Utkin viene decorato dal Cremlino. Il suo volto diventa noto, così come la sua associazione con Wagner e Prigožin. per questagione finisce sanzionato da Stati Uniti e Unione europea. In risposta, Prigožin nomina una serie di “Dimitri Utkin” ai vertici della sua organizzazione, il gruppo Concord. Ma non si tratta del vero Utkin, ma di una serie di figuranti che hanno legalmente cambiato il proprio nome in quello del mercenario neonazista. Perché questa operazioni così complicata? Per i media indipendenti russi, Prigožin e Utkin stanno trollando gli occidentali.

Quando a fine marzo del 2022 il gruppo viene coinvolto nella cosidetta “operazione militare speciale” in Ucraina, Utkin è ormai il più famoso comandante di Wagner, dopo lo stesso Prigožin. Ma la contraddizione di un comandante nostalgico del Terzo reich in un’operazione militare che almeno sulla carta dovrebbe “denazificare” l’Ucraina è così evidente che i nemmeno i corrispondenti di guerra filorussi possono ignorarla. Quando nel corso di un’intervista realizzata lo scorso febbraio uno di loro chiede a Prigožin cosa pensa dei membri del gruppo con tatuaggi nazisti, lui risponde: «Non è importante se sono dei buoni soldati».

In quel momento, Utkin è accanto al suo amico Prigožin, anche se non si fa riprendere nel filmato. Poco dopo, quando il giornalista fa una domanda sui pericoli del mestiere di soldati, Utkin fa sentire la sua voce fuoricampo: «La morte non è la fine, è solo l'inizio di qualcos'altro». Prigožin annuisce e chiosa: «Andremo tutti all'inferno, ma anche lì saremo i migliori». Quasi una profezia di quello che mercoledì scorso il destino ha riservato loro.

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