Truffe, hackeraggi e giro di denaro da migliaia di euro. È il mondo dei green pass falsi che ha garantito una scorciatoia per alcuni e fregato altri. Tra quelli che pensavano di farla franca c’è il comico Pippo Franco, ora indagato dai carabinieri per un presunto green pass falso, procurato dal medico Alessandro Aveni. Secondo gli inquirenti il medico aveva a disposizione 120 dosi di vaccino ma ha rilasciato 156 certificati vaccinali. 

Tramite il suo avvocato, Franco ha presentato un test sierologico per dare prova del vaccino ricevuto. Ma il caso non è chiuso. A Genova una modella ha denunciato una truffa alla polizia postale. Ha provato a comprarsi un green pass falso inviando i suoi documenti e pagando una cifra pari a 150 euro. Il pass non è arrivato e lei è stata ricattata dallo stesso truffatore, uno studente residente nel Lazio, figlio di due dottori.

La facilità della truffa

Su Telegram basta digitare  parole chiave come «green pass», «assistenza», «green pass 2.0» e avere accesso a canali che promettono green pass autentici. Abbiamo provato a comprarne uno.

Un utente, poi bloccato da Telegram, ci dice che è in contatto con gli infermieri all’interno degli hub vaccinali e che sono loro stessi a produrre i green pass. 

Siamo entrati in un canale che conta oltre 13mila iscritti. Nessuno, tranne l’admin, può inviare messaggi. Ogni giorno  ci sono offerte: si parte dai 100 euro per un green pass conforme agli standard europei, per le famiglie 300 euro per quattro pass; 500 euro per sei. Per chi non vuole vaccinarsi, 100 euro sono l’equivalente della spesa per circa cinque tamponi antigenici rapidi che coprono appena 10 giorni consecutivi.

L’acquisto

Basta contattare in privato l’account in questione per iniziare la trattativa. Il messaggio di default è sempre lo stesso: «I nostri green pass sono verificati funzionanti al 100 per cento e non hanno nessun problema, per creare green pass serve codice fiscale e tessera sanitaria. Il pagamento viene effettuato in bitcoin per la sicurezza nel caso non si sa come fare manderò io info e procedimento passo per passo». Un servizio clienti completo che guida l’acquirente fino all’acquisto.

Il bitcoin è il metodo di pagamento più richiesto perché molto più difficile da intercettare dalla Polizia postale e dalla Guardia di finanza. Basta entrare sul sito moonpay per convertire 100 euro in bitcoin e caricare il portafoglio di un qualsiasi utente.

Chi non sa usare i bitcoin, può ripiegare su Paypal, buoni Zalando (comprati su dundle.com) e buoni Amazon.

Ma il no-vax può fidarsi? L’account da cui decidiamo di comprare un green pass falso ci risponde che «ci sono le recensioni e i video» e ci rimanda al canale principale dove vengono pubblicati i giudizi dei “clienti soddisfatti”.

Nel video si vede un individuo coperto di nero che scansiona dei green pass stampati con un’applicazione, mentre una voce robotica spiega il loro funzionamento: «I qr code che vedrai sono stati convalidati dall’Italia, il secondo mercato dopo la Francia. È possibile controllare la validità di questi qr code scaricando un’app dal telefono», dicono. «I nostri qr code sono validi al 100 per cento. Sarai vaccinato e potrai accedere a ristoranti, palestre e luoghi pubblici come tutti gli altri», continua il video.

Le recensioni audio durano pochi secondi: tutti confermano di aver ricevuto il green pass. 

Compriamo il buono Amazon e in meno di cinque minuti abbiamo un codice dal valore di cento euro.  Al venditore giriamo il buono insieme a nome, cognome, codice fiscale e data di nascita. Sono i dati sensibili necessari per creare il qr code necessario per la scansione del green pass. «Lo riceverai entro domani pomeriggio» sono state le ultime parole famose prima di sparire.

Dopo averlo sollecitato più volte il venditore ci ha chiesto altri 100 euro perché «per un problema tecnico» non è riuscito a riscattare il buono. Ma ovviamente è una bufala, ed è confermata da Amazon: ci sono ancora 53 euro da spendere.

La tattica è quella classica: chiedere ulteriori soldi e spremere la vittima promettendo in cambio di risolvere il problema. Nel momento in cui rifiutiamo di inviare ulteriori soldi, l’utente non risponde più ai messaggi e ci blocca su Telegram.

Ora sul caso sta indagando anche la Guardia di finanza che ha ricevuto tutti i nostri dati e il nome del canale telegram truffatore.

Secondo il canale sono stati creati oltre 1300 green pass falsi. Contattato successivamente con un’altra utenza telefonica, il truffatore fa finta di niente: «Ma di che cazzo parli?».

Durante l’intera compravendita, il truffatore ha sempre usato la prima persona plurale nei messaggi. Questo a sottolineare un sistema più sofisticato, più ampio dietro il quale si celano più “menti” e truffatori. Una rete estesa su cui stanno indagando gli inquirenti.

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