Pippo Franco è indagato per aver ricevuto un Green pass falso, poi sequestrato dai carabinieri. La notizia è stata diffusa dai giornali, discussa nei telegiornali, ma anche nei programmi di intrattenimento perché Franco è un personaggio dello spettacolo, reso celebre da varietà come “Il bagaglino” e, negli anni ottanta, dalla sigla di Sanremo “Che fico”. Quello che Domani può rivelare è la storia dell’avvocato di Pippo Franco, il legale Giovanni Benedetto Stranieri.

La condanna

Stranieri è stato condannato, in via definitiva, nel 2019 per concorso esterno in associazione mafiosa. L’avvocato, ex maresciallo dei carabinieri, è stato indagato e poi processato perché considerato a disposizione del boss di ‘ndrangheta Nicolino Grande Aracri, tra i più feroci e potenti padrini della mafia calabrese degli ultimi vent’anni.

Stranieri ha anche un altro procedimento in corso per usura, ma quello che stupisce è che Stranieri sia ancora lì a esercitare la sua attività forense.

Sul sito dell’ordine degli avvocati c’è la sua scheda, con numeri fissi e di cellulare e i due indirizzi di studio, uno a Roma e un altro a Salve, in provincia di Lecce. «Allo stato Pippo Franco non è né indagato né denunciato per nessuna ragione. Ha saputo di questi fatti perché sono usciti sui mass media, è rimasto sconvolto da questa vicenda. Parlerà lui e chiarirà lui se l’autorità giudiziaria lo chiamerà o gli notificherà qualcosa. Lui ha il green pass e ha fatto i vaccini. Anche il figlio di Pippo Franco è sconvolto», dice l’avvocato Stranieri alla trasmissione Pomeriggio cinque.

Sarà sconvolto Franco anche leggendo la sentenza della Corte di cassazione che ha confermato la condanna del suo avvocato, nel 2019, per concorso esterno in associazione mafiosa. La Suprema corte, infatti, respingendo i motivi dei ricorsi degli avvocati e confermando l’utilizzabilità delle intercettazioni scrive: «Le intercettazioni che lo avevano visto protagonista avevano riguardato i compiti che lo Stranieri aveva svolto in chiara violazione dei suoi doveri professionali, mettendo stabilmente a disposizione la propria attività in favore degli affiliati alla 'locale' di 'ndrangheta di Cutro e, in specie, del suo capo Nicolino Grande Aracri».

Il rapporto col boss

L’avvocato, dunque, era un professionista a disposizione della cosca e del boss «aveva fornito in piena e volontaria consapevolezza uno stabile e non occasionale, importante contributo alla vita e al funzionamento della considerata associazione di stampo mafioso, rafforzandone la operatività in un momento di crisi dovuta allo stato di detenzione del suo capo, Nicolino Grande Aracri, dando suggerimenti per eludere le investigazioni dell'autorità giudiziaria, fornendo la disponibilità a portare all'esterno del carcere messaggi e richieste provenienti dal capo clan», ribadiscono i giudici nella sentenza emessa dalla sesta sezione, firmata dal presidente Massimo Ricciarelli, relatore Ercole Aprile.

Nicolino Grande Aracri è un boss che gode di complicità e relazioni che contano, uno dei più influenti boss di ‘ndrangheta, originario di Cutro che ha costruito il suo sistema di potere in Emilia-Romagna. Il soprannome è “Manuzza” o “Mano di gomma”, per via di un brutto infortunio alla mano avuto quando da giovane usava il trattore. 

Quando gli investigatori smontano quel sistema e danno vita al più grande processo alla ‘ndrangheta mai celebrato in terra emiliana emerge tutto il potere di ‘Manuzza’. Al suo fianco, uno stuolo di collaboratori fissi, praticamente tutti familiari più stretti, figli, cugini, generi, cognati.
Tra gli uomini a disposizione anche Stranieri che nel 2016 finisce implicato anche in un’altra indagine giudiziaria.

L’avvocato, ex maresciallo dei carabinieri, viene coinvolto anche per un presunto giro di usura. Nelle carte dell'inchiesta vengono citati nomi noti della banda della Magliana, storico gruppo della criminalità romana. Una vicenda tutta da definire giudiziariamente, mentre quella relativa al concorso esterno in associazione mafiosa si è chiusa nel 2019 in Corte di cassazione.

L’avvocato non ha risposto alla nostra richiesta di commentare queste vicende. 

Ma Stranieri come è possibile che continui a esercitare e andare in tv a difendere i suoi assistiti nonostante la recente condanna definitiva per reati di mafia?

«Non conosco il caso, ma a occuparsi del procedimento disciplinare c’è il consiglio distrettuale di disciplina che è un organo diverso dal consiglio dell’ordine. Il procedimento segue un percorso autonomo rispetto a quello giudiziario e la decisione può arrivare prima o successivamente  a quella dei giudici», dice Antonino Galletti, il presidente dell’ordine degli avvocati di Roma.

Dal consiglio distrettuale di disciplina ci spiegano che «la sanzione irrogata (che non è la radiazione, ndr) è stata impugnata davanti al consiglio nazionale forense e quindi il soggetto continua a esercitare la sua attività». Così il condannato Stranieri non è stato radiato e anche la sanzione è momentaneamente sospesa in attesa del secondo grado. Così continua a fare l’avvocato anche di Pippo Franco a difesa dei Green pass farlocchi. 

© Riproduzione riservata