Sono arrivate otto condanne ai danni di altrettanti carabinieri accusati di aver depistato le indagini sulla morte di Stefano Cucchi. 

Il giudice del tribunale monocratico ha inflitto cinque anni al generale Alessandro Casarsa, quattro anni invece a Francesco Cavallo e Luciano Soligo, due anni e sei mesi a Luca De Cianni, oltre un anno a Massimiliano Colombo Labriola e Tiziano Testarmata e un anno e tre mesi a Francesco Di Sano e Lorenzo Sabatino. Gli imputati sono accusati di falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia.

Ilaria Cucchi, la sorella del geometra romano 31enne ucciso, ha commentato: «Sotto shock, non credevo sarebbe mai arrivato questo giorno. Anni e anni della nostra vita sono stati distrutti, ma oggi ci siamo. E le persone che ne sono stati la causa, i responsabili, sono stati condannati». Prima della condanna fuori l’aula bunker di Rebibbia aveva detto: «Oggi è un giorno importante perché un istante dopo la morte di mio fratello si metteva in piedi la macchina dei depistaggi che è costata alla nostra vita anni e anni di processi a vuoto».

Una sentenza arrivata solo pochi giorni dopo quella della Cassazione sugli imputati per omicidio preterintenzionale di Stefano. Lunedì 4 aprile, infatti, la Cassazione ha ridotto le pene per i carabinieri accusati del pestaggio che ha causato la morte di Stefano Cucchi: 12 anni ad Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro per omicidio preterintenzionale; per Roberto Mandolini, ex comandante della stazione Appia, e Francesco Tedesco, il primo che ha ammesso il pestaggio ai danni del ragazzo, è stato disposto un rinvio in un appello bis.

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