In Russia, domenica è stato un giorno di lutto nazionale per l’attacco al centro commerciale Crocus, vicino Mosca, dove venerdì sera un gruppo di uomini armati ha aperto il fuoco sulla folla e ha incendiato l’edificio. Secondo il conteggio ufficiale delle vittime, le persone uccise nell’attacco sono 137 persone e altre 180 sono rimaste ferite. Il bilancio però potrebbe ancora crescere mentre i soccoritori proseguono nella rimozione delle macerie, causate dal crollo di una porzione del tetto dell’edificio.

Intanto, migliaia di persone si sono recate al memoriale per le vittime eretto di fronte al centro commerciale. In tutto il paese, le bandiere sono state tenute a mezz’asta per il lutto nazionale, mentre la televisione pubblica ha cancellato i programmi di intrattenimento e gli spazi pubblicitari. Per la Russia, quello di venerdì è stato il più grave attentato terroristico dal 2004, quando nell’attacco alla scuola di Beslan furono uccise 334 persone.

Ora nel paese c’è il timore di nuovi attacchi. Ieri, un centro commerciale a San Pietroburgo è stato evacuato e un aereo diretto in Armenia è stato bloccato sulla pista dopo due allarmi bomba su cui stanno indagando le forze di polizia.

Accuse e rivendicazioni

Dopo che il presidente russo Vladimir Putin ha ipotizzato la presenza in Ucraina di complici del gruppo terroristico, i media ufficiali e i canali informali di propaganda del Cremlino continuano a diffondere ricostruzioni che cercano di collegare gli attentatori al governo di Kiev.

Al momento però non sono state presentate prove significative, mentre tutti gli elementi continuano a indicare il responsabile dell’attacco nell’Isis-Khorasan, un gruppo fondamentalista con base in Afghanistan. Dopo le rivendicazioni ufficiali dei giorni scorsi, ieri lo Stato Islamico ha diffuso un video dell’attacco che sarebbe stato girato dagli stessi attentatori. Nel filmato, verificato da Bbc e da altri, si vedono quattro uomini sparare sulla folla a distanza ravvicinata mentre si gridano incoraggiamenti gli uni con gli altri.

Dopo le smentite di qualsiasi coinvolgimento ucraino arrivate da Kiev nei giorni scorsi, sabato notte è stato lo stesso presidente Volodymyr Zelensky a rispondere a Putin. «Quello che è accaduto a Mosca è ovvio e ora Putin e i suoi stanno cercando di incolpare qualcun altro», ha detto Zelensky, che ha poi sottolineato come Putin abbia atteso un intero giorno prima di rivolgersi con un messaggio alla nazione. «Un giorno speso a come pensare di incolpare l’Ucraina», ha detto.

I timori

In Ucraina intanto crescono i timori che le accuse di complicità vengano utilizzate dal Cremlino per giustificare una nuova escalation, ad esempio sfruttandole per mettere in piedi una seconda mobilitazione militare generale, come quella dell’autunno 2022. Il paragone che viene fatto più spesso è quello con la campagna di attentati del 1999, utilizzata dall’allora governo russo per giustificare la seconda invasione della Cecenia. Negli anni numerosi elementi emersi hanno fatto sospettare che l’intelligence russa fosse dietro ad almeno parte degli attacchi.

«Putin è un bugiardo patologico», ha detto ieri il ministro degli Esteri ucraino Dmitro Kuleba. «E ora sta disperatamente cercando di collegare l’Ucraina e altri paesi occidentali alla sparatoria di Mosca, anche se non c’è alcuna prova di queste accuse». Esperti ed analisti si aspettano da tempo una nuova mobilitazione di cui il Cremlino ha bisogno per riempire i vuoti nelle sue forze armate lasciati dalle perdite subite nei combattimenti dell’ultimo anno, ma fino ad ora Putin ha rinviato la decisione per via della sua impopolarità. Anche Kiev ha bisogno di nuove truppe, ma il processo per arrivare a una nuova mobilitazione in Ucraina è oggetto di continui scontri politici e procede a rilento.

I bombardamenti

Mentre crescono i timori di una nuova escalation, il Cremlino prosegue la sua campagna di bombardamenti sull’Ucraina. Domenica, per la terza notte consecutiva, gli allarmi sono suonati in tutte le principali città del paese. Secondo le forze armate ucraine, oltre sessanta tra missili e droni hanno preso di mira la capitale Kiev, centrali elettriche e altre infrastrutture nell’ovest del paese e il porto di Odessa. Gli ucraini hanno rivendicato l’abbattimento di circa metà dei proiettili e l’attacco non risulta abbia causato vittime, ma in diverse aree del paese decine di migliaia di persone sono rimaste senza energia elettrica.

Uno dei missili russi lanciato verso l’Ucraina è entrato per circa 39 secondi nello spazio aereo polacco, causando il decollo dei caccia di Varsavia. Il missile sembra che successivamente sia rientrato nel territorio ucraino. Ieri mattina, poco prima dell’alba, Kiev ha risposto agli attacchi con un nuovo bombardamento su Sebastopoli, il principale porto militare nelle penisola occupata di Crimea. Gli ucraini rivendicano di aver colpito due navi da sbarco, un centro di comunicazione e un deposito di carburante. Filmati diffusi sui social che sarebbero stati girati al momento dell’attacco mostrano esplosioni e forti boati alzarsi dal porto della città. Il locale governatore ha detto che si è trattato del più grande attacco subito da Sebastopoli negli ultimi mesi.

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