In visita ad una base aerea militare, il presidente russo Vladimir Putin ha detto che il suo paese non ha intenzione di attaccare nessun paese Nato, «né l’Estonia, né la Cechia né la Polonia», e ha ripetuto che è l’alleanza occidentale ad aver minacciato la Russia con la sua avanzata a est. Allo stesso tempo ha promesso che quando i jet F16 di fabbricazione americana arriveranno in Ucraina, saranno presi di mira e abbattuti.

«Ovunque si trovino»

Putin ha tenuto il suo discorso in un base militare a circa 250 chilometri da Mosca, dove ha visitato piloti ed equipaggi. Rispondendo ad alcune domande sui jet americani, ha parlato della possibilità che questi vengano presi di mira anche fuori dallo spazio aereo Ucraino. Se questi aerei attaccheranno la Russia da basi situate all’estero, allora saranno colpiti «ovunque si trovino», ha detto Putin.

Prestare le proprie basi aeree per compiere attacchi in territorio nemico è equivalente a una partecipazione nel conflitto e fino ad ora, non risulta utilizzo di basi aeree di paesi Nato da parte di velivoli ucraini. Una decina di F16 dovrebbe prendere servizio con l’aviazione ucraina nel mese di giugno e da quel momento, come tutti gli altri armamenti inviati nel paese, faranno parte delle forze armate di Kiev. Per il momento, nessun paese membro dell’alleanza ha parlato di far operare gli F16 ucraini dal suo territorio, il che potrebbe equivalere a un atto di guerra contro la Russia.

Anche se la consegna all’Ucraina di modelli di caccia identici a quelli utilizzati dalla Nato ha fatto temere ad alcuni che possano aumentare le possibilità di incidenti a causa di uno scambio di velivoli, queste sono probabilmente ridotte. A differenza di quelli ucraini, i jet Nato volano in genere con i loro sistemi di identificazione attivi e non entrano nello spazio aereo ucraino. Diversi paesi Nato, come la Romania, utilizzano velivoli di fabbricazione sovietica simili a quelli ucraini e per il momento questo non ha causato incidenti.

Rappresaglie mancate

Nessuno dubitava che la Russia avrebbe preso di mira gli F16 ucraini, come annunciato da Putin, mentre la sua minaccia contro le basi situate in territorio Nato, per il momento, sembra una remota ipotesi. A una settimana dall’attentato di Mosca e dalla preoccupazione che l’attacco potesse essere utilizzato come una giustificazione per una rappresaglia contro l’Ucraina o l’occidente, Putin ha perso un’altra occasione per concretizzare le sue minacce, facendo crescere ancora una volta i sospetti che, alla fine, all’attentato non seguirà una risposta particolare.

Nel frattempo, gli organi del regime continuano a sostenere la tesi della complicità ucraina nell’attacco. Il Comitato investigativo ha annunciato ieri di aver scoperto vaste donazioni di criptovalute che da non meglio specificati gruppi di nazionalisti ucraini sarebbero arrivate sui conti dei sospetti terroristi.

Nel frattempo, il presidente ucraino ha parlato al telefono con lo speaker della Camera statunitense Mike Johnson. «Ho informato lo speaker della situazione sul campo di battaglia – ha scritto Zelensky su X – La rapida approvazione degli aiuti all’Ucraina è vitale in questa situazione». I nuovi fondi destinati all’Ucraina sono da tempo bloccati al Congresso Usa. Johnson è stato a lungo uno dei principali ostacoli alla loro approvazione, ma nelle ultime settimane sembra aver cambiato idea.

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