Negli Stati Uniti il costo dell’energia dal gas più a buon mercato è diventato comunque superiore a quello delle rinnovabili più care, nonostante quello americano sia un mercato energetico dove il gas è quasi sempre locale e quindi più economico che in Europa.

Inoltre, a livello globale, le fonti rinnovabili continuano a crescere e conquistare quote di mercato, oggi rappresentano il 12 per cento di tutta l’elettricità prodotta. Il 2022 potrebbe essere ricordato addirittura come l’anno del picco dei combustibili fossili nel settore elettrico che, finalmente, dopo due decenni di crescita di eolico e solare, inizierebbero a veder diminuire le proprie emissioni già dalla fine del 2023. Sono due buone notizie che, combinate, mostrano come il piano inclinato della transizione stia andando nella direzione giusta (anche se non con la velocità giusta), per motivi che vanno anche oltre la questione climatica.

I timori per l’Italia

Sono dati che contano anche per il futuro della transizione italiana: Enel, diventata il principale player di rinnovabili al mondo sotto la guida di Francesco Starace, ha cambiato amministratore delegato, nel primo giro di nomine del governo Meloni. Il timore che il nuovo capo, Flavio Cattaneo, possa imprimere una frenata alle robuste politiche di Enel di uscita dal gas e di investimento sulle rinnovabili ha fatto subito crollare il titolo in Borsa.

I dati ci mostrano come mondo stia andando nella direzione dell’energia pulita, non avrebbe senso interrompere il processo in Italia proprio nella partecipata che più di tutte le altre aveva sposato e anticipato questa direzione.

La situazione Usa

Lo studio sul confronto tra gas e rinnovabili negli Stati Uniti è stato prodotto dalla banca di investimento Lazard ed è importante perché gli Usa sono un mercato particolare, dove il gas è abbondante (grazie al fracking domestico) e costa poco, quindi dove la fonte fossile «gioca in casa» e in condizioni favorevoli. Eppure, nonostante l’inflazione e i problemi di catena del valore che affliggono soprattutto il fotovoltaico, negli Usa secondo i dati di Lazar il Lcoe (costo livellato dell’energia) di eolico e solare è molto più competitivo.

E lo è diventato prima ancora che inizino a vedersi gli effetti dell’Inflation Reduction Act, il piano di sussidi, detassazioni e reindustrializzazione verde di Biden, che inclineranno ancora di più il piano a favore delle energie pulite.

Crescita globale

AP

Per guardare al disegno globale, invece, possiamo affidarci ai dati del nuovo rapporto Global Electricity Review del think tank Ember, che indaga come è stata prodotta l’elettricità nel 2022 in 78 paesi, che sommati rappresentano la quasi totalità (il 93 per cento) della domanda globale. Lo studio parla di una nuova èra di diminuzione della produzione elettrica da fonti fossili: sono ormai 18 anni di fila che la fonte di elettricità che cresce di più al mondo sono le rinnovabili.

Nel 2022 sono aumentate del 24 per cento rispetto all’anno precedente, quasi come se avessimo aggiunto al sistema tutta l’elettricità che serve ad alimentare un paese grande come il Sudafrica. L’80 per cento di tutto l’aumento di domanda di energia elettrica è stato coperto da quella pulita. In 60 paesi è stata ormai superata la quota del 10 per cento. Ed è per questa inerzia che potremmo aver raggiunto il tanto atteso picco, almeno per l’elettricità (poi ci sono tutti gli altri usi dell’energia, a partire dai trasporti), cioè il momento in cui le fossili iniziano davvero a calare di percentuale ed emissioni di CO2.

Oggi è ancora il carbone la prima fonte di energia elettrica a livello mondiale, ma nel 2022 è cresciuto solo dell’1 per cento, contro il 24 per cento delle rinnovabili. Il temuto ritorno del carbone su scala globale, a causa della guerra in Ucraina e della crisi del gas, alla fine non c’è stato, se guardiamo ai numeri. La produzione di gas è invece diminuita dello 0,2 per cento nel 2022. Se nel 2023, come sembra ormai possibile, le rinnovabili avranno assorbito tutta la nuova domanda di energia, potremmo dire di aver raggiunto e superato il picco delle fossili nel settore elettrico, e sarebbe una pagina di storia dell’energia e del clima.

Secondo i modelli dell’Agenzia internazionale dell’energia, il settore deve raggiungere lo zero netto entro il 2040. L’obiettivo ora è passare dal 12 per cento di produzione da fonti rinnovabili è stato raggiunto nel 2022 al 41 per cento nel 2030. Un grande salto, ma le condizioni ci sono. È per questo che la transizione non si può fermare in nessun paese, Italia compresa.

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