Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha rigettato l’istanza di revoca del 41 bis nei confronti dell’anarchico Alfredo Cospito, in sciopero della fame da 110 giorni per protestare contro il regime di carcere duro.

L’avvocato di Cospito aveva presentato ricorso al ministero per la revoca della misura il 12 gennaio e il ministero doveva decidere entro il 12 febbraio, altrimenti il silenzio sarebbe stato inteso come rigetto.

Con questa decisione, Nordio ha contraddetto quanto anticipato in conferenza stampa, in cui aveva sostenuto che avrebbe condiviso con il consiglio dei ministri la scelta, «vista la politicità della vicenda». Invece, il ministro ha deciso in autonomia dopo aver raccolto i pareri della Direzione nazionale antimafia, della procura nazionale antimafia, della magistratura di sorveglianza e della procura generale di Torino.

La scelta di Nordio, pur presa in autonomia, va nella linea già dettata dalla premier Giorgia Meloni, che è da subito stata quella della fermezza.

Secondo le anticipazioni del provvedimento, la ragione del mancato accoglimento della richiesta è che le nuove motivazioni addotte dal legale non sono state considerate sufficienti. Secondo il ministero, infatti, tutte le autorità giudiziarie che hanno espresso il loro parere al ministro avrebbero valutato «infondate» le motivazioni presentate dal legale di Cospito.

Per motivare il fatto che non ci fossero più i presupposti per tenere Cospito al 41 bis, l’avvocato aveva portato una sentenza della Corte d’assise di Roma che, in un processo ad altri anarchici, aveva escluso che gli scritti dal carcere di Cospito ne avessero influenzato le azioni.

Contro la Dna

In realtà, il parere della Direzione nazionale antimafia guidata da Giovanni Melillo ha sì ritenuto che il nuovo motivo portato dall’avvocato di Cospito fosse irrilevante ma, al netto di questo, aveva dato parere favorevole alla modifica del regime detentivo per Cospito.

Come anticipato dal Corriere della Sera, infatti, nel parere della Dna si legge che la revoca del 41bis era possibile, sostituendo «con il regime detentivo riferito al circuito della cosiddetta Alta sicurezza (As2) e delle ulteriori opportune forme di controllo proprie dell’ordinamento penitenziario e dell’attività investigativa, per contenere l’indubbia carica di pericolosità sociale del detenuto».
Nonostante Cospito rimanga socialmente pericoloso, infatti, secondo la Dna c’è stata una «evoluzione del fenomeno anarchico-insurrezionalista, su scala nazionale e internazionale», che oggi appare orientato «verso una decisa moltiplicazione dei documenti e degli strumenti di elaborazione ideologica e dei canali decisionali delle conseguenti iniziative violente». Tradotto: non è fermando gli scritti di Cospito - spediti fuori dal carcere per venire pubblicati su riviste anarchiche che gli sono costati il 41 bis – che si elimina il pericolo anarchico.

Cosa succede ora

Ora per Cospito non rimane che attendere la decisione della Cassazione, che il 24 febbraio deciderà su un analogo ricorso per la modifica della decisione del tribunale di sorveglianza di confermare il 41bis. Tuttavia, le sue condizioni di salute nel carcere di Milano Opera sono sempre più precarie.

«Condivido e sostengo la decisione del ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Allo stato attuale, fino a diverse indicazioni da parte del personale medico e della magistratura, non sussistono ragioni che giustifichino diversi intendimenti. La pericolosità del soggetto è nota e certificata e lo Stato non cede ai ricatti o alle intimidazioni dei violenti», ha detto il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari.

«Sul 41bis per Cospito il Ministero della Giustizia avrebbe anche potuto non esprimersi. Ha invece preferito farlo e assumersi ogni responsabilità della scelta, con un provvedimento motivato e equilibrato», ha detto a Radio Uno il viceministro Francesco Paolo Sisto, che ha aggiunto che «la pericolosità di Cospito è considerata tale da inibire la possibilità di revoca del 41 bis, che avrebbe come conseguenza la ripresa dei contatti con l'esterno».

La notizia della decisione del Ministero è arrivata nei giorni in cui la situazione sul caso è molto tesa, anche per lo scontro parlamentare sulle dichiarazioni del deputato di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, che ha rivelato note di servizio che contenevano i dialoghi in carcere tra Cospito e alcuni esponenti della mafia, che con lui condividevano l’ora d’aria.

Nei giorni scorsi alcuni movimenti anarchici hanno svolto alcune manifestazioni tra Roma e Milano di solidarietà, oltre alcuni attacchi che sono stati rivendicati. Proprio per questo le forze dell’ordine hanno alzato il livello di allerta e rafforzato la scorta ad alcuni membri delle istituzioni.

Le condizioni di Cospito

L’avvocato di Cospito, Flavio Rossi Albertini, in giornata ha hatto sapere che il detenuto ha perso 47 chili «e non prende più gli integratori. Aspettiamo la giornata di sabato quando il nostro medico di parte gli farà visita in istituto, riuscirà a vedere le cartelle cliniche quindi a farsi un’idea del suo effettivo stato di salute».

Ha aggiunto che Cospito non intende interrompere lo sciopero, «Andrà avanti fino alle estreme conseguenze, se è giunto fino ad oggi non ho ragione per dubitare che sia determinato ad arrivare alle estreme conseguenze, fino a morire».

L’avvocato ha spiegato che Cospito teme che i medici lo sottopongano a «possibili tso, su possibili valutazioni di natura psichiatrica che potrebbero aprire le porte all'alimentazione coatta. Su questo è in allerta: non si comprende perché una persona, che ha chiaramente espresso il suo punto di vista, debba essere minacciato o posto nella condizione di quello che sarà il futuro sulle iniziative dei medici».

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