Il pm Paolo Storari non si muoverà dalla procura di Milano. A deciderlo è stata la commissione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura, dopo aver ascoltato lo stesso pm. Il procuratore generale di Cassazione, Giovanni Salvi, che nei procedimenti disciplinari contro i magistrati rappresenta l’accusa, aveva chiesto per lui il trasferimento da Milano e il cambio di funzioni.

Secondo il Csm, infatti, nessun "comportamento gravemente scorretto" da parte del pm di Milano Paolo Storari nei confronti del Procuratore Francesco Greco e dell'aggiunto Laura Pedio e nessuna accusa nei loro confronti di "inerzia investigativa". Semmai nei colloqui con Piercamillo Davigo, ha espresso una "preoccupazione (...) sulle modalità di gestione del procedimento" relativo ai verbali Piero Amara "in presenza di una chiara divergenza di vedute".

Il procedimento disciplinare a carico di Storari, infatti, nasce dalla vicenda della loggia Ungheria raccontata in otto verbali dall’ex legale di Eni, Piero Amara ed è uno dei tasselli principali dello scontro ancora in corso dentro la procura di Milano guidata da Francesco Greco.

I fatti

Storari è, insieme all’aggiunta Laura Pedio, titolare di uno dei fascicoli del caso Eni, che riguarda presunte tangenti internazionali pagate dal colosso energetico in Nigeria. Nel corso delle indagini viene ascoltato anche Amara, il quale inizia a raccontare non solo fatti riguardanti Eni ma anche l’esistenza di una loggia segreta denominata Ungheria, che comprenderebbe magistrati, politici e lobbisti e avrebbe lo scopo di pilotare l’attività decisionale delle procure e le nomine dei magistrati.

Questi verbali, coperti da segreto istruttorio, diventano l’oggetto del contendere. Storari vorrebbe procedere all’apertura di un fascicolo e sollecita Pedio e il procuratore capo Greco, ma per quattro mesi la procura milanese sarebbe rimasta inerte (secondo una tesi, perchè Amara è teste fondamentale in altri processi e indagare sulle sue dichiarazioni metterebbe in difficoltà altre inchieste su Eni).

Storari, allora, decide di confidarsi e condividere i contenuti dei verbali con l’allora togato del Csm, Piercamillo Davigo, il quale riceve in formato “neutro” (file word senza firme e intestazione) i verbali e ne rende noto il contenuto ad alcuni membri del Csm, tra cui anche Salvi e il vicepresidente David Ermini, e al presidente grillino della commissione Antimafia Nicola Morra.

Tuttavia al Csm non viene avviata alcuna attività istruttoria e Davigo va in pensione. I verbali però rimangono sul suo pc e la sua ex segretaria Marcella Contraffatto è oggi sotto indagine per averli inviati alle redazioni di Repubblica, Fatto Quotidiano e al togato Nino Di Matteo, che a sua volta li rende pubblici parlandone durante un plenum del Csm.

Le accuse a Storari

Inizia così il procedimento disciplinare davanti al Csm: le contestazioni del pg riguardano l'aver “divulgato i verbali" di Amara a Davigo, violando quindi il segreto d'ufficio. E poi, il "comportamento gravemente scorretto nei confronti" di Greco e Pedio da lui accusati di immobilismo “omettendo, però, dicomunicare a questi il proprio dissenso per la mancata iscrizione" diAmara, e di formalizzare con una lettera agli organi competenti il suo disappunto "circa le modalità di gestione delle indagini".

Inoltre per il pg Storari doveva astenersi dal prendere parte all'indagine sulla divulgazione ad alcuni quotidiani di quei verbali. Indagine trasferita a Roma dopo che si è scoperto che chi ha recapitato quelle carte scottanti ai giornalisti e' stata la ex segretaria di Davigo, Marcella Contrafatto.

Storari si è difeso presentat ouna memoria in cui ha depositato mail e documenti sulle sue denunce allo stop imposto da Greco alle indagini su Amara.

Il caos nella procura

Il caso Storari accende anche un faro sulla situazione di confusione e di lotte intestine alla procura di Milano, che a novembre passerà di mano al nuovo procuratore capo dopo il pensionamento dell’ex pm del pool di Mani Pulite, Francesco Greco.

Lo scontro aperto tra Storari e gli aggiunti Pedio e Fabio De Pasquale, altro titolare del fascicolo principale su Eni, ha squarciato il velo sulle lotte intestine.

Quando viene resa nota la richiesta del pg di Cassazione di trasferire Storari sia da Milano che dalle funzioni di pm, la procura si è mobilitata in favore del collega con una lettera che è girata di procura in procura e ha raggiunto le 250 firme, che suona non solo come una difesa di Storari ma anche come una accusa alla gestione di Greco.

"Esclusa ogni valutazione di merito, la loro serenità non è turbata dalla permanenza del collega, nell'esercizio delle sue funzioni. (...) Siamo turbati dalla situazione che sta emergendo da notizie incontrollate e fonti aperte e sentiamo solo il bisogno impellente di chiarezza, di decisioni rapide che poggiano sull'accertamento completo dei fatti e prendano posizione netta e celere su ipotetiche responsabilità dei colleghi coinvolti", si legge nella lettera inviata al Csm in difesa di Storari.

L'iniziativa è stata promossa da alcuni aggiunti, tra cui il capo del pool antiterrorismo di Milano, Alberto Nobili. Lo stesso Nobili, sentito dal Csm, ha raccontato di una una telefonata in cui l'ex Procuratore della Repubblica di Milano Edmondo Bruti Liberati, oramai in pensione da anni, gli avrebbe chiesto di intervenire per "suggerire" al pm Paolo Storari di avanzare per primo, senza aspettare eventuali provvedimenti del Csm, la richiesta dii trasferimento dalla procura milanese.
Insomma, lo scontro è sempre più infuocato e fatto di accuse incrociate tra nuovi e vecchi vertici della procura, oltre che tra giudici degli stessi uffici.

La difesa di Greco

Alla lettera, ha risposto con una mail lo stesso Greco, che nella vicenda si è sempre schierato dalla parte dei suoi aggiunti Pedio e De Pasquale, e ha raccontato la sua versione dei fatti: "Il collega (inteso come Paolo Storari, ndr) ritenuto responsabile è ora indagato in sede penale e incolpato in sede disciplinare in un procedimento giurisdizionale nel quale si applica il codice di procedura penale. Al rispetto della presunzione di innocenza e delle strategie di difesa ho ispirato tutta la mia vita professionale e non vi verrò meno in questa circostanza". Tuttavia, secondo lui, la lettera di sostegno a Storari rischia di condizionare il Csm: “Una cosa è la umana solidarietà nei confronti di un collega in difficoltà, altro è una presa di posizione che non poteva non essere presentata nei media come intervento teso a condizionare una procedura giudiziaria garantita, quale e' il procedimento disciplinare già a partire dalle indagini e dalla fase cautelare".

Infine ha attaccato Storari in modo aperto: "Ma altro è difendersi - si legge ancora - altro è  lanciare gravi ed infondate accuse, dopo essere venuti meno ai più elementari principi di lealtà nei confronti di chi ha la responsabilità di dirigere un ufficio, non astenendosi, tra l'altro, da una indagine su un fatto in cui si è personalmente coinvolti. Queste accuse infondate, nei miei confronti, sono state smentite nelle sedi competenti da precisa e documentata ricostruzione dei fatti storici". Infine ha aggiunto che "le tante menzogne, calunnie e diffamazioni sono e saranno attentamente denunciate in tutte le sedi competenti".

Cosa succede ora

Se il procedimento disciplinare si è concluso con una vittoria di Storari sul cautelare, prosegue comunque il procedimento disciplinare ordinario, al termine del quale potrà essere o prosciolto o sanzionato.

Inoltre il pm di Milano deve affrontare anche l’indagine penale a suo carico per rivelazione di segreto d’ufficio gestita dalla procura di Brescia, di cui è accusato insieme a Piercamillo Davigo.
Tuttavia, l’elenco dei magistrati milanesi indagati intorno al caso Eni è sempre più numeroso: anche Fabio De Pasquale e il collega Sergio Spadaro sono indagati per omissione d’atti d’ufficio, come anche lo stesso procuratore capo Francesco Greco, anche lui sotto indagine per non aver avviato tempestivamente le indagini sulle dichiarazioni di Amara, rese nel dicembre 2019.

Insomma, la procura meneghina è una polveriera pronta a esplodere e il successore di Greco dovrà ricostruirla dalle fondamenta.

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