Il presidente egiziano Al-Sisi ha recentemente dichiarato che le riserve di grano in Egitto sono sufficienti per un periodo di soli sei mesi.

Com’è noto, il paese è tra i più grandi importatori di grano al mondo ricevendolo principalmente dall’Ucraina. I progetti egiziani per garantirsi fonti di approvvigionamento alternative fino ad ora si sono dimostrati inefficaci a causa della drastica riduzione delle esportazioni indiane e l’allungamento dei tempi per ciò che riguarda i piani nazionali di autosufficienza alimentare.

L’idea del ministero dell’agricoltura del Cairo di mettere a coltura nuove terre necessita di anni: una rivoluzione agraria impossibile per garantire a breve nuove scorte in un settore molto arretrato e ancora poco meccanizzato. Intanto prosegue l’aumento dei prezzi del pane ciò che ha costretto il governo a diminuire il numero delle persone titolate ad accedere ai prezzi sussidiati.

Il piano

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Sono state così revocate le tessere annonarie a mezzo milione di cittadini egiziani per alleggerire il peso dei sussidi statali sul bilancio dello Stato. I cittadini egiziani che si spostano sovente fuori dal paese, compresi quelli che stanno all'estero per più di tre mesi consecutivi, saranno cancellati dalle liste. In pratica si toglie il sussidio agli egiziani emigrati che lavorano all’estero e alle loro famiglie.

Per ora si tratta di circa 500mila persone ma si punta ad aumentare la cifra depennando vari milioni di tessere annonarie. Inoltre sono state introdotte altre limitazioni come quella che riguarda coloro che utilizzano la tessera ogni tanto: chi non va quotidianamente a prendere la sua razione non riceverà più l’intera porzione.

Il portavoce del ministero dell’Approvvigionamento ha dichiarato alla stampa locale: «Gli egiziani benestanti non dovrebbero beneficiare di sussidi che dovrebbero andare solo a coloro che ne hanno veramente bisogno, ai più vulnerabili». Questo cambia drasticamente una tradizionale politica egiziana che prevedeva pane sussidiato per tutti.

Il governo ha fatto sapere che ha in programma di mettere ulteriori limitazioni: gli egiziani con stipendi mensili superiori all’equivalente di 500 dollari, i proprietari di grandi aziende, coloro che possiedono auto di lusso ma anche le famiglie che investono più di mille dollari al mese per l’istruzione dei propri figli e coloro che possiedono terreni agricoli di più di 10 acri, non avranno più diritto al pane sovvenzionato.

Le proteste iniziano a fioccare da varie parti soprattutto per il fatto che in molti casi la misura non è individuale ma esclude in blocco tutti i membri di una famiglia. La nuova politica egiziana ha ricevuto l’appoggio del Fondo monetario internazionale da sempre contrario al sussidio per il pane.

Il ruolo della guerra in Ucraina

Qualche settimana prima lo stesso ministero dell’Approvvigionamento aveva cercato di calmare gli animi annunciando che l’Ucraina stava trasferendo carichi di grano per l’Egitto via treno fino in Polonia e poi via mare verso Il Cairo. Tuttavia le quantità di tale spedizione si sono rivelate insufficienti.

Malgrado i tentativi di sboccare i porti ucraini, fino ad ora non si è giunti a una soluzione negoziale nemmeno dopo il tentativo fatto dalla Turchia, potenza garante degli stretti che danno accesso al mar Nero. Da settimane Kiev sta valutando la possibilità di esportare le sue scorte di grano attraverso Romania e Polonia ma si tratta di un'operazione costosa e rischiosa: i nodi ferroviari sono continuamente bombardati e sotto attacco da parte dei russi, anche perché giunge via treno buona parte delle armi che l’Occidente invia all’Ucraina.

La guerra continua ad accrescere una crisi alimentare e energetica che minaccia i paesi poveri e sovrappopolati proprio come l’Egitto. Com’è noto Il Cairo importava ogni hanno circa 20 milioni di tonnellate di grano principalmente dall’Ucraina, che andavano ad aggiungersi ai 10 milioni di tonnellate prodotte internamente.

Dall’India, inizialmente individuata dalle autorità come fonte alternativa, l’Egitto è fino ad ora riuscito ad importare solo 50.000 tonnellate a causa della decisione del ministero del Commercio indiano di bloccare le esportazioni per la forte ondata di caldo che ha colpito il paese e diminuito la produzione interna. Anche l’India teme la penuria e, come stanno facendo altri paesi produttori, rallenta se non sospende le esportazioni. Il Cairo ha in corso colloqui con Francia, Kazakistan e Argentina per tentare altre strade. 

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