Il destino della guerra in Ucraina doveva passare da Ankara, la grigia e monotona capitale anatolica progettata a tavolino da Kemal Ataturk, il fondatore della Turchia moderna dopo la fine dell’impero ottomano. L’incontro, invece, ha prodotto il classico topolino («C'è la possibilità di una ripresa del negoziato tra Russia e Ucraina per arrivare al cessate il fuoco», ha fatto sapere il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu,) ma una soluzione è ancora lontana visto che non c'è il via libera al corridoio del grano che dovrebbe sbloccare le 20 tonnellate di cereali bloccate nei porti ucraini a causa del conflitto.

Dalla conferenza stampa dell'incontro è emerso che Turchia e Russia hanno raggiunto una intesa di massima che prevede per la flotta di Ankara compiti di sminamento e scorta delle navi cariche di grano attraverso il Mar Nero. Certo la Turchia sta cercando una soluzione e questo è positivo, ma in pratica c’è solo un'intesa tra Ankara e Mosca, manca però l’assenso dell'Ucraina, cauta nello sminare i propri porti, Odessa soprattutto, nel timore di attacchi russi.

Nessun incontro Putin-Zelensky

Non a caso il Cremlino attraverso la Tass ha fatto sapere che «al momento non è in discussione un possibile incontro tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky». «Zelensky è troppo volubile», ha commentato Lavrov in questa guerra psicologica a distanza, tralasciando l’episodio che i russi hanno tentato di catturare Zelensky e la sua famiglia nei primi giorni dell’attacco russo per sostituirlo con un governo fantoccio.

E in questo gioco di caute aperture e chiusure improvvise il ministro Lavrov in conferenza stampa congiunta ad Ankara con l'omologo turco Cavusoglu, ha affermato che «la Russia non attaccherà se l'Ucraina inizierà attività di sminamento presso i suoi porti per fare passare navi che trasportano grano».

La Russia però chiede in cambio del via libera ai 20 milioni di tonnellate di grano nei silos ucraini la fine delle sanzioni, tra cui l’esclusione dalle coperture assicurative internazionali, che colpiscono l’attività navale commerciale di Mosca. Inoltre l’esercito russo starebbe, secondo il New York Times, rimettendo in funzione le ferrovie dei territori occupati e congiungerli con i porti occupati nel Mar d’Azov o con la Crimea così da poter trasportare il grano ai porti in mano russa.

La Turchia rassicura gli ucraini delle buone intenzioni dei russi anche perché il contesto economico sul Bosforo è pesante con la lira turca che ha perso il 22 per cento quest’anno e gli analisti avvertono che la caduta è «probabile che continui» senza l’aumento dei tassi di interesse che Erdogan ha escluso ancora una volta nonostante l’inflazione annua corra a maggio al 73 per cento. Anche se l’Ocse da Parigi ha lanciato l’allarme per la crescita del Regno Unito che dovrebbe essere la peggiore nel G20 a parte la Russia, a causa del forte rallentamento attribuito agli effetti dell'elevata inflazione e dell'aumento delle tasse.

Lo sminamento dei porti

Il problema di fondo è che Kiev teme che la flotta russa approfitti dello sminamento per attaccare Odessa e trasformare l’Ucraina in uno stato senza sbocco sul Mar Nero. Mosca, invece, suona la fanfara della propaganda del Cremlino e afferma che le spedizioni di grano riprenderanno dal porto ucraino di Berdyansk, nel Mar Nero. Possibile? E gli ucraini dotati con le nuove armi a lunga gittata e a lancio multiplo lasceranno fare?  

Frizioni tra Washington e Kiev

Che ci sia qualche frizione tra Kiev e Washington lo segnala un articolo del New York Times secondo cui funzionari statunitensi affermano di non avere un quadro chiaro della strategia di guerra dell'Ucraina, in contrasto con la loro visione dell'esercito russo. Insomma a Washington qualcuno si lamenta preventivamente di non capire esattamente cosa vogliono fare i militari di Kiev con le nuove armi. Il timore è che Kiev usi le armi in modo da superare i limiti di difesa che gli americani hanno raccomandato per evitare una pericolosa escalation che debordi dalla dottrina di contenimento e deterrenza.

A Mosca si registra la clamorosa fuga dalla Russia del rabbino capo di Mosca, Pinchas Goldschmidt. Una notizia che, se confermata, potrebbe creare qualche tensione con Israele che finora ha mantenuto una linea prudente sulla crisi.

Intanto sul terreno è stallo tra i due eserciti. Due ospedali sono stati distrutti dai bombardamenti russi a Severodonetsk e Rubizhne, nell'Ucraina orientale, come mostrano le nuove immagini satellitari scattate da Maxar Technologies e pubblicate dalla Cnn. Sul tetto della struttura ospedaliera di Severodonetsk era stata dipinta una grande croce rossa.

«Nessuno si arrenderà a Severodonetsk. I russi vogliono catturare la città entro il 10 giugno. Si stanno svolgendo feroci battaglie, i nostri difensori stanno combattendo per ogni centimetro della città», ha dichiarato il capo militare regionale del Lugansk Sergiy Gaidai, citato dal Guardian. «I russi non controllano la strada Lysychansk-Bakhmut, ma sparano pesantemente. Le truppe russe progettano nuovamente di attraversare il fiume Seversky Donets per creare una testa di ponte per l'offensiva», ha aggiunto. Notizie che confermano la difficoltà che i due belligeranti trovino un accordo sull’apertura dei commerci per le navi del grano.

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