- L’attivista simbolo della rivoluzione egiziana Alaa Abdel Fattah è in sciopero della fame da 68 giorni ma le autorità continuano a negargli la visita delle autorità consolari del Regno Unito, paese di cui è cittadino, e anche della Commissione dei diritti umani.
- «Stiamo iniziando a pensare che le autorità egiziane vogliano far morire Alaa in carcere», ha scritto su Twitter la zia Ahdaf Soueif, scrittrice e intellettuale.
- Ora che la situazione continua a essere in stallo, la famiglia del blogger sta iniziando a criticare l'approccio di Londra. «Credo che il Segretario per gli affari esteri britannico voglia mantenere una sorta di distacco dal caso e dalla nostra famiglia, nonostante la situazione sia sempre più critica», dice la sorella Mona Seif.
«Stiamo iniziando a pensare che le autorità egiziane vogliano far morire Alaa in carcere». Le parole su Twitter di Ahdaf Soueif, scrittrice e zia di Alaa Abdel Fattah, attivista simbolo della rivoluzione egiziana, sono perentorie. Suo nipote è al 68esimo giorno di sciopero della fame. Ha una condanna inappellabile di cinque anni da scontare. E in carcere ne ha già passati almeno sette, in condizioni estreme, nei suoi ultimi otto di vita. I familiari temono che Alaa sia al limite. «La commission



