Prima del discorso del presidente americano Joe Biden a Varsavia nello scorso mese di marzo, molti erano propensi a pensare che la soluzione della Guerra in Ucraina sarebbe venuta da un incontro tra Biden e Vladimir Putin.  

Ma questa ipotesi non faceva i conti con il piano della Casa Bianca: usare questa guerra per mostrare all’avversario repubblicano e agli elettori americani che i democratici possono e vogliono rilanciare l’egemonia americana nel mondo.

Da Varsavia in poi, la guerra ha avuto quindi un’impennata come anche l’assistenza militare agli ucraini. 

Sul continente europeo l’America di Biden intende regolare i conti con il vecchio avversario, non per rilanciare la guerra fredda ma per mettere fuori gioco uno dei due avversari che sono oggi sulla piazza, ovvero per semplificare l’ordine mondiale da tripolare a bipolare. 

L’obiettivo nemmeno troppo celato è quello di un futuro bipolarismo Usa-Cina. Quanto questa strategia sia realistica non lo sappiamo, ma a giudicare dall’approvazione da parte del Congresso statunitense di un budget di 33 milioni di dollari per finanziare la guerra in Ucraina, sembra proprio che agli occhi dell’amministrazione Biden lo sia.  

Da Varsavia in poi almeno, gli interessi statunitensi e quelli europei si sono divaricati. Non è nell’interesse nostro che la guerra si cronicizzi per fare dell’Ucraina quel che fu l’Afganistan per l’Unione sovietica.

La sola alternativa sarebbe a questo punto il protagonismo diplomatico e politico della comunità internazionale e soprattutto di quella europea.

Lo ha detto il presidente Sergio Mattarella all’assemblea dei parlamentari del Consiglio d’Europa con le parole di Robert Schuman: «La pace non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano». 

Salvaguardare la pace in Europa richiede sforzi «proporzionali ai pericoli» che la minacciano – l’invito di Mattarella è quindi quello di pensare non tanto o solo a come aiutare l’Ucraina ma a come allontanare il pericolo di un allargamento della guerra.

Una posizione simile l’ha espressa il filosofo più rappresentativo della democrazia europea del dopoguerra, Jürgen Habermas, che invita a considerare la guerra tra russi e ucraini come un pericolo per la pace in Europa.

Non si tratta quindi di sostenere gli sforzi bellici ma di contenerli. Si tratta di “aiutare” la pace con”sforzi creativi” che non siano quelli militari.

Ma perché l’Europa sia in grado di mettere in campo «sforzi creativi» dovrebbe essere unita non nella sudditanza agli Stati Uniti, i quali non vogliono che l’alleato europeo prenda strade diverse da quelle indicate da Biden. 

All’ombra della guerra in Ucraina si combattono altre guerre, non cruente ma non meno fatali.

I rischi che minacciano l’Unione europea sono anche quelli che derivano dalla sua mancanza di una politica internazionale comune e dell’incapacità di rispondere all’interesse del proprio continente, che oggi non coincide con quello della Casa Bianca.       

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