Gentile direttore, alcuni articoli usciti nei giorni scorsi su Domani si fondano su notizie del tutto prive di fondamento. Eppure i principali media nazionali hanno riportato informazioni molto chiare e puntuali che qui, per rispetto e chiarezza nei confronti dei lettori, provo a riassumere.

I posti letto nelle terapie intensive, non appena le Regioni attiveranno gli altri 1660 ventilatori da tempo ricevuti dalla mia Struttura, saranno 8.288, ovvero il 95 per cento degli 8.679 previsti dal piano di implementazione degli ospedali Covid. Aggiungo che abbiamo a disposizione ulteriori 1300 ventilatori di terapia intensiva che ho fatto produrre negli scorsi mesi in vista di eventuali ulteriori fabbisogni.  

Sui piani regionali di implementazione delle terapie intensive, nessun ritardo. Anzi, un necessario lavoro per renderli attuabili.

Quando, il 28 luglio, ci sono stati mandati, i miei Uffici hanno immediatamente avviato delle istruttorie più dettagliate assieme al ministero della Salute.

Infatti i programmi – che durano mediamente due anni e a volte tre (ovvero fino al 2023, data in cui tutti speriamo di aver largamente dimenticato la pandemia) erano spesso privi di dettagli tecnici, operativi e logistici, necessari per poter avviare le gare. Gli ultimi riscontri sono arrivati il 17 settembre.  E, oggi, i piani così definiti prevedono 1.044 interventi, ripartiti tra le 176 aziende del Servizio sanitario nazionale.

Fino al 23 settembre si sono poi tenute le Conferenze Stato-Regioni nelle quali si è convenuto lo schema di attuazione, e la facoltà delle Regioni di chiedere la delega al Commissario entro il 30 settembre, 11 Regioni hanno richiesto e ottenuto la delega alla realizzazione dei lavori.

Nelle 10 Regioni che non hanno richiesto la delega il Commissario ha già nominato 100 Aziende del Servizio sanitario nazionale soggetti attuatori che potranno iniziare le attività utilizzando l’accordo quadro del Commissario. La procedura di massima urgenza in 21 lotti per lavori e servizi è stata avviata il primo ottobre, le offerte si sono concluse il 12 ottobre: hanno partecipato oltre 500 imprese. Entro fine ottobre saranno aggiudicati gli accordi quadro e nella prima settimana di novembre sarà disponibile, infine, l’accordo quadro per le ambulanze.

Questo quanto dovevo, a Lei e ai suoi lettori.

Un cordiale saluto,

Domenico Arcuri

commissario straordinario per l’emergenza Covid-19


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Risponde Giovanna Faggionato, giornalista di Domani

Gentile dottor Arcuri, gli articoli usciti nei giorni scorsi su Domani si fondano su diverse fonti, tra le quali documenti interni del ministero della Salute e il riscontro di numerose amministrazioni locali e in situazioni differenti.

Ci fa piacere ricevere oggi la risposta della stessa struttura del commissario che qualche mese fa ci aveva spiegato che chiedere conto di un contratto con la sua struttura a una azienda era quasi un reato. Ci fa meno piacere che vengano confusi i piani.

I ventilatori e le altre attrezzature sono stati distribuiti fortunatamente a prescindere dall’avvio dei piani di adeguamento delle strutture ospedaliere. Ai ritardi dei quali diverse regioni hanno risposto con sistemazioni provvisorie o realizzando autonomamente strutture ad hoc.

Il decreto Rilancio approvato dal governo Conte a maggio, quindi ormai quasi cinque mesi fa, chiedeva di rendere invece «strutturale» la risposta all’aumento significativo della domanda di assistenza dovuto alla pandemia.

Tra i principali media nazionali che secondo il suo giudizio «riportano notizie puntuali» evidentemente le sarà sfuggito un articolo del Sole 24 Ore che già lo scorso 8 agosto denunciava i ritardi sulle terapie intensive.

L’assessore alla Salute del Piemonte e coordinatore degli assessori alla Sanità nella conferenza stato regioni Luigi Icardi, in quell’articolo, chiedeva di accelerare l’iter di realizzazione perché altrimenti avremmo rischiato seriamente di non arrivare pronti all’autunno con un livello di strutture stabili che dislocavano i posti letto seguendo la progettazione regionale.

L’iter di integrazioni documentato dal ministero della Salute si ferma al 17 luglio. Secondo il decreto Rilancio era «ammessa per una sola volta la richiesta di chiarimenti o integrazioni da parte del ministero, cui la regione o la provincia autonoma dà riscontro entro i successivi dieci giorni, durante i quali il termine di approvazione è sospeso. Decorso il termine di cui al primo periodo, senza l’adozione di un provvedimento negativo espresso da parte del ministero, il piano si intende approvato».

Diverse amministrazioni regionali che abbiamo sentito in questi giorni non hanno ricevuto ulteriori richieste di integrazioni e di specificazioni dei loro piani eppure hanno dovuto attendere fino a ottobre per avere le deleghe, una opzione di cui parlava già il decreto Rilancio.

Questo, ammetterà anche lei, risulta stridere con la missione della sua struttura commissariale che è proprio quella di agire d’urgenza. Proprio l’urgenza è la ragione per la quale, come deciso dal governo Conte, lei dispone di poteri, usufruisce di deroghe e di fondi che altrimenti non sarebbero giustificati.

Che nel realizzare le terapie intensive necessarie ad affrontare la (prevista) seconda ondata di contagi siano state più tempestive le regioni che hanno agito autonomamente, a prescindere dai tempi della struttura commissariale, dovrebbe fare riflettere.

Ci fa piacere sapere che entro fine ottobre saranno aggiudicati gli accordi quadro per lavori e servizi e che, “infine” come dice lei, nella prima settimana di novembre sarà disponibile l’accordo quadro per le ambulanze.

Giovanna Faggionato

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