- In parlamento continuano a slittare le votazioni, che salvo ulteriori rinvii inizieranno in commissione Bilancio alla Camera solo alle 18.30 di oggi.
- I tempi si fanno sempre più incerti: probabile una seduta notturna per le votazioni sugli emendamenti presentati dal governo. Ma resta lo spauracchio dell’esercizio provvisorio.
- Tra le proposte emendative dell’esecutivo ci sono dei colpi di mano, come sulle intercettazioni per l’intelligence e l’assunzione di 300 unità al Ministero dell’Agricoltura.
Il governo va avanti a colpi di forzature sulla manovra, provando a coprire le divisioni tra i partiti che lo compongono. Mentre la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, fa sfoggio di ottimismo su Facebook, scrivendo: «Continuiamo a lavorare incessantemente per dare risposte immediate e concrete a cittadini e imprese», nei fatti in parlamento continuano a slittare le votazioni, che salvo ulteriori rinvii inizieranno in commissione Bilancio alla Camera solo alle 18.30 di oggi.
Inevitabilmente, infatti, ci sarà una seduta notturna, visto che alle 17.30 è fissata la scadenza per la presentazione dei subemendamenti, su cui il governo è chiamato a esprimere il proprio parere ed eventuali riformulazioni. I tempi sono, insomma, sempre più stretti e il governo Meloni preferisce agire con il favore delle tenebre anche in questo caso.
«Non ci sono le condizioni per stabilire in quale data la manovra può arrivare in aula», ha riferito la capogruppo del Pd alla Camera, Debora Serracchiani.
Caos maggioranza
È stata pure respinta l’ipotesi di riprendere i lavori alle 14, come richiesto dalle opposizioni: prima la maggioranza ha la necessità di trovare la quadra. E non è affatto scontato il via libera al provvedimento a Montecitorio entro Natale, come professato dal centrodestra che vuole scongiurare l’esercizio provvisorio.
Il rallentamento non è tanto alle proteste delle minoranze, che stanno facendo da spettatrici di fronte ai colpi di mano del centrodestra, bensì per gli affanni interni alla coalizione di governo, come testimoniato dalla confusione della norma sui pos: dopo settimane di presunta intransigenza, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha ammesso la sostanziale retromarcia.
Forza Italia, inoltre, insiste affinché l’aumento delle pensioni minime per gli over 75 sia resa strutturale e non circoscritta al 2023, peraltro intervenendo con un taglio al Reddito di cittadinanza.
Intercettazioni per intelligence
In questo quadro complesso, tuttavia, dall’esecutivo non arrivano disponibilità al confronto parlamentare, per facilitare l’iter. Finora sono arrivate ulteriori prove di forze, come la norma che interviene sulle intercettazioni dei servizi segreti, inserita in uno dei pacchetti di proposte del governo.
L’emendamento modifica, dal punto di vista tecnico, la legge sull’anti terrorismo del 2005, ampliando il perimetro d’azioni dell’intelligence, su ogni campo, sotto l’egida della presidenza del Consiglio, e disponendo eventuali prolungamenti delle intercettazioni rispetto alle scadenze previste.
Una riforma impattante, descritta nella relazione tecnica come una misura di mera contabilità. Ma dalle opposizioni c’è chi ha notato l’anomalia: «È gravissimo che si intervenga alle nove di sera con un emendamento ordinamentale su una materia così delicata», ha detto il capogruppo del Pd in commissione Bilancio, Ubaldo Pagano, protestando anche contro il presidente della commissione stessa, Giuseppe Mangialavori che non ha dichiarato inammissibile il testo.
Interessi in manovra
Nella legge di Bilancio c’è poi in arrivo una corposa novità che tira in ballo molteplici interessi, riguardanti il regolamento sugli investimenti delle casse di previdenza private che hanno partecipato ad aumento di capitale di Monte dei Paschi di Siena e su questo versante si stanno muovendo anche gli azionisti di Banco Bpm.
Restando in tema di banche, la manovra mette mano anche alle fondazioni bancarie, tema da sempre caro al ministro Giorgetti: viene infatti riconosciuto un credito di imposta pari al 75 per cento alle fondazioni che operano delle fusioni, incorporandone altre in difficoltà.
Sempre sulla falsariga di interessi dei singoli ministri, tra gli emendamenti del governo c’è il via libera all’assunzione di 300 unità di personale al ministero dell’Agricoltura e della sovranità alimentare di Francesco Lollobrigida, con la motivazione di portare avanti le politiche di contrasto alle pratiche sleali.
Già in uno degli emendamenti parlamentari, presentati dal gruppo Noi Moderati, era stata proposta un’iniziativa del genere: l’esecutivo ha fatto propria l’idea.
Ha trovato spazio, poi, un altro emendamento circolati come ipotesi nel fine settimana: l’aumento delle risorse alle università private. Il tetto massimo della dotazione, decisa di anno in anno, sale al 30 per cento rispetto al precedente 20 per cento.
È stata, infine, confermata l’indiscrezione che prevedeva un ulteriore stanziamento per supportare il servizio It alert del Dipartimento della Protezione civile, che nonostante gli ingenti investimenti, continua a non essere esecutivo. Sul piatto arrivano, comunque, altri 10 milioni spalmati sul prossimo biennio.
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