Tutta casa e famiglia: Meloni e Salvini in difficoltà tornano ai vecchi slogan

Dove c’è governo, c’è (piano) casa. In origine il copy pubblicitario era di un famoso marchio di pasta, ma a prendersi a cuore l’abitazione delle famiglie italiane sono state, a turno, tante forze politiche diverse affamate di consenso. Giorgia Meloni ha calato l’asso durante il suo intervento al Meeting di Rimini, annunciando per la nuova stagione politica un nuovo piano casa del governo, misura propagandistica per provare a non perdere voti nell’ultimo anno di legislatura a ridosso delle elezioni. Quello della premier, però, è un ritorno al passato. Silvio Berlusconi, a lungo, ha cavalcato l’abolizione dell’Ici sulla prima casa che gli aveva permesso di recuperare consensi nel 2008. Mentre i parlamentari di FdI ricordano addirittura il piano di Amintore Fanfani. Certo è che in questi anni il tema della casa è stato al centro dell’attenzione di molti: dal Superbonus dei Cinque stelle alle misure per facilitare il mutuo per l’acquisto della prima casa volute da Draghi. Il contenuto Anche Matteo Salvini, che da ministro delle Infrastrutture si è intestato il provvedimento insieme alla presidente del Consiglio, dice che «non ci può essere famiglia se non c’è casa, e quindi i mattoni servono alla famiglia». Del piano annunciato, come ovvio, non si conoscono molti dettagli. Se non che il governo intende mettere a disposizione «decine di migliaia» di abitazioni a prezzo calmierato. Innanzitutto, per le giovani coppie e le persone in difficoltà, ma potenzialmente anche per universitari e per chi, pur avendo un impiego, fa fatica a permettersi la vita nelle grandi città. Ma, come spiega un parlamentare meloniano di primo piano a microfoni spenti, «vediamo che piega prende, ci sono sul tavolo varie proposte». Anche al ministero dell’Economia non hanno ancora idea di come il provvedimento ricadrà sulla prossima manovra. A luglio, nell’ultimo decreto Economia, sono stati stanziati ulteriori 30 milioni di euro per il fondo prima casa, ma in questo caso la cifra da impegnare potrebbe raggiungere livelli molto più alti. A poche settimane dall’inizio della sessione di Bilancio, però, nessuno dubita che il governo farà presto sapere di cosa ha bisogno. Dalle opposizioni aspettano il governo in parlamento. «Vieni in Senato e porta i due disegni di legge. Altrimenti è la solita fuffa di chi governa da tre anni e produce tweet, non riforme» scrive su X Matteo Renzi. La poca consapevolezza dei funzionari di via XX settembre potrebbe dipendere dal fatto che c’è già un tesoretto stanziato per l’edilizia popolare, che però è un settore di competenza del ministero dei Trasporti. Non è comunque da escludere che ci voglia del denaro aggiuntivo, considerato il numero ingente di abitazioni da sistemare. Un colpo di spugna su cinquant’anni di storia, tra i grattacieli non c’è spazio per il Leoncavallo Il finanziamento Nonostante il protagonismo di Salvini, che conferma in maniera dimostrativa la telefonata conciliatrice con la presidente del Consiglio dopo lo screzio che si è consumato sullo scontro diplomatico a distanza tra il ministro e il presidente francese Emmanuel Macron, anche Forza Italia prova a mettere il cappello sul provvedimento. I forzisti ricordano lo spunto del presidente di Confindustria Emanuele Orsini, che alla prima assemblea da lui presieduta, a novembre 2024, aveva lanciato un suo Piano casa. Per quanto riguarda il finanziamento, gli azzurri puntano su un modello pubblico-privato. «Il denaro dello stato può fungere da moltiplicatore. La gestione può farsi più efficiente e l’intervento più veloce» spiega il deputato Alessandro Cattaneo. «Ci sono società già pronte per partire subito, a cominciare da Cdp e Invimit». E mentre i parlamentari di maggioranza contano su una messa a terra imperniata soprattutto sul recupero edilizio già nel 2026, viene sottolineata a più riprese la nuova attenzione del governo al ceto medio, che – almeno stando alle anticipazioni – dovrebbe essere anche il protagonista della manovra che sta impostando il governo. A partire dalla riduzione dell’aliquota intermedia dell’Irpef, quella che riguarda i redditi tra i 28 e i 50mila euro, che chiede Forza Italia. Resta il dubbio delle coperture, viste le spese già alte per la conferma del taglio al cuneo fiscale e il nuovo ciclo di rottamazione delle cartelle esattoriali su cui punta la Lega. Questione Isee Il partito di Salvini, per dare prova della sua intenzione di rivolgersi alle fasce intermedie, tira poi in ballo anche la revisione dei criteri di assegnazione. Quello della riformulazione dell’Isee è un vecchio pallino di leader leghista. A partire dall’esperienza degli amministratori della Lega nelle città, i salviniani ritengono che il criterio basato sul reddito tenda a facilitare, oltre ai “poveri” italiani anche quelli di origine straniera. Una conseguenza che in maggioranza hanno ben presente, tanto che sono allo studio meccanismi “correttivi” che porterebbero ad avvantaggiare le famiglie italiane. Anche se Fratelli d’Italia non avrebbe intenzione, proprio per accelerare l’applicazione del piano, di mettere mano alle regole per l’assegnazione delle abitazioni.