Il Regno Unito potrebbe modificare unilateralmente gli accordi firmati con l’Unione europea dopo la Brexit. La ministra degli Esteri Liz Truss ha annunciato alla Camera dei comuni l’avvio ufficiale di un’iniziativa legislativa che potrebbe portare al cambiamento del protocollo nordirlandese negli accordi con Bruxelles.

Una decisione presa da Londra a causa della forte opposizione al protocollo della comunità unionista dell’Irlanda del Nord, espressa duramente nel corso di questi mesi e palesata ancora di più in queste settimane dopo il voto nella nazione britannica. Le elezioni dello scorso 5 maggio hanno visto trionfare i nazionalisti dello Sinn féin, mentre il principale partito unionista, il Democratic unionist party (Dup) ha minacciato di non entrare nel governo condiviso senza una modifica drastica al protocollo.

Nelle scorse ore il premier Boris Johnson è anche volato in Irlanda del Nord per incontrare gli esponenti lealisti e cercare di convincerli a formare un nuovo esecutivo, ma per adesso senza risultato. Truss ha spiegato come la priorità per Londra sia di salvaguardare il Belfast Agreement del 1998, quello che ha portato alla pace nella nazione dopo i decenni del conflitto nordirlandese.

L’obiettivo, in teoria, è quello di mantenere la stabilità nella regione, di venire incontro alla comunità lealista che si sente abbandonata da Londra e divisa da quel confine nel mar d’Irlanda, che la divide dal resto del Regno Unito, deciso con la firma degli accordo successivi all’uscita di Londra dall’Ue. Truss ha addirittura parlato di «rapporti minati tra l’est e l’ovest» del Regno Unito.

Anche perché, proprio per questa opposizione della comunità lealista, il protocollo attualmente «non è pienamente operativo dall’inizio di febbraio» per stessa ammissione di Truss. Molti controlli sono saltati, mesi fa erano comparse a Belfast scritte sui muri con minacce di morte contro gli operatori portuali, colpevoli di dover gestire i controlli nei porti dell’Irlanda del Nord.

La proposta di legge prevede percorsi separati “verdi” e “rossi” per le merci che restano nel Regno Unito e di quelle che sono destinate ad arrivare all’interno dei confini della Repubblica d’Irlanda, cioè in territorio europeo.

La ministra conservatrice ha comunque sottolineato che rimane la volontà di trovare un ulteriore accordo con l’Ue, anche se con questa iniziativa Londra di fatto sta provando a mettere ulteriore pressione su Bruxelles, in quello che ormai è un braccio di ferro che dura da anni. La proposta non si conoscerà se non tra diversi giorni, ma potrebbe accrescere le tensioni tra le parti, con possibili ripercussioni per gli scambi commerciali.

Le risposte

Le reazioni interne al Regno Unito sono state diverse. L’opposizione laburista ha criticato la proposta del governo, puntando il dito contro Johnson e accusandolo di non prendersi la responsabilità di aver firmato il trattato nel 2020. Il leader nordirlandese del Dup Jeffrey Donaldson, reduce da una sconfitta bruciante arrivata dalle urne, ha invece definito l’iniziativa «un buon punto di partenza».

Una risposta netta è arrivata dalla Commissione europea, tramite il vice presidente Maroš Šefčovič, che con un comunicato ha richiamato la Gran Bretagna al rispetto degli impegni legali presi da entrambe le parti, sottolineando l’importanza del protocollo. Nella nota, viene anche ribadita l’elasticità e la comprensione europea, dimostrata nel permettere il flusso di medicinali e determinate merci tra Regno Unito e Irlanda del Nord nonostante la mancanza di garanzie.

Lo slovacco Šefčovič ha inoltre manifestato «notevole preoccupazione» per la decisione di Londra e ha promesso di agire con tutte le misure a sua disposizione se il governo di Johnson proseguirà con il progetto di legge teso a minare alcune parti dell’accordo.

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