In fuga davvero solitaria, al primo posto, verso le 80mila copie vendute, ancora Joël Dicker, lo scrittore nato a Ginevra nel 1985. Con Il caso Alaska Sanders, da La nave di Teseo. I suoi romanzi sono tradotti in 40 lingue e hanno venduto più di dieci milioni di copie. Dopo 10 anni l’atteso seguito di La verità sul caso Harry Quebert è subito al primo posto delle classifiche non solo in Italia ma in Francia, Svizzera, Belgio e Canada.

Al secondo posto, ovviamente primo nella classifica dedicata, ecco l’evento a fumetti dell’anno in contemporanea mondiale: gli eroi Marvel entrano nel mondo di Fortnite, il celebre videogioco. Guerra zero. Fortnite x Marvel, per Panini Comics.

L’evento dell’anno

Per fermare la guerra senza fine in cui sono bloccati gli abitanti dell’Isola, serve un oggetto custodito nell’Universo Marvel. Entrano in scena Spider-Man, Wolverine e Shuri, al fianco dei combattenti di Fortnite. L’inizio di una saga appassionante scritta da Donald Mustard, Chief Creative Officer di Epic Games, e Christos “Amazing Spider-Man” Gage. Due fuoriclasse.

Se oltre ai supereroi, ci mettiamo il fenomeno dei manga, ecco che il mondo dei fumetti in generale, è la vera novità del mercato editoriale. E parliamo ormai di un 7 per cento. Non solo. Sfogliare i fumetti sui banconi delle librerie è divertente, più gratificante e persino emozionante dell’acquisto online. Perché qui vince la visione diretta. E la dimensione tattile.

I ragazzi tornano in libreria – ed era dai tempi di Harry Potter che latitavano – grazie ai manga e ai book-tok young adults. I due fenomeni sono contigui. E ridisegnano il mercato, i trend, il gusto. I nostalgici reazionari che si scandalizzano della presenza dei manga e dei fumettari nelle librerie si astengano. Per decenza e per cortesia. W i fumetti.

Saggistica

Anche perché, se guardiamo la classifica della saggistica primo è Ucraina. Critica della politica internazionale di Alessandro Orsini con Paperfirst. Sostenuto dalla continua cagnara dei talkshow, Orsini ha conquistato il centro del dibattito per le sue tesi dirompenti sulla guerra in Ucraina. Fino a poche settimane fa era sconosciuto, ma ha guadagnato popolarità esprimendo posizioni critiche nei confronti della Nato, che considera responsabile dell’escalation che ha portato all’invasione russa in Ucraina, sostenendo la necessità di riconoscere come russe il Donbass e le regioni occupate in queste settimane, riducendo le sanzioni economiche occidentali e accettando che «Putin ha già vinto».

La novità

Meglio allora guardare avanti. E la buona notizia per i libri è questa.

Si chiamerà Orville Press il nuovo marchio editoriale ideato da Matteo Codignola per Garzanti dopo molti anni di lavoro per la casa editrice Adelphi, come editor, traduttore e art director. Tra gli autori tradotti Mordecai Richler, Patrick McGrath, Patrick Dennis, William Langewiesche, John McPhee. Cose da fare a Francoforte quando sei morto è il suo più recente romanzo (Adelphi 2021).

«Orville Press è ancora un oggetto volante non identificato – spiega Matteo Codignola – proprio come la strana macchina che abbiamo voluto come logo, e che quando si staccò dal prato di Kitty Hawk non aveva neanche un nome, anche se Orville Wright gliene trovò uno preso dal suo mestiere precedente, la tipografia: Flyer. Da lì in poi andò tutto piuttosto bene, mi sembra. L’obiettivo di questi libri  sarà peraltro abbastanza simile a quello di Orville: volare sul paesaggio circostante, quanto basta per vederlo da una prospettiva inattesa».

Due i titoli in uscita ai primi del 23. Il primo, Box Hill, è il racconto molto esplicito dell’amore fra un ragazzo e un biker parecchio più grande di lui. Per raccontare questa storia Adam Mars-Jones ha deciso che l’unica chiave possibile fosse incrociare due dei suoi modelli letterari, Jean Genet e Alan Bennett. Il risultato è un incrocio forse ancora più sorprendente, se letto oggi: quello fra un memoir e il racconto di una lunga e gloriosa stagione, in cui essere gay significava prima di tutto partecipare a una rivolta consapevole e euforica contro qualsiasi convenzione e qualsiasi idea ricevuta.

Il secondo titolo previsto, La tempesta è qui, è invece un lungo reportage sull’America profonda e in gran parte ancora sconosciuta che ha condotto Donald Trump prima alla Casa Bianca e poi, il 6 gennaio del 2021, contro il Campidoglio. È un arcipelago di cui fin qui conoscevamo solo gli isolotti più appariscenti – i Proud Boys, o QAnon – ma che Luke Molgelson, forse il miglior reporter della nuova generazione, ha esplorato per anni, redigendo alla fine questo rapporto molto movimentato e altrettanto sinistro. Come il sospetto che il “qui” del titolo, benché ci piaccia pensarlo, non designi solo gli Stati Uniti.

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