Con l’inaugurazione nella serata del 5 maggio a Malmö, in Svezia, è iniziata ufficialmente la 68esima edizione dell’Eurovision song contest 2024. Il concorso si svolge all’Arena di Malmö dal 7 all’11 maggio. E come ogni anno, vista la caratura internazionale della kermesse, non mancano discussioni legate a eventi e fatti di natura politica che occupano le cronache dei giornali.

Spesso sono gli stessi artisti o i paesi partecipanti a portare sul palco questioni rilevanti che li riguarda in prima persona, con l’obiettivo di attirare l’attenzione internazionale. Altre volte alcune loro scelte diventano, inconsapevolmente o meno, la notizia stessa.

L’edizione di quest’anno ha visto già diverse polemiche, legate soprattutto al riesplodere del conflitto in Medio Oriente tra Israele e Hamas. Durante le semifinali del contest la cantante israeliano Eden Golan è stata fischiata dal pubblico durante l’esibizione. Mentre dodicimila persone hanno manifestato per le strade di Malmö in favore della Palestina e protestando contro la presenza di Israele al contest.

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha inviato un messaggio di solidarietà alla cantante affermando che per Israele ha già vinto e ha accusato i manifestanti di antisemitismo.

Il caso di Israele

Ha fatto infatti scalpore la canzone presentata da Israele, dal titolo October rain (Pioggia d’ottobre ndr), in riferimento all’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso. Anche il testo conteneva chiari riferimenti al conflitto a Gaza e al contesto israelo-palestinese, tanto che gli organizzatori dell’Eurovision avevano annunciato la possibilità di rifiutare la canzone, accusata di violare le norme sulla neutralità politica del festival. 

L’emittente pubblica Kan non era disposta a scendere compromessi, anche a costo di far perdere il posto all’esibizione della cantante russo-israeliana Eden Golan. Ma, anche su spinta del presidente israeliano Isaac Herzog, l’emittente ha acconsentito ad apportare modifiche alla canzone. «Il presidente ha sottolineato che, in questo momento in cui coloro che ci odiano cercano di emarginare e boicottare lo stato di Israele, dobbiamo far sentire la nostra voce con orgoglio e a testa alta», aveva spiegato la Kan.

L’11 marzo l’emittente ha presentato il nuovo brano, dal titolo Hurricane, con alcune modifiche. Il nuovo testo ha “alleggerito” le parti in cui erano più espliciti i riferimenti politici al massacro compiuto da Hamas il 7 ottobre scorso, tuttavia si presta ancora a una duplice interpretazione.

Prima della presentazione della canzone, diversi stati avevano firmato una petizione, inviata all’Unione europea di radiodiffusione (Uer, ente che si occupa anche della produzione dell’Eurovision), per chiedere l’esclusione di Israele dall’evento. L’operazione militare su Gaza ha provocato oltre 34mila vittime.

Nonostante ciò, a differenza di quanto deciso per l’edizione del 2022 alla quale non aveva partecipato la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina, l’Uer non ha escluso Israele dalla competizione.

La bandiera palestinese

Per questa edizione l’ente organizzatore ha vietato agli spettatori di portare bandiere, simboli, abbigliamento oppure oggetti utilizzati a scopo politico. Sono ammesse solo bandiere degli stati partecipanti, più quella arcobaleno.

Di conseguenza, le bandiere palestinesi non verranno ammesse. C’è però spazio, forse, per qualche sorpresa. Del resto è già accaduto in passato: nel 2016, ad esempio, un concorrente armeno portò sul palco una bandiera del Nagorno-Karabakh, territorio allora conteso tra Armenia e Azerbaigian, prima dell’offensiva azera del 2023 che ha portato all’esodo di migliaia di armeni. In quel caso l’Armenia fu costretta a pagare una multa per aver violato il regolamento.

Resta da capire quale sarà il comportamento delle forze di polizia di fronte alla decisione dei gruppi pro Palestina di indire manifestazioni e sit-in di protesta nei pressi dell’Arena di Malmö durante l’Eurovision. 

Alla serata di inaugurazione l’artista Eden Golan non era presente. Secondo i media svedesi la decisione è legata al fatto che la serata coincideva con lo Yom Hashoah, giornata israeliana in memoria delle vittime dell’Olocausto.

I precedenti

EPA

Tuttavia, questo non è l’unico caso politico che ha coinvolto Israele e la sua partecipazione all’Eurovision. Nel 1978, all’edizione vinta da Tel Aviv, gli stati arabi decisero di interrompere le trasmissioni nel momento della premiazione, mentre tutte le esibizioni dei suoi artisti venivano boicottate mandando in onda servizi pubblicitari.

Nel 2019 il contest era stato organizzato proprio in Israele e diverse organizzazioni pro Palestina avevano chiesto esplicitamente il boicottaggio dell’evento grazie al supporto di volti internazionali come Roger Waters dei Pink Floyd.

Russia-Ucraina

Due anni fa l’Uer ha espulso dal festival internazionale la Russia, sulla scia di decisioni analoghe prese da organismi sportivi internazionali come la Uefa e la Fifa.

Anche la Jugoslavia, che partecipava con un unico concorrente scelto tra le varie repubbliche, venne bandita dal partecipare all’Eurovision in seguito alle sanzioni delle Nazioni unite per via della guerra. Così dal 1993 hanno partecipato singolarmente al contest le varie repubbliche balcaniche tra cui Serbia, Croazia, Bosnia e Montenegro.

A vincere la 66esima edizione dell’Eurovision, nel 2022 (a partire dalla quale è stata esclusa la Russia) fu la Kalush Orchestra con la canzone Stefania. I media russi avevano contestato la vittoria, definendola una «teatrino», una «vile provocazione» e, addirittura, un «concorso politico».

«La canzone è stata composta e dedicata a mia madre, ma dopo la guerra la canzone ha acquisito molte sfumature perché molte persone la percepiscono come se l'Ucraina fosse mia madre. Ecco perché la canzone è diventata così vicina al popolo ucraino, ed è nei cuori ucraini», aveva detto uno dei cantanti.

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