I servizi di sicurezza ucraini hanno dichiarato di aver colpito per la terza volta il ponte di Crimea, in un’operazione che è durata diversi mesi. A riferirlo la Sbu ucraina, che ha diffuso dichiarazioni e video che mostrano l’esplosione. «Oggi alle 4.44, senza vittime civili, è stato attivato il primo ordigno esplosivo», ha fatto sapere l’agenzia, aggiungendo che «i pilastri di supporto sottomarini sono stati gravemente danneggiati a livello del fondale marino, con l’equivalente di 1.100 chilogrammi di esplosivo. Di conseguenza, il ponte si trova di fatto in condizioni di emergenza». 

Per il capo dell’Sbu, Vasil Maliuk, «il ponte di Crimea è un obiettivo assolutamente legittimo», in quanto costruito per collegare la Russia al territorio ucraino occupato e per fungere da «arteria logistica per il rifornimento» all’esercito russo presente nel sud dell’Ucraina. «La Crimea è Ucraina», ha affermato. 

L’attacco è stato rivendicato il giorno dopo il secondo round di colloqui a Istanbul, che però non ha portato a grandi risultati, se non a un’intesa su un nuovo scambio di prigionieri. La Russia, che ha rifiutato la tregua incondizionata per 30 giorni proposta dall’Ucraina, ha consegnato a Kiev il “memorandum”, che include due opzioni: il ritiro completo delle truppe di Kiev dalle quattro regioni ucraine occupate da Mosca, Lugansk, Donetsk, Zaporizhya e Kherson; oppure la sospensione della fornitura estera di aiuti militari, comunicazioni satellitari e di intelligence, la revoca della legge marziale e nuove elezioni presidenziali e parlamentari entro 100 giorni.

«La Russia mostra ancora di rifiutare dei negoziati in buona fede. La lista di richieste mostra che intende continuare l’aggressione nei confronti dell’Ucraina. La Russia si aspetta concessioni immediate» al suo memorandum «e non c’è rispetto dell’integrità e della sovranità dell’Ucraina», ha commentato la portavoce della Commissione europea per gli Affari esteri, Anitta Hipper.

Una garanzia di sicurezza per l’Ucraina è invece l’adesione all’Ue, ha detto la commissaria all’Allargamento Marta Kos, audita dalla commissione Esteri del Parlamento Ue. «Dobbiamo trasformarla in realtà. Dobbiamo procedere per mantenere lo slancio delle riforme in Ucraina, per aiutare i nostri Stati membri ad affrontare le loro preoccupazioni e, in ultima analisi, per rispondere alla nostra più grande sfida alla sicurezza dalla fine della Seconda guerra mondiale», ha affermato. Ci sono progressi concreti nelle riforme, ha aggiunto la commissaria: «Sono stati raggiunti 36 indicatori di riforma, con sforzi continui in materia di riforma giudiziaria, lotta alla corruzione, energia, liberalizzazione del mercato, governance aziendale e clima imprenditoriale. Queste riforme, realizzate nelle condizioni più difficili, non sono astratte: sostengono direttamente l’adesione dell’Ucraina all’Ue e la avvicinano all’Unione in tutti i sensi, dal punto di vista politico, giuridico ed economico».

Parallelamente, l’Unione sta preparando un nuovo giro di sanzioni contro la Russia, ha fatto sapere l’alta rappresentante per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza Kaja Kallas, confermando che i lavori per il 18esimo pacchetto di misure restrittive inizieranno subito dopo l’adozione formale del 17esimo pacchetto, atteso a breve.

Secondo un rapporto classificato dei servizi di intelligence europei, citato da Kallas, le sanzioni starebbero funzionando e indebolendo progressivamente la capacità della Russia di sostenere lo sforzo bellico. «Abbiamo prove, anche se non pubbliche, che confermano l’efficacia delle sanzioni. Per questo dobbiamo proseguire su questa linea con decisione», ha aggiunto.

Gli attacchi russi

La richiesta di ulteriori sanzioni è arrivata dallo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dopo «il brutale attacco» russo a Sumy – cittadina nel nord est dell’Ucraina, vicino al confine con la Russia – in cui sono morte almeno tre civili e «molte persone sono rimaste ferite».

Un attacco brutale, secondo Zelensky, perché «in città, nelle strade normali, con l’artiglieria a razzo». Un attacco, ha scritto su Telegram, «assolutamente deliberato contro i civili» che evidenzia «tutto quello che c’è da sapere sul “desiderio” della Russia di porre fine a questa guerra». Per questo, ha scritto, «senza pressioni mondiali, senza passi decisivi da parte degli Stati Uniti, dell’Europa e di tutti coloro che hanno potere nel mondo, Putin non accetterà nemmeno un cessate il fuoco».

© Riproduzione riservata