Le parole del leader cinese Xi Jinping erano le più attese nel summit online a porte chiuse convocato da António Guterres e dal presidente brasiliano Lula per discutere su come sta la transizione globale a sette mesi dalla prossima Cop30 di Belém e alla luce di tutto quello che è successo da quando Trump è presidente.

Potremmo chiamarle prove tecniche di un nuovo ordine mondiale: Xi Jinping non si è rivolto direttamente a Trump durante l’incontro, al quale hanno partecipato anche Ursula von der Leyen e un’altra decina di capi di stato e di governo, ma ha ribadito che la Cina non rallenterà la sua azione per il clima e ha rivendicato che il paese in questi anni ha costruito «il sistema energetico rinnovabile più grande e dalla crescita più rapida al mondo, così come la più completa e vasta filiera dell’energia dell’energia pulita».

Dominio politico

La Cina ha anche annunciato che presenterà un nuovo obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra al 2035 che coprirà tutta la sua economia in tempo per la Cop30. «Protezionismo e unilateralismo stanno colpendo le regole e l’ordine internazionale, ma se puntiamo su fiducia, solidarietà e cooperazione, supereremo le turbolenza e ci muoveremo verso una nuova governance climatica».

Le parole di Xi Jinping mostrano come la Cina vuole aggiungere al suo attuale dominio industriale e commerciale della transizione anche quello politico. Un tassello fondamentale di questa cooperazione a guida cinese è il rapporto privilegiato con l’Africa. Il presidente del Kenya William Ruto è appena stato a Pechino, è il primo leader africano a visitare la Cina da quando è scoppiata la guerra dei dazi.

L’obiettivo era sigillare un rapporto commerciale che solo il primo trimestre dell’anno ha raggiunto 2,24 miliardi di dollari di scambi. È un trend che riguarda tutta l’Africa, dove le esportazioni cinesi sono cresciute dell’11 per cento nella prima parte del 2025. Il Kenya è un paese chiave della transizione africana, tre quarti del fotovoltaico regionale è stato installato nel paese, oggi una famiglia kenyana su cinque è collegata alla rete elettrica da pannelli solari. Dopo la visita a Pechino, Ruto ha scritto che serve «un nuovo ordine mondiale», per rispondere alle guerre commerciali, un sistema che sostituisca quello ereditato dal Novecento, che ha «largamente beneficiato il Nord globale a spese del sud». La cooperazione sud-sud sarà una delle traiettorie che animeranno i prossimi anni (e la Cop30).

Il ruolo dell’Etiopia

Un altro paese laboratorio di questa cooperazione energetica sud-sud si trova in Africa orientale ed è l’Etiopia, che nel 2024 è diventato il primo al mondo a mettere completamente al bando da subito l’importazione di auto a benzina o diesel, in un tentativo quasi spericolato di elettrificare i trasporti privati che ha la Cina come partner privilegiato.

Dopo la messa al bando dei veicoli a benzina, l’Etiopia ha importato 100mila auto elettriche, quasi tutte cinesi, anche grazie a un sistema di incentivi fiscali e finanziari. Il produttore cinese di veicoli elettrici Byd si è alleato con un’azienda etiope, Moenco, per portare nel paese cinque nuovi modelli di auto elettriche a basso costo, e altre aziende stanno aprendo fabbriche per produrre direttamente in Etiopia.

La corsa all’elettrico procede spedita nelle grandi città come la capitale Addis Abeba, ma è molto più complicata nelle zone rurali, dove non solo mancano le colonnine di ricarica ma dove spesso manca anche l’accesso alla rete elettrica: solo la metà dei 120 milioni abitanti dell’Etiopia è collegato alla rete nazionale, secondo dati della Banca Mondiale.

È questo che fa del paese una specie di laboratorio delle ambizioni di transizione delle economie africane: se ce la faranno loro, potrebbero farcela anche altri. Nel parte sub-sahariana del continente ci sono ancora 600 milioni di persone che non hanno accesso all’elettricità.

L’obiettivo del ministero dei trasporti etiope è di costruire una rete di punti di ricarica in tutto il paese (grande quasi quattro volte l’Italia), distanziati non più di 120 chilometri l’uno dall’altro. Come hanno spiegato fonti del ministero a Climate Home News, l’unico modo per riuscirci è l’accesso alla finanza internazionale sotto forma di prestiti o grant, esattamente il tema discusso alla Cop29 di Baku. Ed è una conversazione che questi paesi avranno sempre più spesso con la Cina e sempre meno con gli Stati Uniti. Anche un’auto elettrica in Etiopia è il tassello di un nuovo ordine mondiale.

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