Come rendere le città più verdi, quei vincoli sugli immobili su cui si può intervenire

Alessandro Giuli avrebbe in mano la possibilità di segnare il suo mandato come ministro della Cultura con una mossa all’altezza dei toni e delle sofisticate citazioni con cui ama accompagnare i suoi interventi pubblici. In questi giorni infatti corre l’anniversario dei 25 anni dalla firma della Convenzione europea del Paesaggio, firmata a Firenze nel 2000, e il Mic ha organizzato diverse iniziative per l’occasione. Quel documento ha segnato una fase importante del confronto sulla tutela del paesaggio nel nostro paese, in particolare per l’approccio innovativo proposto rispetto al tema della valorizzazione del patrimonio e al confronto con le comunità, che ha portato all’approvazione del nuovo codice dei beni culturali e del paesaggio nel 2004. Ma la ragione di interesse rispetto alle iniziative organizzate dal ministero è che si legge nel titolo la parola clima. È una novità che va salutata con favore ed è importante approfondire cambiamenti già in corso che con l’intensificarsi di ondate di calore, alluvioni, periodi di siccità possono arrivare ad incidere profondamente nei confronti del patrimonio artistico e paesaggistico italiano. Ma Giuli dovrebbe soprattutto andare al cuore delle responsabilità a cui è chiamato anche il suo ministero di fronte all’urgenza di cambiare modello energetico e di adattarsi a un clima che è già cambiato. Con il coraggio di una nuova destra, per usare le sue parole, capace di entrare «nella contesa delle idee, nell’assumersi il rischio del confronto» con i funzionari del dicastero di via del Collegio romano e le soprintendenze territoriali che sembrano aver deciso di fare dell’opposizione a qualsiasi politica climatica la propria personale priorità. Dal Consiglio europeo alla Cop30, l’Ue dice addio al sogno verde Trasformare le città I centri storici delle città italiane diventano ogni estate più infuocati. I dati Istat raccontano una crescita delle temperature in tutti i centri capoluogo e con le situazioni più difficili proprio nelle aree centrali, quelle più costruite e con meno spazi verdi, dove si trovano piazze arse dal sole che mettono a rischio la vita delle persone più anziane e fragili che non trovano neanche il sollievo di un po’ di ombra. Chissà se nella sua visita a Parigi lo scorso luglio, per incontrare la sua omologa francese Rachida Dati, ha avuto la fortuna di vedere la riqualificazione realizzata dello spazio davanti all’Hotel de Ville, il seicentesco palazzo che ospita il comune di Parigi nel cuore della capitale. In quella che era una grande piazza lastricata sono stati piantati 150 alberi, creando spazi permeabili e verdi in un area di oltre 2500 metri quadri, con l’obiettivo di realizzare un vero e proprio rifugio climatico durante le giornate più calde. Da noi una trasformazione del genere è semplicemente impensabile, perché le soprintendenze sono contrarie anche a piantare un solo albero e perfino nelle piazze senza edifici di pregio, piene di auto parcheggiate su una lastra di asfalto. E il loro parere è vincolante. Nella loro idea di tutela gli alberi sono un corpo estraneo, che andrebbe a trasformare la percezione della morfologia del costruito. Persino i giardini o le piazze ottocentesche, i viali alberati che troviamo nelle principali città italiane oggi sarebbero impossibili da ripetere. Il ministro Giuli condivide queste idee? Ed è d’accordo che tutto debba rimanere immodificabile e immobile come in un quadro di De Chirico, con piazze senza persone perché ad attraversarle si metterebbe a rischio la vita? Carta Valore di Giuli, per la destra la cultura è un premio Beni immobili vincolati Ci sono norme importanti che nascono in determinati periodi storici, in risposta a specifici problemi, a cui se a un certo punto non si mette uno stop possono diventare perfino dannose. Uno degli esempi più incredibili è l’articolo 10 del codice dei beni culturali che prevede che al settantesimo anno di età i beni immobili o mobili di proprietà pubblica, di enti ecclesiastici o del terzo settore diventino automaticamente vincolati e qualsiasi intervento debba essere sottoposto a parere della soprintendenza. Quando ci si domanda perché con il Pnrr sono stati realizzati così pochi interventi di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio pubblico la risposta sta qui. Perché per scuole, ospedali, alloggi di edilizia sociale precedenti al 1955, i tempi di risposta delle soprintendenze e le richieste fatte rendono qualsiasi intervento impossibile da realizzare in tempi ragionevoli. La totale discrezionalità con cui valutano gli interventi, può inoltre portare a impedire la realizzazione di cappotti termici, la sostituzione di impianti, l’installazione di pannelli solari fotovoltaici anche se invisibili da strade e punti panoramici. Se non piace alla soprintendenza tutto si blocca. E per sindaci e Asl diventa impossibile ridurre le bollette, per una coppia di pensionati che vive in un alloggio di edilizia popolare vedere ridotta la spesa energetica che tanto è cresciuta in questi ultimi anni. Confindustria Energia: «Serve una legge quadro che preveda neutralità tecnologica e sociale» In nessun paese al mondo esiste qualcosa di analogo e nessun altro potere dello stato può muoversi con una libertà di giudizio analoga. Perfino i vituperati magistrati, devono muoversi tra leggi e codici, fattispecie di reato e giurisprudenza. Sono migliaia gli edifici che da quando il governo Meloni è in carica sono entrati automaticamente nella stessa categoria a cui appartengono capolavori progettati da Michelangelo, Brunelleschi, Leon Battista Alberti. Possibile che valga davvero la pena tutelare tutto, anche orribili scuole e palazzi costruiti di fretta, in periferie al contempo vituperate e vincolate? Uno dei paradossi è che nel 2050, quando l’Europa e l’Italia si sono impegnati a decarbonizzare tutti gli edifici, saranno praticamente tutti sottoposti a questa surreale procedura. Ma il ministro conosce e condivide questa situazione o intende cambiarla? Non siamo sicurissimi dell’interpretazione autentica del suo pensiero, ma a queste situazioni sembra fare riferimento quando parla di «fortezze sinora amministrate con ineffabile intelligenza pratica dal goscismo millesimato costituitosi nei decenni come una casta di mandarini che ha finito per disciogliere i contenuti nella forma (o meglio nel formalismo)».