Il premier Conte è arrivato in ritardo, e Greta Thunberg non ha partecipato alla conferenza stampa dopo l’incontro. Ma a fare arrabbiare le ambientaliste non è tanto la mancanza di puntualità, quanto la legge di bilancio. Il premier ha deciso di presentarla ai giornalisti insieme al ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, poco prima delle 18, rimandando l’incontro con gli ambientalisti. E lì non ha fatto parola di proposte ambientali. Solo Gualtieri ha fatto vaghi accenni. Anzi, sul tema ha menzionato nello specifico solo la tassa sulla plastica: verrà rimandata.

Lo streaming tra Conte e le attiviste, Thunberg, Adélaïde Charlier, Martina Comparelli, Luisa Neubauer, e Laura Vallaro era fissato per le 18, poi per le 18:30. Alla fine è iniziato dopo le 18:40. Comparelli, di Fridays For Future Italia, non se l’è presa: «Da un certo punto di vista è normale che abbia tante cose da fare, ma leggendo quello che ha detto non c'è niente sul clima» e «questo sì che mi fa arrabbiare».

Solo belle parole

Finora, da parte italiana «il nostro presidente del Consiglio Conte, nonostante le belle parole che dice dal primo giorno del suo governo, non ha fatto nulla per soddisfare le richieste di milioni di persone che negli ultimi anni hanno protestato chiedendo azioni rapide ed efficaci per fronteggiare l'emergenza climatica».

Il primo grande tema trattato nell’incontro riservato è stato il Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima (Pniec in italiano) che attualmente mira a ridurre le nostre emissioni nazionali solo del 40% entro il 2030 rispetto al 1990: «è del tutto insufficiente per raggiungere gli obiettivi dell'accordo di Parigi», e «meno ambizioso dell'obiettivo recentemente votato dal Parlamento europeo del 60 per cento». Il consiglio dei capi di Governo dell’Unione, così come la commissione presieduta da Ursula von Der Leyen, si sta assestando sul 55 per cento. 

L’obiettivo però hanno detto le attiviste, a partire da Thunberg, non tiene conto dei problemi legati alla delocalizzazione delle produzioni (e quindi delle emissioni). Le rappresentanti di Fridays For Future Italia sono tornate a proporre il loro piano green verso un "Ritorno Al Futuro", scritto da attivisti e scienziati di tutta Italia, e presentato sia agli Stati generali dell’economia di giugno che alla Camera poco più di due settimane fa: «chiediamo un piano vincolante per raggiungere 0 emissioni nel 2030, non oltre».

Oltre chiedere di smettere di appoggiare i campioni italiani del fossile, Eni e Snam, hanno detto ancora a Conte di mettere in campo politiche radicali: «Bisogna dare priorità ai cittadini invece che ad alcuni lobbisti dei combustibili fossili. Ecco come dovrebbe essere la politica».

L’ambiente dovrà aspettare

I media nazionali dal canto loro devono informare i cittadini sul mutamento climatico: «La Rai dovrebbe fare un servizio sul mutamento climatico al giorno» dice Comparelli. «Le persone non percepiscono lo stato di emergenza in cui ci troviamo e non lo faranno finché i mass media non inizieranno a parlarne in modo coerente, scientifico e non sensazionalistico». 

Per loro «se viene resa comprensibile l'emergenza e si pianificano politiche efficaci e realistiche, l’elettorato che comprende la necessità di misure radicali ti sosterrà e collaborerà, come ha fatto con la crisi del covid-19». Senza dimenticare «i vantaggi politici ed economici che la transizione produrrà». 

Nonostante il Next Generation Eu preveda che il 37 per cento degli investimenti siano indirizzati alla lotta al mutamento climatico in linea con Green New Deal, il premier Giuseppe Conte non ha fatto parola su quali sono le intenzioni del governo. Come Greta l’ambiente dovrà aspettare.

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